Dalla A di ascolto alla P di Partecipazione. Riflessioni condivise di un genitore rappresentante

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Bell’Impresa in questi tre anni ha cercato di promuovere nelle sue azioni di supporto alla genitorialità momenti di confronto e approfondimento per le famiglie con l’obiettivo di accorciare le distanze tra la scuola e i genitori.

Ha cercato di proporre momenti che mettessero al centro le parole che stanno a cuore a molti genitori. Ha attraversato momenti di sfiducia e sconforto di fronte alla difficoltà dei genitori a partecipare. Ha anche vissuto la distanza attraverso lo schermo con tutti i genitori che ci hanno accompagnato.

Ma crediamo siano fondamentali momenti di confronto e di riflessione per superare le barriere che talvolta ostacolano la partecipazione delle famiglie alla vita scolastica, per dare valore all’impegno che mettono nel prendersi cura della relazione scuola-famiglia e nell’accompagnare i figli nel processo di crescita.

Con questo spirito è stata proposta la formazione dedicata ai rappresentanti dei genitori, perché fosse un momento di confronto e dialogo anche e soprattutto delle difficoltà, perché ci si possa sentire meno soli nel proprio ruolo di “ponte” con le famiglie e con la scuola e perché si possano trovare e ritrovare nuovi significati nella legislazione e nelle regole della scuola in cui necessariamente ci si deve confrontare.

Per questo vogliamo far tesoro di quanto ha condiviso una mamma, rappresentante di classe, sperando possa aiutare tutti e tutte nella riflessione sull’essere genitori oggi nella scuola e nel sentirsi meno soli e capaci di creare alleanze educative fondamentali.

 Si diventa rappresentanti spesso per caso, ma ci si scontra presto con numerosi ostacoli:

“Sono diventa rappresentante per caso, perché nessuno lo voleva fare, e mi sono ritrovata in un mondo che proprio non riconosco. Il rappresentante è il tramite tra la scuola e le famiglie. Ma come fa se le famiglie sono in assoluto silenzio e la scuola parla solo attraverso circolari utilizzando parole sconosciute o dando per scontate troppe cose? Il rappresentante può proporre azioni educative. Ma se non riesce nemmeno a leggere il titolo del problema che gli sta a cuore? Oppure si sente dire che non è quella la sede per parlarne? Non sono forse i consigli di classe o interclasse le sedi per discutere problematiche e cercare un agire comune? Il rappresentante dà un esempio sociale elevato”.

 Il rischio di sentirsi soli può far vacillare il genitore anche quando si parte con un’alta motivazione nel cercare di cambiare le cose e riempire di significato le parole chiave che ci hanno accompagnato in questi anni.

“… che esempio può dare [il rappresentante] se si sente solo? se ciò che vuol portare avanti rischia di passare per una sensibilità/esigenza personale? o addirittura di altri tempi?…

Credo molto al valore di parole come dialogo, confronto, rispetto, corresponsabilità, aiuto reciproco, crescita, perché credo ancora nello sviluppo di competenze e nell’educazione buona che fa crescere gli adulti di domani. Sì, perché i nostri figli oggi sono gli adulti di domani.

Ho imparato dai miei genitori a sostenere il ruolo degli insegnanti e a credere nella scuola. Loro non sono mai venuti meno a questo impegno. Io comincio a vacillare. A fatica mi ritrovo e mi riconosco in questa scuola che si affida tanto al digitale e ne combatte allo stesso tempo le conseguenze negative”.

 Adattarsi ad una scuola in cui le relazioni passano sempre più attraverso il digitale ha un impatto sulle relazioni che si instaurano. Come rimettere al centro la relazione e il dialogo in questo nuovo scenario?

 “Sono una mamma giovane ma molto preoccupata per quello che stiamo facendo. Abbiamo delegato il ruolo di genitori e insegnanti ad un click sul registro elettronico o su classroom, abbiamo ridotto ai minimi termini il confronto con l’altro (figlio o adulto che sia), abbiamo quasi annullato il nostro supporto alla crescita personale e culturale dei nostri figli, ma abbiamo trovato la soluzione a tutti i nostri problemi: tablet o cellulare personale. Davvero è questo quello che vogliamo per i nostri figli? Che diventino dei bravissimi informatici e che non sappiano guardare in faccia un interlocutore dal vivo?

Soffro molto l’isolamento in cui siamo caduti, il silenzio a volte tombale dei genitori (non si espongono mai, né sulla difficoltà nel reperire le informazioni, né sui valori educativi), la mancanza di buon senso o agire in buona fede per il bene di tutti o dei principi fondamentali dello stare insieme.

Quasi quasi rimpiango la pandemia perché nella tragicità c’era forse un senso, un agire comune per il bene di tutti”.

Sono riflessioni preziose che non mettono solo in luce le difficoltà che quotidianamente i genitori disposti a mettersi in gioco e al servizio della scuola affrontano. In esse raccogliamo anche l’importanza di creare spazi di dialogo e di ascolto, punto di partenza per la creazione di una comunità che sappia davvero collaborare e cooperare.

Con questo spirito sono state condivise perché possano aiutare qualche altra mamma o papà o rappresentante a non mollare, a continuare a proteggere e a lottare per i valori in cui crede.  Forse rimarrà una piccola goccia ma qualcuno ha detto che senza quella goccia l’oceano ne sentirebbe la mancanza.

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