Dante Alighieri…per un giorno!

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Grazie all’azione COACHING II del progetto GOALS, i ragazzi della V superiore della ‘Scuola libera G.K. Chesterton’ hanno vestito i panni di Dante, si sono addentrati nella selva oscura e, al pensiero di “In questo girone ci metterei…”, hanno partecipato al ‘Concorso di poesia creativa Apocrifo Dantesco Anacronistico’, uno stimolante gioco metaletterario che unisce creatività e competenze linguistiche e metriche. Partendo dal grande scrittore, ogni ragazzo  si è messo in gioco nella scrittura e si sono analizzati i possibili utilizzi nel panorama lavorativo odierno.

Rispettando la prosodia della rima dantesca e della terzina in endecasillabi, gli studenti hanno prodotto, con passione e partecipazione, l’apocrifo che qui di seguito proponiamo, unitamente alla spiegazione.

Un’ultima considerazione prima di addentrarvi nella lettura: l’attualità del ‘sommo poeta’ è confermata da iniziative come il concorso in oggetto ed è stata ufficializzata dal ‘Dantedì’; il 25 marzo – data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà – sarà infatti la giornata nazionale dedicata al poeta della Divina Commedia.

Buona lettura!

 

Elisabetta I e Stalin, XII canto, VII cerchio, I girone 

 

Gli eventi narrati si svolgono nel canto XII, VII cerchio.

Qui Dante si trova nel I girone, come affermato nei versi iniziali (“Dinnanzi a me stagliar or vidi quelle ribollenti infernal acque”).

Il poeta in questo particolare momento del canto ha l’occasione di interagire con i violenti verso il prossimo, nello specifico con due grandi tiranni: la regina d’Inghilterra Elisabetta I e il russo Stalin.

La regnante viene introdotta al lettore con l’allusione a un’antica leggenda inglese che afferma che fino a quando i corvi (“i neri rapaci” del verso 3) saranno presenti sulla torre di Londra (“li occhi mei vider quella torre”, v.5) la monarchia sarà salva.

La donna è conosciuta per aver regnato negli anni più prosperi dell’Inghilterra (golden age) ed è ricordata con il nome di “Regina Vergine”.

In realtà quest’epoca d’oro è stata un periodo di grandi persecuzioni e soppressioni nei confronti dei cristiani cattolici; tutto ciò porta il poeta ad affiancare all’epiteto storico di Elisabetta I l’aggettivo cruel in funzione ossimorica (“Vergin cruel de la casata Tudor”, v.8).

Nel verso 11 la regina inizia ad interagire con il poeta, ammettendo crimini commessi contro il Cattolicesimo, crimini compiuti anche dal padre della donna (“Tale mi padre Arrigo Ottavo” v.14), che tolsero la vita a molti.

Terminato di parlare, una nuova anima si avvicina a Dante: quella di Stalin. Dal verso 18 viene descritta la situazione esasperata della Russia comunista (“la fredda region” del verso 20) a causa dell’uomo che aveva reso schiava la propria nazione. Egli aveva portato avanti gli ideali di Lenin, personaggio che nel testo non viene mai nominato ma a cui viene fatto riferimento (“suo predecessor opra non bastò”, v. 19).

I progetti del tiranno nei confronti del suo popolo vengono elencati tramite un climax “dalla menzogna” (v.22), alla “sopraffazion” (v.24), per poi arrivare al culmine con “mortal malia” (v.25).

La Russia sotto il suo governo era diventata un paese avvolto nella bugia (“della menzogna non chiese ragion”, v.22) dove la verità e lo sguardo disincantato sulla realtà erano punibili con la prigione; la repressione, sia psicologica che fisica, era uno strumento di governo.

L’ultima terzina esprime una similitudine tipica dantesca in cui il fuoco dell’inferno viene paragonato al gelido inverno; è l’inverno del 1953 in cui Stalin morì nella sua dacia siberiana. Si noti la chiusura circolare del componimento, che si apre con le “ribollenti acque” e si chiude con il “gelido inverno”.

 

 

 

INFERNO CANTO XII

 

Dinnanzi a me stagliar or vidi

Quelle ribollenti infernal acque

Di neri rapaci uccelli nidi.

 

Qui pur il disperato grido tacque;

Li occhi mei vider quella torre               5

Ove lo spirto persecutor nacque.

 

Dell’anime cristian sangue scorre,

Vergin crudel della casata Tudòr

L’ambita corona fece deporre.

 

Grand’ella diede tra l’anime stupor       10

La cruel rea il silenzio ruppe

E dicea nel sospir sine timor:

 

<<I contra i cristian d’Albion le truppe

Tale mi padre Arrigo Ottavo

Che la vita di molti interruppe.>>             15

 

E al suo tacer me ne andavo;

Voltatomi un’alma si accostò

Avar tiran che rese l’popol schiavo:

 

Suo predecessor opra non bastò,

Stretta da paura la fredda region             20

Ove alcun’ alma libertà tastò;

 

Della menzogna non chiese ragion

Far provò del pensator l’utopia

Di anime corpi fu sopraffazion.

 

Dottrina fece mortifer malia:                25

<<Dimmi la cagion ch’io non discerno

Per cui pensier divenne tirannia.>>

 

Come fuoco abita l’inferno

Ardendo l’inter male dello mondo

Così ei perì nel gelid’ inverno.                      30

 

D’intorno al fosso giù nel profondo.

 

 

Davvero una grande emozione per i ragazzi interessati, continuate a seguirci per scoprire tutti i futuri sviluppi!!

 

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