La Fondazione Banco Napoli a sostegno di Arteteca
di lenuvole
La Fondazione Banco Napoli per l’Assistenza all’Infanzia è partner del progetto Arteteca ludoteche museali contro la povertà educativa. Il presidente del consiglio di amministrazione del FBNAI è la dottoressa Maria Patrizia Stasi.
Dottoressa, la Fondazione è proprietaria dell’area dell’ex Nato, di Bagnoli. A che punto è la riqualificazione dell’area e che progetti sono previsti per l’infanzia.
Innanzitutto, la cosa importante, è che abbiamo una visione chiara su cosa avverrà nel parco della “Conoscenza e del Tempo Libero”. Le piazze e le strade circostanti sono già invase da bambini e associazioni. All’interno ci saranno molte attività legate all’infanzia, perché uno dei nostri pilastri è quello di sostenere i minori e famiglie in difficoltà. Nascerà, di sicuro, un centro nazionale di ricerca sulle responsabilità genitoriali. Inoltre, esistono già delle scuole anglo-italiane oltre ad attività sportive. Ad ogni modo tutto quello che si riuscirà a fare con il Terzo Settore, riguarderà prevalentemente minori e giovani.
C’è tanto in cantiere insomma.
Esatto. Il “Parco della Conoscenza” sarà fucina di start up giovanili, dove la Fondazione si occuperà del percorso: dalla formazione, alla realizzazione vera e propria. Per un anno darà ai giovani la possibilità di sperimentarsi, offrendo loro gratuitamente la location all’interno del parco. Abbiamo anche una collina dove sono attive tre organizzazioni che stanno già producendo eccellenze agroalimentari. Due associazioni, invece, si occupano dell’inserimento lavorativo e sostegno a ragazzi e adulti con problemi di autismo. Credo che in un anno, un anno e mezzo, il parco diventerà un modello di città integrata dove tutte le funzioni. Dalla formazione, alla buona imprenditoria, al sociale, all’infanzia, ai giovani, fino alla gente comune che ha voglia di sostare nel parco, potrà farlo.
Perché la Fondazione ha decido di aderire al progetto Arteteca?
Arteteca può essere un’evoluzione importantissima per la crescita dei minori, poiché la cultura apre ad orizzonti nuovi. Il fatto che esistano ludoteche museali, significa accompagnare i ragazzi anche nella lettura dei messaggi multimediali, non solo artistici. Dargli la possibilità di comprendere mondi nuovi, perché l’arte ti apre davanti degli orizzonti che un bimbo normalmente non riesce a vedere. Questa è una visione bellissima, ed è per questo che il progetto ha affascinato sin da subito la Fondazione. Arteteca ha delle enormi potenzialità e credo che fornirà strumenti importanti. A beneficiarne non solo i ragazzi che frequenteranno le classi, ma anche agli adulti che si avvicineranno a questo mondo.
In questo modo sono i giovani che avvicinano gli adulti all’arte.
Esatto. Al giorno d’oggi gli adulti hanno più costruzioni intorno, sono già irrigiditi all’interno di un sistema di convenzioni e pregiudizi. I ragazzi invece sono liberi e viaggiano all’interno dei quadri, delle sculture e dei musei. Non è approccio di “io e l’altro da me”, ma è una simbiosi all’interno di questo mondo che li permette davvero di andare oltre.
Dottoressa come è possibile, secondo lei, avvicinare i bambini e le famiglie ad Arteteca.
Con il gioco artistico e quello museale. E’ la fantasia che conduce i piccoli e i grandi sulle ali della conoscenza. Il gioco è appunto lo strumento attraverso cui la fantasia si esplica. Le ludoteche sono un intuizione formidabile. Rappresentano il luogo del gioco, e l’arte trasformata in gioco può essere di sicuro interiorizzata dai piccoli e soprattutto incuriosire gli adulti. In tal senso, si ha la possibilità di connettersi a tanti mondi. Legare il gioco della scoperta delle architetture, al gioco artistico della pittura e della musica. Secondo me, con il tempo, diventerà un filo conduttore che aiuterà molti a sperimentarsi all’interno di questi percorsi.
Secondo lei esiste un’emergenza educativa?
Solo in parte. La Regione Campania, ad esempio, con “Scuola Viva” e “Scuola di Comunità” ha aperto le scuole al mondo; al mondo della conoscenza. Il limite è degli adulti, i quali non propongono in queste sperimentazioni attività artistiche, ma solo musicali o al massimo come forme d’arte. Così i bambini non riescono ad entrare all’interno di mondi “altri”. Noi adulti, abbiamo sempre il problema di riproporre a loro solo le nostre conoscenze e le arti intese nel senso più ampio del termine. Il problema è che esiste una povertà educativa ed è soprattutto negli adulti.
In che modo operate nel Terzo Settore e a sostegno dell’infanzia
Sosteniamo tutte le attività di associazioni, enti ed istituti che lavorano in favore dei bambini meno fortunati. Attraverso laboratori di incremento delle conoscenze e delle potenzialità dei ragazzi aiutiamo chi ha abbandonato gli studi seguendo dei corsi di formazione al lavoro. Noi non abbiamo progetti propri, tranne che per qualche laboratorio realizzato attraverso delle associazioni. Puntiamo a sostenere le famiglie dei minori e giovani nei percorsi di autonomia e crescita nei contesti familiari.
Che tipi di laboratori svolgete?
Sono laboratori rivolti a ragazzi in povertà educativa economica e di fragilità sociale. Ad esempio ne abbiamo uno di lettura animata. Le laureande di Studi Sociali del Suor Orsola Benincasa, attraverso mascheramenti ed interpretazioni, hanno portato i ragazzi a riesplorare dei testi della narrativa. Un altro laboratorio, riguarda le culture della nostra Regione, ovvero quella popolare. Partendo dalla costruzione degli strumenti musicali, delle danze, al suono ma anche esplorazione dei luoghi fisici dove queste cose avvenivano. Infine, ma non per ultimo, è stata la “Primavera di Bagnoli” dove 5000mila ragazzini per 2 giorni hanno esplorato decine di laboratori. Hanno aderito 84 organizzazioni del Terzo Settore, dove ognuna svolgeva delle attività.
Quali sono i progetti futuri dell’FBNAI?
Ora stiamo elaborando con tutti i centri diurni della città e della Provincia, un progetto che abbia la capacità di integrarsi con il tessuto sociale. Grazie alla Regione che sosterrà economicamente queste realtà, cerchiamo di realizzare percorsi, finalizzati all’inserimento lavorativo di crescita e motivazione allo studio.
Secondo lei, le istituzioni sociali e quella culturali, possono convivere?
Sicuramente sì. La cultura fa parte di tutti noi. Io penso che per dare vita a qualsiasi contesto bisogna partire dalla cultura. Torno a Bagnoli e al Parco della Conoscenza: lì, la prima realtà che stiamo cercando di attivare è il teatro. Pensiamo che sia quello il fulcro di una comunità, far si che la gente acquisisca non solo la cultura della consapevolezza, ma che la crei. Il sociale è strettamente connesso a questo. Anche la povertà educativa crea ragazzi fragili e credo che possa essere combattuta anche attraverso la cultura. Tutti abbiamo bisogno di crescere all’interno dei contesti in cui viviamo, quindi la cultura fa bene a tutti, anche in fase di crescita.
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