Didattica digitale integrata. Ecco cosa ne pensiamo
di Oasi
La scuola è anche spazio di relazione. Con la didattica digitale integrata nelle scuole medie e superiori la sfida è preservare il legame con le periferie
La didattica a distanza è tornata. Anche se nei precedenti dpcm si parlava di didattica digitale integrata. Dal 5 novembre coprirà il 100% delle attività. Per ora, questa misura è stata decisa per le scuole secondarie di primo e secondo grado (tranne al primo anno di scuole medie). Ma l’incremento dei contagi ci pone davanti un futuro incerto.
Difficile trovare un equilibrio tra la sicurezza contro il Covid e le esigenze relazionali degli adolescenti. Gli studenti delle scuole superiori non vanno a scuola solo per imparare, ma per crescere anche come persone e cittadini.
Abbiamo raccolto le preoccupazioni di chi sta affrontando la dispersione scolastica e la povertà educativa a Roma, con il progetto #AltaFrequenza, in una riflessione per il blog di Con i Bambini sull’Huffington Post.
Leggi su Huffington Post » Mai dimenticare che la scuola è anche spazio di relazione
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Di seguito riportiamo integralmente gli spunti di riflessione che ci arrivano dalle organizzazioni partner del progetto e dai Centri di aggregazione giovanile che animano i Poli educativi territoriali.
In alcuni istituti la didattica digitale a distanza è già prevista
In alcuni istituti partner del progetto, per loro scelta, già dall’inizio dell’anno sono esclusivamente le classi del primo anno a frequentare in presenza.
Inoltre, parlando con ragazze/i che frequentano Scholè e alcuni loro genitori, emerge che, di fatto, soprattutto se parliamo di istituti superiori, in diverse scuole sono le misure di sicurezza già vigenti a costringere molte classi alla didattica a distanza.
Per cui, decreto o meno, la didattica digitale integrata è già adottata quando serve. Io credo che questa instabilità crei caos e confusione, oltre ad uno stato di agitazione continuo.
Roberta Zaru – Meta Cooperativa Sociale
La scuola non è solo istruzione
Il ritorno alla DAD (didattica a distanza) negli Istituti Superiori, se da una parte rappresenta una scelta nell’ordine della tutela della salute collettiva, dall’altra ci interroga sulle necessità dei ragazzi e delle ragazze,
e in particolare di quanti vivono in una pregressa condizione di disagio sociale, di vivere lo spazio della scuola non esclusivamente come uno spazio di istruzione, nei confronti della quale spesso si trovano disorientati per le difficoltà vissute nell’arco del proprio percorso scolastico, ma soprattutto come uno spazio di relazione. Con gli insegnanti e con i compagni.
Questa complicata situazione, specialmente se la immaginiamo perdurare per buona parte di questo nuovo anno scolastico, rischia di deprivare gli adolescenti di un luogo reale di evasione dallo spazio domestico che, in diverse occasioni, purtroppo è uno spazio disfunzionale.
Un posto in cui non possono trovare le condizioni per studiare serenamente e dedicarsi all’apprendimento. Sia per mancanza di strumentazione, che di spazi reali e suddivisi per ciascun membro della famiglia. Né avere l’occasione di esperire quel confronto, scambio e contesto di crescita personale che è il portato sociale della scuola, fatto di relazioni e tessuto umano. Facendo esperienza del quale ci si possa orientare anche per la costruzione del proprio futuro percorso di vita.
Noi, come centro di aggregazione, continueremo a tessere la nostra presenza non tanto in relazione alla dimensione dell’apprendimento, alla quale di sicuro attribuiamo un valore ma per permettere la quale è necessario predisporre un terreno fertile all’accoglimento, quanto alla dimensione dello stare insieme, dell’esserci in qualunque condizione.
Anche a distanza, se si renderà nuovamente necessario. Sempre senza ragionare in modo precipuo sui contenuti che vogliamo passare, come se i nostri ragazzi e le nostre ragazze fossero dei contenitori da riempire con informazioni e saperi. Ma sforzandoci di ragionare piuttosto sulla vicinanza, sull’essere lì per loro supportandoli e accompagnandoli, come dei semi che sappiamo possono germogliare solo dedicandogli di giorno in giorno la giusta cura.
Sara Panucci – Pontedincontro
La scuola era il luogo più sicuro
Se, prima, entrare nelle scuole era difficile, oggi sembra impossibile. Ed effettivamente lo è.
La scuola, l’istruzione e l’educazione pare siano state messe in secondo piano. Ma questa non è di certo una novità. La didattica digitale integrata per le scuole superiori è forse un tentativo di far stare a casa ragazze e ragazzi? Crediamo che sarà un tentativo fallimentare. Forse deleterio.
Perché privarli di un luogo sicuro e protetto? I ragazzi e le ragazze sono spaesat*, molti e molte sono privi di strumenti per comprendere la situazione. La nostra idea è che non possiamo lasciarli sol*.
I percorsi di didattica alternativa dovranno trasformarsi e adattarsi al periodo storico che stiamo vivendo. Nel caso di Batti il Tuo Tempo, abbiamo pensato di attivarli in un contesto privo di risorse, di opportunità formative e aggregative: un residence per situazioni di emergenza abitativa in cui abbiamo attivato, da Gennaio 2020, il servizio di Dopo Scuola.
Ambra Ducatelli – Cooperativa sociale Le Rose Blu
La didattica digitale integrata oggi è solo una “lezione online”
La didattica digitale è assolutamente inadeguata, vista la modalità di insegnamento che non si è adattata al veicolo: non si fa DAD semplicemente trasferendo le lezioni frontali su Zoom. Di conseguenza, quello che stiamo provando a fare è semplicemente un doloroso ripiego, visti i tempi che viviamo, che rischia di togliere efficacia all’insegnamento. Soprattutto se parliamo di licei.
Mancano strumenti, metodologie alternative e interattive. Quindi il risultato rischia solo di essere una “lezione online” per la quale è davvero molto difficile conservare interesse.
Teniamo anche conto del fatto che gli e le adolescenti che frequentano le scuole superiori hanno una mobilità decisamente maggiore dei bambini. Dunque, tenerli lontani da scuola rischia di comportare un incremento dei loro (legittimi) tentativi di aggregazione in contesti né familiari né scolastici. Non controllati e molto più a rischio che nelle classi.
Non ritengo che abbia un senso. La scuola attualmente rimane uno dei posti più controllati (a volte follemente controllati) in cui tenere bambini e ragazzi.
Andrea Cira – Arci Solidarietà Onlus
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