Innovare nella didattica: intervista a Susanna Zago, coordinatrice del progetto Disegnare il futuro
di fondazioneedulife
Costruire comunità educanti è un processo che richiede tempo, pazienza, costruzione di alleanze. Servono momenti di ascolto, scambio e conoscenza di esperienze, anche altre e diverse, per arricchire i percorsi che si stanno costruendo.
Bell’Impresa è un progetto che si basa sui valori della condivisione, della rete, del reciproco arricchimento nella consapevolezza che servano sempre nuove voci e nuove contaminazioni per crescere. Come è accaduto con il progetto Disegnare il Futuro, attivo nel territorio veronese, al quale ci accomuna una visione di rafforzamento, vero e autentico, della comunità educante.
Qual è l’impianto del progetto, come nasce e su quali evidenze si basa l’efficacia di questo approccio?
«Ero insegnante alla scuola primaria in un quartiere con un importante disagio sociale. Per conquistare e coinvolgere quei ragazzini non potevo far leva sul recupero delle risorse cognitive e così ho provato a proporre un laboratorio manuale.»
Susanna Zago è coordinatrice generale e didattica di Disegnare il Futuro, progetto sperimentale ideato e scritto con l’ex Dirigente Chiara Ombretta Cecchinato giunto all’ultima annualità del secondo triennio di applicazione. Questo impegno rappresenta per la docente una sintesi organizzativa e metodologica della sue ricerche e sperimentazioni, in quanto porta a sistema la didattica laboratoriale e per competenze, sviluppa le relazioni educative e l’idea di classe-comunità dell’apprendimento. Hanno plasmato la sua professionalità i 39 anni come docente di lingua italiana alla primaria, di cui 20 anche come figura di sistema nel ruolo di vicaria e funzione strumentale in diverse aree, fonte di ispirazione nell’Istituto Comprensivo di appartenenza per lo sviluppo di numerose progettualità inerenti l’innovazione didattica, la sperimentazione metodologica, la pedagogia attiva. Distaccata dall’insegnamento, ha coordinato per il Provveditorato agli studi di Verona progetti di rete a prevenzione della dispersione scolastica e per l’implementazione della cultura dell’inclusione. Ha collaborato con le Università di Padova e Verona come supervisore didattico presso il corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Padova, dove ha condotto la formazione didattica di gruppi di studenti nel tirocinio diretto e indiretto, in laboratori di lingua italiana, didattica generale, letteratura per l’infanzia e dove ha fatto parte del Gruppo di Ricerca Linguistica della Facoltà. Si è inoltre specializzata in didattica della scrittura nel Corso Biennale di Alta Formazione, diretto dalla Prof.ssa Lerida Cisotto, con un project work finale e parallela ricerca – azione su ”L’animazione della scrittura”. Ha pubblicato articoli sulla didattica per competenze e percorsi didattici di lingua italiana su alcune riviste di settore. Attualmente, nella task force dei formatori dell’Ufficio Scolastico della Regione Veneto per l’attuazione delle Indicazioni Nazionali, tiene formazioni ad insegnanti del Primo Ciclo di Istruzione Obbligatoria sulla didattica per competenze.
Questo il substrato di esperienze che alimenta di passione e di efficacia il progetto. Disegnare il futuro vuole proporre un nuovo modello di scuola capace di mettere in atto strategie e modalità didattiche più attive e partecipative che superino il tradizionale metodo di insegnamento frontale e trasmissivo, ancora molto diffuso soprattutto alla scuola secondaria e sviluppa le competenze europee, ritenute dal Consiglio d’Europa competenze di base per lo sviluppo della cittadinanza attiva e richieste dalle nuove esigenze della Società.
«La finalità del progetto», spiega la Zago, «è prevenire la dispersione scolastica promuovendo il benessere e la motivazione ad apprendere degli alunni, la formazione continua dei docenti per l’innovazione metodologica, l’orientamento precoce e il coinvolgimento delle famiglie. Questo nuovo modo di fare scuola rende i ragazzi protagonisti in contesti che sappiano incuriosire, motivare e aprire a nuove conoscenze. Gli insegnanti sono i registi dei processi di apprendimento/insegnamento, della progettazione dei laboratori, della didattica laboratoriale e della valutazione, nel senso che sono i docenti di un team/consiglio di classe che pensano percorsi interdisciplinari di senso, con compiti di realtà in cui si intrecciano le discipline e che permettono agli alunni di fare esperienze concrete.»
Le azioni del progetto, fortemente voluto e sostenuto da Fondazione San Zeno di Verona, prevedono:
- Una formazione permanente rivolta ai docenti delle scuole che aderiscono al progetto volta ad affinare la metodologia della didattica attiva e laboratoriale, della progettazione per Unità di Apprendimento interdisciplinari e della valutazione delle competenze.
- Una didattica attiva e laboratoriale rivolta alla fascia 8-13 con progettazione di U.D.A. (Unità di Apprendimento) interdisciplinari che prevedano compiti di realtà e percorsi di senso, con l’approccio del fare pensato – “penso – faccio – ripenso e condivido” e con la rotazione, nel triennio, degli ambiti umanistico, antropologico, tecnico scientifico, in cui le arti sono linguaggi espressivi trasversali.
- Il coinvolgimento di atelieristi in co-presenza con i docenti nei normali orari di lezione per lo svolgimento di parti delle discipline in laboratori co- progettati ed utili allo svolgimento delle U.D.A. Gli atelieristi provengono dal mondo umanistico-antropologico, tecnico scientifico, delle arti e dei mestieri.
- I laboratori extracurriculari per gli studenti, che sono approfondimento di parti dei percorsi curricolari o ampliamento dell’offerta formativa.
Continua la coordinatrice del progetto: «La formazione docenti si sviluppa in percorsi triennali coerenti con l’applicazione del Modello Disegnare il Futuro: gli insegnanti che entrano nel progetto il primo anno svolgono pacchetti di formazione per la gestione e costruzione del gruppo classe e per la progettazione delle UDA interdisciplinari con i laboratori svolti anche con l’esperto in classe. Per i docenti al secondo e terzo anno sperimentali sono riservati invece pacchetti formativi più specifici sulla Didattica laboratoriale e per competenze e sui processi valutativi delle competenze. Punti di riferimento per la formazione degli insegnanti sono stati i Proff. Mario Castoldi, Mario Comoglio e la prof. ssa Cristina Bertazzoni, i Maestri di Strada di Napoli e la Scuola Pestalozzi di Firenze. Le formazioni aiutano gli insegnanti, soprattutto gli insegnanti delle secondarie che sono più “disciplinaristi” ad agire sempre di più la didattica laboratoriale, dove il laboratorio è un’esperienza emotiva, cognitiva e di scoperta, dove il fare non è fine a se stesso, ma è veicolo del pensiero, il laboratorio diventa così contesto di “ fare pensato”, ossia luogo dove l’esperienza agita una riflessione sui processi di scoperta, sulle sue possibili rielaborazioni e sui processi relazionali e di scambio di pensiero. Ciò diventa una forte esperienza emotiva che offre motivazione ad imparare e crea forti legami nel gruppo. Ciò che ne consegue pone al centro l’insegnante che diventa il regista della progettazione e dello sviluppo dei percorsi, in cui i vari linguaggi disciplinari e degli esperti esterni si intrecciano in un’unica realtà. L’esperienza delle discipline “agite” e dei linguaggi più specifici, di cui sono portatori gli esperti o atelieristi esterni, concorrono ad aumentare nei bambini e nelle bambine, nei ragazzi e nelle ragazze la possibilità di sperimentarsi, la capacità di far emergere le proprie attitudini e di rendersi consapevoli delle proprie capacità. Questo, nel triennio della scuola secondaria di primo grado, favorisce anche la scelta delle traiettorie dei percorsi scolastici futuri. I laboratori extracurricolari, infine, ampliano la gamma delle esperienze offerte agli studenti anche in senso orientativo, offrono alle famiglie un servizio di qualità oltre l’orario scolastico, assicurano sempre un’offerta di linguaggi alti e alternativi perché condotti sempre dagli stessi esperti che partecipano al curricolo. »
Un progetto alquanto ambizioso poiché ha l’intento di costruire Comunità Educanti (scuola, famiglie e risorse umane dell’ambiente) che dialoghino tra loro in cui la scuola è al centro e diventa polo culturale del quartiere.
Quali strumenti vengono utilizzati per progettare le UDA?
«Il progetto viene pensato ad inizio d’anno dal team/consiglio dei docenti, in un percorso condiviso. Gli insegnanti rilevano i bisogni formativi della classe e, in base a questi, prevedono i percorsi. Il gruppo dei docenti in formazione nei primi tre anni di sperimentazione di DIF ha messo a punto un format progettuale, evinto dalle formazioni fatte, ma adattato alle necessità di Disegnare il Futuro; su questo format progettano tutti i docenti che entrano in sperimentazione. I team concordano la competenza europea “focus” da sviluppare maggiormente, un unico compito di realtà e condividono i percorsi disciplinari necessari alla messa in opera di questo compito di realtà; inoltre sono sempre i docenti che decidono quali linguaggi esperti con relativi laboratori sono più idonei allo svolgimento del compito di realtà e delle discipline implicate. Ciò viene poi condiviso e mediato con gli atelieristi per i percorsi laboratoriali. Normalmente, ad inizio d’anno, si condivide anche con i ragazzi e con le famiglie il senso del percorso progettato, il compito di realtà da realizzare e le risorse cognitive da mettere in campo, ovvero gli obiettivi curricolari da raggiungere con i relativi percorsi da sviluppare. Si rendono espliciti i laboratori e gli atelieristi che verranno coinvolti, i tempi di lavoro, le tappe intermedie, con i relativi protocolli osservativi e le verifiche di competenza che saranno introdotte per valutare i livelli di sviluppo della competenza focus. In questo modo allievi e famiglie sono partecipi e comprendono il significato alle attività e dello svolgersi dei percorsi, così come della selezione degli obiettivi disciplinari. Nel primo anno sperimentale gli insegnanti avviano il processo di progettazione delle UDA durante la formazione che è operativa. In questo modo si avvalgono fin da subito del supporto di esperti. Tutte le UDA sono poi sottoposte alla supervisione dello staff di rete per assicurare l’adesione al modello Disegnare il Futuro.»
Come funziona il sistema di valutazione degli studenti e del progetto stesso?
«L’impianto di valutazione degli studenti prevede sia la valutazione formativa che quella sommativa. In Disegnare il Futuro innanzitutto si osserva come l’alunno procede all’interno del proprio percorso, utilizzando protocolli osservativi e, oltre alla valutazione già ampiamente diffusa nella scuola delle abilità e conoscenze, dei prodotti e delle prestazioni degli alunni, si valutano le competenze europee su cui si è sviluppato il compito di realtà. Ci aiutano in questo delicato compito di valutazione delle competenze strumenti, ormai abbastanza diffusi, come le rubriche di valutazione. Strumenti che descrivono il livello raggiunto di alcune evidenze della competenza su cui ci si focalizza. Per rendere più facile e più concreto il lavoro dei docenti si è scelto di focalizzare la valutazione su un’unica competenza “focus” che viene monitorata in vari momenti dell’anno. Il Progetto si è dotato di rubriche valutative delle competenze europee comuni a tutti i docenti DIF, costruite dal gruppo stesso dei docenti e supervisionate dal Prof. Mario Comoglio.»
La valutazione del progetto, della sua efficacia e del suo impatto, invece, è stata affidata all’Istituto italiano di Valutazione di Milano che ha messo a punto un impianto piuttosto analitico, che prende in esame tre dimensioni: gli esiti scolastici, il benessere degli studenti, le traiettorie per il futuro. Il monitoraggio è controfattuale, tutte le classi sperimentali hanno una parallela classe di controllo, inoltre i dati sono raccolti ex ante ed ex post, con raffronti tra gli esiti delle classi di controllo/sperimentali, sia tra i dati di ingresso e quelli in uscita:
- Gli esiti degli studenti sono monitorati attraverso i dati derivanti dalle prove INVALSI raccolti ad inizio e a fine triennio; dalla media dei voti di Italiano e Matematica; i dati derivanti dalla valutazione dello sviluppo delle competenze raccolti ad inizio e a fine triennio su modello ministeriale;
- Il benessere degli studenti è valutato attraverso al raccolta dei dati derivanti dall’osservazione psicopedagogica degli allievi, effettuata da parte dei docenti su varie dimensioni e da uno specifico questionario a cui rispondono direttamente i ragazzi;
- Le traiettorie per il futuro sono rilevate attraverso i dati sulle iscrizioni alla scuola superiore.
«I dati mostrano una stabilizzazione negli ultimi due anni delle traiettorie rispetto alla scelta della scuola superiore: dai dati negli ultimi due anni risulta che nelle classi sperimentali, rispetto alle classi di controllo, vi siano meno iscrizioni agli istituti professionali, una maggiore affluenza verso gli istituti tecnici e un lieve aumento di iscrizioni ai percorsi liceali. Noi pensiamo a una rinnovata fiducia degli studenti in se stessi e nelle proprie capacità e a una maggiore consapevolezza, da parte dei giovani, di cosa sanno fare. Il superamento del metodo frontale e il protagonismo degli studenti rilevano un aumento dei livelli di autoefficacia “io valgo – io scelgo”. Ciò diventa significativo se pensiamo che Disegnare il Futuro insiste su territori della Città e Provincia con fasce di forte disagio socio culturale. Pensiamo anche che sia cambiata l’ottica osservativa degli insegnanti che nel tempo e in setting di lavoro non frontali vedono nei propri allievi predisposizioni, capacità, attitudini. Infine crediamo che le famiglie dei ragazzi inseriti in Disegnare il Futuro abbiano un maggior rapporto di fiducia nella scuola, pertanto la maggior parte di loro ha seguito il Consiglio Orientativo»
Perché il progetto si rivolge alla fascia 8-13 e non prende in considerazione gli studenti del secondo ciclo?
«Disegnare il Futuro nasce e si sviluppa, in accordo con l’Ente che lo sostiene finanziariamente, la Fondazione San Zeno, nel Primo Ciclo dell’Istruzione obbligatoria. Abbiamo pensato a sei anni di continuità dalla terza primaria alla terza secondaria. Non in tutte le scuole siamo riusciti ad attuare la verticalità, poiché in alcune Istituti Comprensivi i Dirigenti hanno preferito intensificare e radicare Disegnare il Futuro alla scuola secondaria di primo grado, segmento scolastico molto complesso per l’età dei ragazzi e per la sua struttura. Abbiamo pensato ad un progetto di prevenzione alla dispersione, per il sostegno alla scelta consapevole. È nostra intenzione creare “ponti” con il biennio della secondaria di secondo grado, ma vi è una spaccatura tra primo e secondo Ciclo. Un primo passo sarebbe raccogliere gli esiti scolastici e degli eventuali abbandoni dei ragazzi che escono da classi DIF.»
Qual è l’iter che una scuola deve seguire per partecipare al progetto?
«L’adesione delle scuole è volontaria; il Progetto è iniziato nel 2015 con 8 Istituti Comprensivi con Capofila l’IC 02 Saval Parona con la Dirigente Irene Grossi. Le scuole sono vincolate da un Accordo di Rete della durata triennale. Non si accolgono nuovi Istituti in corso di triennio perché Disegnare il Futuro ha bisogno di minimo tre anni per radicarsi ed essere applicato in tutte le sue dimensioni, pertanto tutti gli Istituti iniziano insieme, ogni anno, dopo il primo, ci sono classi nuove che entrano e dopo tre anni classi che escono, i docenti che sono in sperimentazione fungono da esempio e da riferimento per i nuovi, che comunque si avvalgono della formazione iniziale e del supporto dello Staff di Rete. Inoltre si rileva che i docenti che hanno messo in pratica Disegnare il Futuro difficilmente ritornano ad un insegnamento completamente frontale, ma continuano a praticare la didattica laboratoriale. Ciò favorisce l’imitazione del modello in classi parallele. Nel 2018 Disegnare il Futuro ha dato la possibilità ad altri Istituti Comprensivi di fare parte della Rete. Si è costituita una seconda Rete con Capofila l’IC di Sommacampagna e con la Dirigente Emanuela Antolini come legale rappresentante. Nel corrente ed ultimo anno sperimentale le due reti si sono unite e sono guidate dalla Dirigente Antolini. Stiamo riprogettando il futuro, ma pensiamo di valorizzare le risorse professionali che in questi anni hanno partecipato al Progetto e che sono cresciute insieme in una sorta di Comunità Professionale. Pertanto non sappiamo ancora se vi sarà la possibilità di far entrare nuovi Istituti Comprensivi. Attualmente sono 62 le classi partecipanti, 12 gli Istituti Comprensivi della Rete in Verona e Provincia. Disegnare il Futuro si è però allargato, è stato assunto come modello da Fondazione Cariverona che ha promosso un bando “Cantiere Nuova Didattica” da cui è scaturita un’ulteriore rete veronese e altre 4 reti nelle province di Vicenza, Belluno, Mantova, Ancona.»
Come è possibile rendere sostenibile questo progetto senza ricorrere a finanziamenti?
«Il Modello può essere applicato solo attraverso il lavoro degli insegnanti, la loro passione per l’innovazione metodologica e per la crescita attiva dei loro studenti. Naturalmente il valore aggiunto del Modello è l’ingresso a scuola degli atelieristi esterni. Questo rende necessario il sostegno economico di un Ente esterno. Per noi la collaborazione con Fondazione San Zeno è stata molto stimolante e ha intrecciato il pubblico e il privato in un percorso sempre condiviso. Membri della Fondazione fanno infatti parte del Comitato Scientifico del Progetto, a cui partecipa anche un’ispettrice dell’Ufficio Scolastico Regionale.»
Quali sono gli obiettivi di sviluppo del progetto?
Le finalità di Disegnare il Futuro sono incidere sulla povertà educativa e nel contempo garantire opportunità di potenziamento e i suoi obiettivi generali sono:
- prevenire l’abbandono scolastico fin dal Primo Ciclo dell’Istruzione obbligatoria, promuovendo il valore formativo e orientante della Scuola, sostenendo il benessere degli alunni, motivandoli all’apprendimento e alla cittadinanza attiva, nell’ottica di disegnare un proprio progetto di vita.
- Ripensare le pratiche della Scuola, attraverso il rinnovamento metodologico della didattica attiva e orientante, l’integrazione delle discipline e “il fare pensato” per lo sviluppo delle competenze europe
«Sicuramente ci sono diversi aspetti che possono essere migliorati come il maggior sviluppo della dimensione orientativa, con uno più specifico progetto di didattica orientativa e una diffusione in verticale di Disegnare il Futuro in tutti gli Istituti in Rete. Sono dimensioni che stiamo considerando nella sua riprogettazione e messa a regime. L’intento sarebbe assicurare a tutti gli Istituti una sezione in verticale dai 6-7 anni ai 13 anni, per dare la possibilità agli studenti di sperimentare per 6 anni continuativi l’esperienza DIF.»
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