L’importanza di un presidio stabile
di Fondazione Bracco
Per capire come le famiglie di Baranzate stanno affrontando questo momento di forti restrizioni, abbiamo chiesto al dott. Riccardo Longhi, il medico del CDI – Centro Diagnostico Italiano che opera nell’ambulatorio pediatrico, parte del progetto Kiriku, di raccontarci la sua esperienza.
Come succede da quattro anni a questa parte ogni settimana, a parte il primo mercoledì di marzo, lo studio medico ha aperto le sue porte seguendo un protocollo di sicurezza che prevede che ci sia un solo bambino in sala di attesa e che tra un appuntamento e l’altro intercorrano almeno 20 minuti. Tutto il personale (il pediatra, l’infermiera, le mediatrici linguistiche) usano camice, mascherina, guanti. Anche tutti i genitori arrivano preparati, con la mascherina. A Baranzate la comunicazione è stata efficace, anche oltre le differenze linguistiche. Le famiglie più numerose sono quelle di origine marocchina ed egiziana, gli italiani rappresentano una minoranza, un dato che non è cambiato rispetto al periodo precedente.
Il dott. Longhi racconta che, dal punto di vista medico, la quarantena ha aiutato a distinguere i casi veri dalle false necessità: i genitori che fino a poco tempo fa richiedevano una visita anche per problemi piuttosto semplici non sono più venuti. A febbraio hanno avuto anche 30 visite al giorno, questo comportava di poter dedicare a ogni bambino solo 6-7 minuti. In questo periodo invece ne fanno unicamente due o tre. A Baranzate, come anche a Milano, le infezioni sono diminuite perché i bambini stanno a casa e quindi sono meno esposti a qualsiasi tipo di virus.
Grazie a questa diminuzione l’ambulatorio ha potuto seguire meglio i controlli periodici che devono fare i neonati e soprattutto programmare una serie di visite di controllo a pazienti con problematiche particolari, spesso di tipo cronico, che richiedono anamnesi e controlli clinici più approfonditi e ripetuti nel tempo.
E’ importante che l’ambulatorio si occupi non solo dei casi acuti ma che possa offrire anche una valutazione profilattica. I pazienti devono sapere che, in caso di necessità, possono avvalersi di un supporto medico, evitando approcci non corretti a cure mediche.
E’ fondamentale che ci sia un presidio: sapere che non si è abbandonati è già una risposta.
Il dott. Longhi conclude il suo racconto riflettendo sul fatto che il momento che stiamo vivendo ci sta dando una nuova prospettiva e una profondità di visione che inciderà nel nostro modo di comportarci. I bambini stanno godendo del grande dono di stare di più con i loro genitori.
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