CAMERA OSCURA, UNO STRUMENTO EDUCATIVO IN UN MONDO DI IMMAGINI FORSE TROPPO VELOCI

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È un grigio pomeriggio di fine novembre, quando un omone con barba e capelli lunghi si aggira per l’aula di educazione tecnica nella scuola secondaria di Bussolengo: con un enorme telo nero ritagliato su misura sta oscurando le finestre, dice che non deve entrare nemmeno un piccolo raggio di luce.

“Che cosa stai facendo?” chiedono i ragazzi e le ragazze della cooperativa scolastica Always Together nata con Bell’Impresa!

“Aah, abbiate pazienza e vedrete!” risponde l’omone.

Dopo qualche giorno, Riccardo (questo è il nome dell’omone) torna; questa volta non da solo, ma con Irene. I due raccontano ai ragazzi e alle ragazze i fondamenti della fotografia analogica, ed in particolare della tecnica del foro stenopeico, lasciando tutti e tutte di stucco.

“Mai avremmo immaginato che un barattolo di latta con un piccolo foro sul fondo potesse catturare un’immagine, trasformandosi in una vera e propria macchina fotografica!”

Esclamano i ragazzi in coro.

Le finestre oscurate. Le luci bianche spente. Una sola luce rossa accesa. Un pezzo di carta fotosensibile da appiccicare all’interno del coperchio del barattolo di latta. E via in cortile a scattare foto, sperimentando tempi di esposizione, distanze ed inquadrature.

 

E poi di nuovo.

Le finestre oscurate. Le luci bianche spente. Una sola luce rossa accesa. Questa volta anche tre vaschette contenenti tre acidi. “Sono le fasi di sviluppo, stop e fissaggio”, spiegano Riccardo e Irene, “Questi sono i tre passaggi necessari affinché un’immagine impressa sulla carta fotosensibile possa svilupparsi e quindi apparire ai nostri occhi”.

 

“Che magia vedere le immagini comparire dopo aver immerso il pezzetto di carta fotosensibile nello sviluppo”.

 

La voce di Filippo, educatore: “La magia e la lentezza della fotografia analogica sono ciò che spero che i ragazzi e le ragazze mettano nel loro bagaglio in seguito a questo laboratorio. Io, dal canto mio, porto a casa il dolce ricordo di un professore ora non più in vita che, un decennio fa, in questa stessa scuola, aveva allestito una camera oscura, proprio come la nostra. Mi piace pensarlo felice di questo nostro laboratorio”.

Un importante pomeriggio di apprendimento informale, un imparare dall’ esperienza, un costruire attivamente una nuova conoscenza… come dimostrano le parole dell’educatore questi sono gli insegnamenti che entrano nel cuore e che rimangono nel tempo.

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco

 

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