SIMULAZIONE D’IMPRESA – UN GIOCO DI RUOLO

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Nell’istituzione scolastica è tristemente risaputo che la presenza del gioco, in qualsiasi sua forma, dal gioco libero nel cortile, a quello strutturato e complesso del gioco da tavolo, viene tacitamente eliminato, sia nel tempo che nello spazio, al crescere dell’età anagrafica degli studenti e delle studentesse.

Questo a causa dell’errata convinzione che il gioco sia una perdita di tempo che sottrae energie a cose più “serie”, come lo studio. Se, infatti, è oramai riconosciuta l’importanza del gioco nei processi di apprendimento dell’infanzia, esso viene soppiantato dal più “urgente” bisogno di fornire nozioni e contenuti prestabiliti, a scapito di altrettanto e forse più rilevanti aspetti della crescita, quali, tra le tante, le capacità relazionali, di riflessività, competenze empatiche e di gestione emotiva.

La cooperativa si inserisce nell’arido panorama ludico delle istituzioni scolastiche con la “seriosa veste” della simulazione d’impresa, del fare qualcosa di prettamente adulto in ambiente protetto. Tolta questa veste, di fatto, quello che vivono i ragazzi e le ragazze all’interno di queste esperienze è un gioco di ruolo, ovvero il mettersi nei panni di qualcuno nella consapevolezza che l’errore è concesso e le conseguenze di una scelta valgono fintanto che quel ruolo viene mantenuto.

Facciamo finta che io sono ___e tu sei ___”, il gioco che tutti hanno sperimentato, è ciò che da piccoli permette di identificarsi negli altri e assimilare competenze relazionali fondamentali.

Fare il Presidente o la Presidentessa, avere cariche istituzionali, essere il socio o la socia di un’impresa cooperativa, seppur in ambiente protetto, consente di vivere emozioni altrimenti inaccessibili perché relegate alla sfera adulta.

Guardando oltre la patina seriosa di un nome che piace alle istituzioni, perché la dimensione ludica viene inserita in modo tanto implicito da risultare ai e alle dirigenti quasi invisibile, non va dimenticato che il gioco, in questo caso come in tutti gli altri, non è serioso ma è una cosa seria e tutto ciò che viene vissuto dai ragazzi e dalle ragazze, seppur in ambiente protetto, sono emozioni ed esperienze vere quanto quelle di un adulto che vive la cooperativa in ambito lavorativo.

E’ e dovrebbe essere questo un campo di osservazione privilegiato, quello dei momenti di gioco in generale e nelle cooperativa scolastiche nello specifico, per insegnanti ed educatori, al fine di meglio cogliere le competenze relazionali ed emotive, tanto nella prima infanzia quanto in tutte le altre fasi di vita. Come valorizzare altrimenti la propensione di un ragazzo ad essere un leader positivo e carismatico? Come cogliere la propensione di uno studente o una studentessa verso attività pratico-manuali piuttosto ché teoriche, o l’abilità di alcuni nel rendersi mediatori nei conflitti?

La cooperativa scolastica, uno tra i tanti giochi di ruoli possibili, riesce a tutelare gli errori, suggerendo diverse possibilità per risolvere un medesimo problema e vede nei momenti di difficoltà degli scalini di crescita fondamentali. Se da un lato sbagliare non ha mai conseguenze drammatiche è anche vero che questa modalità di gioco ha la peculiarità di avere nei suoi aspetti positivi delle ricadute evidenti e tangibili sul contesto scolastico e sul territorio. Una bancarotta nella cooperativa scolastica non è una reale bancarotta, e un buco di bilancio non ha particolari conseguenze, la mancanza di una delibera del consiglio di amministrazione non blocca i progetti, ma la realizzazione di un albo illustrato è un vero albo illustrato, il ballo di fine anno è il vero ballo di fine anno, lo spettacolo all’interno di un festival è un vero spettacolo.

Omar Girardi

Educatore Hermete e Responsabile Area Ludica Hermete

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