Le lezioni in pigiama con il “tutor digitale”

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«I ragazzi ci hanno preso gusto, ma chi al loro posto non lo avrebbe fatto? Alla fine vedono i lati positivi, che si possono vedere alla loro età»: è uno spaccato un po’ diverso quello che le educatrici della cooperativa Tantintenti descrivono sulla didattica a distanza, l’unica possibile ai tempi del Coronavirus.

Il progetto da cui scaturisce questa attività si chiama Blablalab e fa parte dell’offerta di Community School, il piano territoriale che ha ottenuto il finanziamento dell’impresa sociale Con i Bambini e ha coinvolto 47 partner tra pubblico, privato e mondo della scuola per offrire una terapia d’urto contro la povertà educativa. La missione del team di sette persone è di restare al fianco dei ragazzi, in collaborazione con i loro insegnanti, per fornire aiuto nello studio, nei compiti e negli impegni quotidiani. Ma, fino a febbraio, tutto accadeva in incontri faccia a faccia.
Dalle vacanze di Carnevale in poi, con il lockdown che la scuola ha vissuto prima degli altri, tutto è cambiato.

E se l’intero programma di Community School si è spostato su internet riorganizzando iniziative e laboratori, anche le tutor degli studenti (elementari e medie e, con gli altri progetti di Tantintenti, anche le superiori) hanno iniziato il loro lavoro via web, scoprendo che proprio dai ragazzi si poteva scoprire un punto di vista diverso, perfino positivo, sulle avversità: «Hanno tirato un sospiro di sollievo perché “nessuno ripete l’anno”, “ah ma allora nessuno può essere bocciato”, “se fanno le verifiche possiamo copiare”. Ma soprattutto, diciamocelo chiaramente, chi non ha mai sognato di andare a scuola in pigiama? Alla fine in videolezione sono sempre tutti belli, sorridenti, svegli ma in pigiama. Grazie al cielo in mezzo tanta preoccupazione ci sono loro, che ci regalano ogni giorno quel pizzico di ingenuità che in un momento come questo è qualcosa di sano».

Ma siccome l’abito non deve fare il monaco, non si smette di lavorare sul serio. «Non abbiamo mai interrotto la relazione con gli studenti – racconta la coordinatrice Roberta Melon – ma abbiamo trasformato gli interventi di metodo di studio in presenza in percorsi online di sostegno all’organizzazione dello studio a distanza». Il tutto con l’aiuto di famiglie e insegnanti in una vera e propria squadra che si è adattata in fretta all’emergenza. Nell’organizzazione era compreso anche il districarsi tra le varie soluzioni tecnologiche che le scuole hanno messo in piedi per consentire le lezioni in remoto: «I primi momenti di contatto virtuale sono spesso fatti di domande sulla piattaforma utilizzata per incontrarsi, sui microfoni aperti e chiusi, su parole che arrivano in differita e immagini sfocate, ma anche di grandi e complici sorrisi che aprono a una relazione tutta da navigare».

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