Città Irene: servizi territoriali contro l’emarginazione

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Da sinistra, Savino Compagnone, Francesca Campanella, Valeria Granata e Maria Altieri

Città Irene: servizi territoriali per famiglie e immigrati, accoglienza domiciliare per minori e assistenza ad anziani e disabili. Una cooperativa di solidarietà sociale che è partner del progetto Arteteca. I servizi erogati dalla onlus hanno una duplice valenza. Da un lato creano un forte legame con il territorio, dall’altro sostengono il diritto umano, giuridico e sociale delle persone a rischio di emarginazione. Dalla socializzazione, al sostegno, all’informazione, al diritto alla “vita” ed al riconoscimento dell’individuo come persona con una propria storia. Savino Compagnone è sociologo e vicepresidente di “Città Irene”

 

Savino che progetti ha attualmente “Città Irene” per l’infanzia?

Ad oggi siamo impegnati in una Summer School della durata di ben nove settimane. La scuola è presso il CIRA, il Centro Italiano Ricerca Aerospaziali. Il tema di quest’anno è “Diversifichiamoci”. Con noi ci sono 70 ragazzi dai 3 ai 16 anni che dalle 9 alle 18 svolgono attività ludiche, ricreative e sportive. Ad ogni modo, tutti i ragazzi sono coinvolti in una serie di iniziative finalizzate alla socializzazione e all’incontro.

 

Avete collaborazioni fisse con il Terzo Settore?

Città Irene” ha attive diverse collaborazioni. Lavoriamo su una vasta rete territoriale dal 2003. L’onlus opera a stretto contatto con l’Arcidiocesi di Capua, ne è diventata strumento operativo. Inoltre, collaboriamo con il Centro Famiglia Diocesano di S. Maria Capua Vetere, la Fondazione Misericordia Domini, la Caritas Diocesana e il Centro Immigrati Fernandes.

 

Perché avete deciso di aderire al progetto Arteteca?

Arteteca è un progetto importante che ha del grandissimo potenziale. Le due sedi museali del Pio Monte della Misericordia e del Museo dell’Antica Capua e Mitreo sono strategiche. Noi crediamo sia una valida iniziativa, soprattutto su un territorio che fa ancora poco per l’infanzia. Mi riferisco soprattutto a quei bambini che vivono particolari situazioni di fragilità sociale e familiare. La povertà economica si associa quella educativa. Le nostre operatrici poi sapranno gestire anche le situazioni più difficili.

 

Come si possono avvicinare le famiglie al progetto Arteteca, farle capire il potenziale…

Sarà fondamentale la promozione territoriale in quei luoghi dove vivono i bambini in povertà educativa. Un lavoro di collaborazione tra: Comune, quartieri, scuole e parrocchie. Tutti questi enti sono osservatori privilegiati che hanno la possibilità di arrivare alle famiglie. In particolare a quelle in difficoltà.

 

Lei pensa che l’istituzione sociale e quella culturale possano coesistere?

Sicuramente sì. Possono e devono viaggiare assieme. Il tutto può avvenire, secondo me, solo attraverso la fruizione nei luoghi di arte e cultura, sempre più allargata, a fasce di popolazione sino ad oggi ai margini della società.

 

Che progetti ha in cantiere Città Irene?

Abbiamo tantissime idee e iniziative a cui stiamo lavorando. Noi vogliamo un futuro migliore per quelle categorie che molto spesso sono messe in disparte. La nostra attenzione è al mondo della famiglia, dei minori, degli anziani e di chi è vulnerabile socialmente.

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