Febbraio: tempo di bilancio tra primo quadrimestre e dispersione scolastica

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È tempo di scrutini nelle scuole di ogni ordine e grado. A fine gennaio si chiude il primo quadrimestre e i consigli di classe procederanno allo scrutinio del primo quadrimestre ed a metà febbraio vengono convocati i genitori per la consegna delle pagelle. Si tratta di un momento molto importante per studenti, docenti e genitori. Tante volte accade che se lo studente riceve un brutto voto preferisce non comunicarlo ai genitori; sia per paura della severa reazione della famiglia e di punizioni restrittive sia perché si teme di incrinare il clima familiare. Nel caso di un cattivo voto, esso può aprire una ferita affettiva profonda, determinando un insuccesso scolastico. Questo, in soggetti più fragili, può trasformarsi inizialmente in un impatto negativo con l’istituzione scolastica, continuando ad accumulare insuccessi, entrando in un circolo vizioso caratterizzato da senso di fallimento, perdita di autostima, caduta della motivazione, vero e proprio rifiuto di questa e di qualsiasi altra possibilità formativa.

In Italia l’obbligo di istruzione si conclude a 16 anni, quello di formazione a 18 anni; la formazione può essere assolta con il conseguimento di un diploma di scuola superiore, o frequentando, dopo il biennio di scuola superiore, un corso professionale per il conseguimento di una qualifica professionale oppure con un contratto di apprendistato. L’istruzione obbligatoria per almeno 10 anni riguardante la fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni è disciplinata dalla Legge 27 dicembre 2006, n.296, dove nell’art.1 comma 622 si stabilisce che “L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d’età”.  Nonostante l’attenzione che l’Europa mostra monitorando i fenomeni di dispersione ed abbandono scolastico, l’Italia risulta essere uno dei fanalini di coda in termini di contenimento del fenomeno. La maggiore propensione all’abbandono scolastico è riscontrata nelle aree più disagiate del paese: per la scuola secondaria di I grado, mediamente il Mezzogiorno ha riportato una percentuale di abbandono complessivo dello 0,84%. Tra le singole regioni spiccano la Sicilia con l’1,2%, Calabria, Campania e Lazio con lo 0,8%. Nel 2019 cinquanta milioni di euro sono stati resi disponibili per le scuole per la lotta alla povertà educativa minorile e alla dispersione scolastica. Le aree sono state individuate con un decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca, dell’Interno della Giustizia. In Campania sono stati selezionati 71 comuni che possono beneficiare del contributo, tra cui Giugliano in Campania con i suoi 27.886,00 minori residenti (2018).

Solo una segnalazione tempestiva offre la possibilità di mettere in atto procedure efficaci al fine di far rientrare il minore nel percorso scolastico. Per far chiarezza, con l’espressione ‘’abbandono scolastico’’ s’intende la definitiva uscita di uno studente da un determinato iter formativo; la ‘’dispersione scolastica’’, invece, si riferisce a quell’insieme di processi che, determinando rallentamenti, ritardi o altre interruzioni più o meno prolungate di un iter scolastico, possono portare all’abbandono. Preliminarmente si distinguono i seguenti casi:

  • Evasione: iscritto l’alunno non si è mai presentato;
  • Elusione: assenza saltuaria per più di 10 giorni/mese senza motivazione accertata:
  • Frequenza irregolare più di 5 giorni/mese;
  • Abbandono: assente da più di 10 giorni senza motivazione accerta.

L’abbandono scolastico rappresenta un fattore che concorre a determinare l’esclusione sociale, in quanto coloro che abbandonano prematuramente la scuola rischiano maggiormente la disoccupazione.

La dispersione non si identifica esclusivamente con bocciature ed abbandoni, ma questi segnali devono essere considerati come un fenomeno ben più complesso di perdita di efficacia e di continuità dell’impresa formativa diffuso non solo all’interno del presente presidio educativo, ma sull’intero territorio. La dispersione è un fenomeno complesso; le cause possono essere tanto interne, al soggetto, quanto esterne, pertanto riconducibile all’ambiente sociale: culturale, familiare o economico. Alcune delle cause possono identificarsi con: contesto socio culturale della famiglia, l’attività pedagogica degli insegnanti, disadattamento personale.

Un’evidente criticità nel percorso scolastico dello studente è rappresentata da due momenti di transizione cruciali: il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di I grado e quello dal primo al secondo ciclo di istruzione. Nel primo caso, la nascita degli istituti compresivi ha sicuramente attenuato il rischio di dispersione scolastica tra scuola primaria e secondaria di I grado. Resta, invece, altissimo – soprattutto in alcune aree territoriali di questa regione – il rischio di dispersione scolastica nel secondo caso, cioè al termine del percorso di studi della scuola secondaria di I grado.

Quali le strategie contro la dispersione? Prevenzione, intervento e compensazione.

Un modo di fare prevenzione consiste nell’individuare azioni in grado di accompagnare i giovani, sin dalla primissima scolarizzazione, con un adeguato sostegno all’apprendimento, al fine di evitare situazioni di abbandono. L’intervento deve essere precoce; bisogna attivare misure mirate in caso di assenze ingiustificate o di voti insufficienti, per esempio attraverso l’attivazione di misure di tutoraggio e di percorsi personalizzati; soprattutto va rafforzata la cooperazione con i genitori. È indispensabile un raccordo e un dialogo costante tra le istituzioni scolastiche e gli enti locali competenti, al fine di avviare e/o rafforzare le già esistenti pratiche di orientamento, nell’ottica costruttiva della continuità verticale del curricolo scolastico, per evitare che alunni che non abbiano ancora adempiuto l’obbligo scolastico possano abbandonare la scuola ed ogni altra agenzia educativa del territorio, contribuendo ad alimentare quel fenomeno dilagante della microcriminalità. La compensazione dovrebbe aiutare i giovani che hanno abbandonato gli studi ad avere la possibilità di riprenderli in una fase successiva offrendo loro metodi didattici personalizzati e più flessibili rispetto alle scuole tradizionali.

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