Prove di regia con “talenti inconsapevoli”
di Fondazione Mondo Digitale
Nella sua prima settimana a Bari Fiammetta Castagnini, formatrice della Fondazione Mondo Digitale, ha incontrato cinque classi prime dell’istituto comprensivo B. Grimaldi – L. Lombardi: 1 A, 1 C, 1 E, 1 G e 1 F.
Condividiamo brevi sequenze del suo racconto, tra difficoltà e piccoli successi, e alcuni lavori realizzati insieme agli adolescenti nel Video Lab, primo ambiente della Palestra dell’Innovazione in costruzione [vedi i post Zoom, da lontano a vicino e Il megalodonte e il futuro].
I giovani studenti hanno prodotto testi, storyboard, clip audio e interviste video per raccontare le loro storie personali legati ai seguenti temi: il quartiere, l’abbandono scolastico, le relazioni a scuola, il bullismo, le tradizioni del San Paolo e la cultura legata all’arte e alla storia della città. Nelle loro storie di videogiochi e discutibili idoli trap si sente spesso citare il Menir di Palese, i murales che circondano la scuola e le barzellette di Mudù, della celebre Telenorba.
LA VITA A SCUOLA [racconto in formato pdf]
Nel corso dei laboratori conosco meglio alcuni di loro.
S. e M. sembrano grandi amici. Del primo mi colpisce la voglia di raccontarsi, il particolare modo di parlare e la cura che ci mette nel ripassare la sua parte prima del “ciak”.
Ascolta “OpenSpace a Bari: la lingua madre è il dialetto” su Spreaker.
Ascolta “OpenSpace a Bari: N. intervista un compagno” su Spreaker.
M. è la spalla di S., gli affido il cavalletto per la telecamera, gli dico che dovrà portarlo nel cortile della scuola e posizionarlo, ed è molto contento. Nel corridoio della scuola, mentre raggiungiamo l’esterno, lo vedo impugnare il cavalletto come se fosse un fucile. Mi faccio tante domande, non so se intervenire, perché è una classe di complessa gestione e la stanchezza, a termine della settimana, mi assale.
M. si trasforma mentre giriamo la scena, diventa serio, capisco che ci tiene a recitare bene la sua parte. Alla fine gli chiedo se ha mai pensato di poter far l’attore. Mi guarda perplesso… capisco che in molti non sono consapevoli delle loro doti.
G. e I. non stanno fermi un attimo, si distraggono e deconcentrano tutta la classe, penso che devo “agganciarli” con qualcosa che li possa appassionare. Ci riesco. A loro infatti affido il compito di occuparsi della regia. G. si dedica alle registrazioni audio, I. alla telecamera. Sono bravi. Solo alla fine della lezione capisco che sto sbagliando: certo che sono bravi, hanno un ruolo di controllo! Decido di cambiare strategia, sacrificando la tranquillità raggiunta dalla classe. Li mando a posto e alla regia chiamo due ragazze. I due protestano, I. lo perdo, G., che si sente un fonico esperto, si avvicina e mi dice: “una volta che mi piace fare una cosa nella vita, me la togli?”.
Alla fine della lezione scopro che G. sa anche disegnare con Paint e mi regala il disegno che ha appena fatto.
Penso che è tutto molto difficile. Ma sono loro che ancora una volta insegnano a me.
S. e A. sono tra le poche che scelgono di parlare della loro amicizia e delle relazioni a scuola. Sono molto diverse, però entrambe cercano di essere “invisibili”. Parlano poco, lavorano in autonomia sul compito assegnato e così finisco per “dimenticarle” per stare dietro agli altri. S. ascolta un gruppo coreano che non conosco (BTS) e parla solo di quello e mi dice che non ha altri interessi… A. è energica e attiva. La motivatrice. Trasmette energia anche a me.
S. e A. sono le uniche che non raccontano del bullismo, anche se forse ne avrebbero diritto più di tutti gli altri. Sono le uniche che mi raccontano di una relazione positiva, un’amicizia fondamentale, la loro, in quella scuola. Le ringrazio e prometto a S. che una volta a Roma ascolterò il suo gruppo preferito.
Ascolta “OpenSpace a Bari: storia di un’amicizia” su Spreaker.
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