Costruire una comunità educante

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Anche la comunità educante deve essere educata. Per questo, nel progetto Community School, ci sono anche momenti di formazione dedicati alle persone che, per conto dei 47 partner dell’iniziativa, selezionata da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, già si stanno occupando dei laboratori e delle azioni dedicate ai destinatari del progetti, piccoli e adulti.

Annalisa Perino, educatrice e formatrice oltre che autrice di libri, ha guidato tre incontri, ospitati a Cittadellarte, in cui ha portato un po’ dei principi di Maria Montessori per rendere efficace e uniforme l’azione di chi si occuperà degli eventi e dei laboratori, avanguardia di Community School.

La Cooperativa Tantintenti, capofila del progetto, aveva già lavorato in questo senso, stimolando l’elaborazione di un metodo, messo a disposizione dei partner, che possa servire come filo conduttore per guidare le iniziative di tutti. Le lezioni con Annalisa Perino hanno completato il quadro, aiutando a trasformare la teoria in suggerimenti pratici.

Il punto di partenza è stato un diagramma che riassume il ritmo costruttivo della vita secondo Maria Montessori. Gli esseri umani non “crescono” in modo lineare ma secondo cicli in cui le loro abitudini e i loro comportamenti modificano il modo di apprendere. Ogni fase dura sei anni, con la sete di imparare a fare (camminare, vestirsi da soli, rendersi autonomi) che, dai sette anni in poi, diventa curiosità verso il mondo. A dodici anni è come se si nascesse un’altra volta, ma dal punto di vista sociale. E scatta un altro ciclo che somiglia al precedente, più rivolto verso se stessi fino ai 18 anni, indirizzato al mondo fino ai 24. Qual è il problema? «Spesso la scuola e la società non sanno assecondare questi ritmi di crescita, non dando a bambini e ragazzi quello che chiedono» ha affermato Annalisa Perino.

Ecco perché anche le attività educative di Community School devono essere pensate in modo da tenere conto chi si ha di fronte, e adattarsi di conseguenza. Agli “allievi” di enti e associazioni partner, la formatrice ha chiesto di diventare attori, immaginando buone prassi da ripetere nei confronti dei bambini, degli adulti e nella costruzione dell’ambiente in cui svolgere l’attività educativa. Non solo “istruire” per “trasmettere cultura”, dunque, ma “e-ducare”, nel senso etimologico di condurre fuori e rivelare, il potenziale di cui ciascun bambino dispone, aiutandolo ad esprimersi al meglio in tutte le espressioni della vita.

 

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