Fattori di rischio e protezione in adolescenza. Riflettiamoci insieme
di Oasi
Facciamo rete e troviamo un linguaggio comune per affrontare fattori di rischio e fattori di protezione nella nostra comunità
Un webinar è stato l’occasione per far incontrare scuole, centri di aggregazione giovanile, famiglie e servizi pubblici e socio-sanitari del Municipio VII di Roma con lo scopo di discutere dei fattori di rischio che stanno emergendo, soprattutto in questo periodo, nella vita degli adolescenti. Ma anche per condividere quelle esperienze che costituiscono i fattori di protezione.
Far incontrare gli attori del territorio coinvolti nella vita di ragazze e ragazzi è l’opportunità per condividere non solo esperienze e punti di vista, ma il linguaggio stesso e le azioni da intraprendere in futuro per definire e affrontare il disagio giovanile. In altre parole: fare rete.
L’incontro online del 23 febbraio 2021
Spazio Incontro Scolè, uno dei CAG che anima il Polo Educativo VII del progetto #AltaFrequenza, con il webinar “Fattori di protezione e fattori di rischio in una comunità che cammina… insieme” ha creato l’occasione per riflettere su questi aspetti grazie agli interventi delle dottoresse Enza Ancona e Rossella Castaldo (UOSD Interventi precoci in età evolutiva dell’ASL Roma2) e del dottor Luca Boccassi (SERD di via dei Sestili dell’ASL Roma2) e alla partecipazione dell’assessore a Scuola, Cultura, Sport e Politiche Giovanili Elena De Santis.
Il webinar è stato realizzato con la collaborazione della Comunità Educante Diffusa del Municipio Roma VII.
Vi proponiamo, di seguito, alcuni spunti di riflessione emersi dall’incontro online:
- Le conseguenze del lockdown
- Come potenziare i fattori di protezione per gli adolescenti?
- Perché questo è un periodo paradossale?
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Fattori di rischio: le conseguenze del lockdown
Tutte le nostre certezze relative a modalità di insorgenza e tipo di evoluzione dei disturbi in adolescenza sono saltate a causa della pandemia.
I servizi socio-sanitari stanno affrontando un problema emergente, nato durante i mesi di isolamento quasi totale che ha segnato il lockdown della primavera 2020. Soprattutto nelle fasi iniziali, quando la DAD non era ancora partita.
“Danni indicibili ha prodotto il lockdown” è l’allarme delle dottoresse Ancona e Castaldo. Tutti i servizi segnalano disturbi psichiatrici conclamati nei ragazzi. Depressione, ideazione suicidaria, autolesionismo sono in forte aumento. Troppo spesso ci si trova costretti ad intervenire dopo il tentativo di suicidio.
Ogni riflessione sui fattori di rischio psicologici in adolescenza non è più attuale. Spazzata via dall’emergenze di nuove sofferenze causate dalla necessità di rispettare un distanziamento sociale. Anche le modalità di cura devono essere rinnovate per affrontare difficoltà emotive che stanno affiorando da radici nuove.
Più che mai è importante che la comunità si incontri per parlare di fattori di protezione.
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Come potenziare i fattori di protezione per gli adolescenti?
Questo è il momento di rispondere ai nuovi fattori di rischio per l’adolescenza, causati dalla pandemia, sensibilizzando la comunità al potenziamento dei suoi fattori di protezione. Come possiamo realmente supportare i ragazzi?
Questi sono i suggerimenti dell’UOSD dell’ASL Roma2:
?Potenziare tutte le forme di ascolto e di accoglimento delle istanze di sofferenza, disagio e solitudine.
?Sviluppare una capacità di negoziazione con i ragazzi che, in questi mesi, hanno estremizzato alcuni comportamenti osservabili già in precedenza, dall’oppositività alla voglia di non far nulla. In questa fase, quindi, è molto importante il lavoro di insegnanti e centri di aggregazione.
?Tenere i confini. La perdita di tutti i confini relazionali, come quelli spaziali e temporali della scuola (svegliarsi presto e stare in aula fino ad un certo orario), è uno dei maggiori fattori di rischio generati dal Covid negli adolescenti. Tenere i confini è un’attività di contenimento che si esprime anche quando si discute con i genitori sugli orari per rientrare a casa la sera.
Il paradosso del bisogno di contatto
Ognuno di noi sa cosa potrebbe essere utile per aiutare gli altri, ma sa anche che ora non può farlo.
Luca Boccassi ha spiegato un paradosso che vincola chi in questo periodo lavora in ambito educativo o nei servizi socio-sanitari.
Al malessere e al disagio, alla solitudine a alla paura c’è una cura: il contatto. Ma è proprio il contatto il pericolo che stiamo affrontando a causa del Covid-19.
Epidemia che è solo l’acceleratore di un processo già in corso: una reclusione tecnologica che ha facilitato l’isolamento delle persone. Nuove tecnologie che, secondo Boccassi, non sono la panacea di questa epoca storica.
La cura non può essere qualcosa che isola ulteriormente chi soffre. Non deve passare il messaggio che i contenuti siano più importanti della relazione.
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