Blablalab, il summer camp dedicato all’apprendimento del corretto metodo di studio

di

Non ci sono difficoltà insormontabili, se si trova il modo di affrontarle: si può riassumere così la filosofia dei Blablalab della Cooperativa Tantintenti, un’attività che accompagna i ragazzi delle scuole elementari e medie tutto l’anno e che, nell’ambito dell’offerta del progetto Community School, quest’anno è diventata anche un camp estivo. Due sono state le settimane di luglio dedicate agli allievi degli istituti comprensivi partner del progetto, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. «Abbiamo lavorato prima con gli studenti delle elementari e poi con quelli delle medie» riassume Valentina De Rocco, una delle educatrici, insieme a Nicole Bianchetto e Lucia Fumai, che hanno guidato il camp. L’obiettivo però era lo stesso: aiutare bambini e ragazzi con difficoltà nello studio a trovare un metodo per superarle.

«I due gruppi che abbiamo formato erano estremamente eterogenei» racconta ancora Valentina De Rocco. «C’erano ragazzi con la certificazione di disturbi specifici dell’apprendimento e ragazzi le cui difficoltà non sono attestate ma che comunque limitano il loro rendimento scolastico. Con tutti abbiamo lavorato sia in gruppo sia singolarmente e se una settimana non è abbastanza per portare a veri e propri progressi, abbiamo comunque visto una reazione agli stimoli nuovi e questo è positivo». Uno degli obiettivi dei campi estivi dei Blablalab è proprio mostrare che quelle difficoltà che, in classe, sembravano insormontabili possono essere risolte. «E in questo il lavoro di gruppo è stato importante» spiega l’educatrice. «Spesso di fronte a un ostacolo gli studenti si chiudono. Trovare sostegno, come è accaduto nei camp, da qualcuno accanto a loro è un messaggio prezioso: ragazzi abituati a sentirsi isolati, in un gruppo reagiscono in modo differente».

“Reclutati” d’intesa con le scuole, ma soprattutto con le famiglie, i partecipanti ai campi estivi (che si sono svolti al Trovatempo di Candelo) hanno trascorso cinque giorni intensi, dalle 8 alle 17, a lavorare insieme. Lavorare, ma non solo: «Una delle attività che usiamo per consolidare i gruppi sono i giochi di società» spiega Valentina De Rocco. «In questo modo tutti sono portati a collaborare, portando al servizio della squadra i loro punti di forza. E insieme si esercitano logica e memoria».

Al termine di ciascuna settimana, le educatrici hanno chiesto ai partecipanti che cosa avessero apprezzato e che cosa non fosse loro piaciuto del camp: «Hanno apprezzato le novità, come il poter lavorare in un piccolo gruppo, o le attività come la robotica o l’orienteering, completamente  sconosciute o quasi per loro. Allo stesso modo hanno trovato utile il poter lavorare in uno spazio tranquillo e il poter imparare a pianificare. La difficoltà più grande è stata riuscire a tenere il ritmo, in giorni intensi in cui si stava insieme per otto ore».

     

Regioni

Ti potrebbe interessare

Un anno di Community School: il bilancio, i progetti, le prospettive

di

Soffia forte il vento nelle vele di Community School, al giro di boa del primo anno di attività. Con circa 500 laboratori...

Lo sport: un prezioso veicolo di integrazione e di sostegno verso l’autonomia

di

Emanuela fa l’allenatrice di volley. Il papà Roberto sta a bordo piscina nelle gare di nuoto. Ma può capitare di vederli con...

Il sostegno a distanza della Fondazione Olly per allievi, famiglie e insegnanti

di

«Non bisogna avere paura» dice la direttrice Raffaella Iaselli (in foto) dagli uffici della Fondazione Olly Onlus, attiva a Biella e provincia...