Lo spirito delle Officine di comunità PRIMAI: “Il metodo della prossimità”

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Contributo a cura di Armando Caringi*- Un territorio si racconta attraverso la sua caratteristica geografica, la sua storia, i vissuti delle persone e della collettività, le bellezze paesaggistiche, il tessuto economico ed imprenditoriale, la sua capacità di offrire formazione, la sua risposta sanitaria ai bisogni, l’organizzazione sociale che lo connota, le interrelazioni con i  territori limitrofi e con il contesto nazionale e tanti altri aspetti compreso quello di rispondere ai propri bisogni, attraverso le organizzazioni spontanee, le associazioni, i circoli, le fondazioni e, in un senso più allargato il cosiddetto Terzo Settore.

Il nostro territorio è ricco e variegato nella sua storia associativa e ogni singola realtà racconta una parte del tutto, un frammento organico all’intero, un’unità funzionale al totale.

La lunga esperienza di militanza in prossimità dei bisogni della collettività e dei singoli hanno prodotto un fiorire variegato di attività e, parimenti, di osservazione empirica, che hanno cominciato a costituire la base scientifica per uno studio organizzato di una metodologia che, per la sua peculiarità, possiamo immaginare come il “metodo della prossimità” ai bisogni ed ai desiderata.

Queste osservazioni, unite al contributo di ogni settore della società, hanno permesso di pensare, progettare e realizzare le Officine di Comunità del progetto P.R.I.M.A.I. in una visione lungimirante, con lo sguardo al futuro anche lontano, capace di creare una consapevolezza condivisa di come immaginiamo e vogliamo che sia il nostro territorio anche tra venti anni.

Il senso è stato ed è quello di riscoprire il valore della “piazza”, il luogo della condivisione e del confronto di tutti perché questo sia il motore della visione del futuro del territorio.

In questa cornice e con l’intento del mettere in comunione e di costruire rete nasce questa riflessione.

Ogni azione del progetto è nata dall’osservazione diretta delle dinamiche in cui essa stessa si è calata. Le figure professionali presenti, durante questa prima fase, si sono limitate ad osservare raccogliendo informazioni utili rispetto all’idea semplicemente macro-progettata. Si sono poi individuati, in maniera spontanea, i possibili stakeholders con i quali si è cominciato a sperimentare una sorta di “gioco di ruolo” per dare loro il tempo necessario a sperimentarsi e a creare un’alleanza strategica con i professionisti presenti.

Un ulteriore punto di forza della metodologia PRIMAI adottata è consistita nella forte interconnessione sia con la rete territoriale, sia con altre azioni in essere. Ogni nodo di rete e ogni singola azione ha rappresentato una risorsa e al contempo è stato il destinatario del progetto stesso. Sia nella rete endogena al progetto, sia nella rete esterna, è stato importante mantenere sempre monitorata la matrice swot evolvente, in modo da essere sempre pronti ad intervenire sulle criticità attraverso l’uso consapevole dei punti di forza. In generale è frequente che una criticità all’interno di una certa situazione possa essere ricontestualizzata per trasformarla in sostegno ad un’altra fase del progetto o in un’altra azione.

*Presidente Ass. IL FARO ODV Sora

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