Imparare a pensarsi liberi: nasce una nuova piattaforma linguistica per i ragazzi del mondo

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La sperimentazione della piattaforma per imparare la lingua italiana, indirizzata ai minori stranieri non accompagnati e rivolta agli insegnanti L2, sviluppatasi all’interno del progetto Act, ha dato risultati interessanti, che andiamo ad analizzare insieme ai protagonisti.

di Marco Marano*

 

Bologna, 20 ottobre 2023 – Era la fine degli anni sessanta, del ventesimo secolo, quando il pedagogo brasiliano Paulo Freire presentava la sua opera “Pedagogia degli oppressi”, e dato che a quel tempo nel suo paese c’era la dittatura, ultimò il lavoro in esilio nel vicino Cile. Questo non è un particolare da poco, dato che egli metteva sotto la lente d’ingrandimento i processi che definiva di “disumanizzazione e prescrizione”, in cui emergevano i caratteri dell’oppressione: violazione dei diritti, ingiustizia sociale, fame e negazione di accesso alla conoscenza…

“Non ci sarebbero oppressi, – scriveva Freire – se non ci fosse un rapporto di violenza che li rende violentati in una situazione oggettiva di oppressione. Sono gli oppressori, gli sfruttatori, coloro che non si riconoscono negli altri, a dare inizio alla violenza…”  Le due specifiche categorie che individuava Freire, gli sfruttatori e coloro che non si riconoscono nell’altro, non sono necessariamente complementari, ma denotano i due aspetti in cui un essere umano può essere soggetto all’oppressione

 

Percorrendo via Gorki…

Ci inoltriamo nel quartiere di Corticella a Bologna, uno dei più densi di popolazione immigrata. In via Gorki c’è uno spazio denominato MET, che la Compagnia teatrale Cantieri Meticci ha adottato per le sue attività. La mattina però si trasforma in “Centro diurno” dove i minori stranieri non accompagnati possono essere seguiti per l’apprendimento della lingua italiana. Ci viene incontro Camilla Ranauro, l’insegnante di Italiano L2, che ci accompagna in questo magico luogo di teatranti: “Sono tutti adolescenti tra i 16 e i 21 anni, arrivati sul territorio italiano partendo da condizioni di svantaggio nei paesi di origine. Una volta arrivati sul territorio italiano, entrano all’interno di un sistema di accoglienza che li accompagna in un percorso di integrazione non facile.”

E’ stata proprio Camilla, una delle insegnanti L2, ad avviare la sperimentazione in aula con i minori stranieri non accompagnati accolti nel comprensorio bolognese, attività prevista all’interno del progetto Act.  Si è trattato di una sperimentazione relativa alla piattaforma Didalabs per l’insegnamento dell’Italiano L2, indirizzata agli insegnanti e attivata nelle aule di Bologna e Ravenna, dove ragazzi e ragazze sono in accoglienza. I suoi allievi, Camilla, li conosce uno per uno, e di ognuno sa intercettare gli aspetti caratterizzanti. Sotto la sua guida ve ne sono sessanta, di cui una ragazza, ma altre due stanno per entrare nella sua aula di via Gorki: “Essendo adolescenti – ci dice Camilla – sono in una fase di ricerca della propria autonomia, ma anche di ricerca di nessi identitari, perché hanno perduto i riferimenti culturali dei loro paesi di provenienza. Essendo accolti in un paese straniero inoltre, è più difficile per loro autodeterminarsi.”

 

 

 

Imparare con il cellulare

Per addentrarci nei meandri della sperimentazione, realizzata nell’estate 2023, incontriamo anche Rita Deiola, Case Manager della Cooperativa Cidas, ricordiamo, capofila del progetto Act: “Abbiamo creato un design della piattaforma che fosse youth friendly, – racconta Rita – adeguata a ragazzi e ragazze che hanno diverse provenienze e competenze, non solo linguistiche. Nell’elaborazione delle attività, le insegnanti L2, afferenti a Cidas di Bologna e Ravenna, sono state fondamentali, poiché hanno progettato gli esercizi in analogico poi trasformati da Erickson in versione digitale.”

La piattaforma Didalabas, che segue il modello BES (Bisogni Educativi Specifici), nacque a suo tempo per essere indirizzata alla fascia d’età sotto i dieci anni. Erickson, l’azienda multimediale olandese, partner del progetto Act, è stata chiamata proprio al fine di adattare agli adolescenti del mondo, che arrivano in Italia, questo nuovo strumento per l’apprendimento linguistico. In tal senso Bologna, in particolare, si è sempre caratterizzata per la ricerca di innovazioni, e anche in questo caso si allineano le dinamiche del progetto Act: Questa piattaforma – continua Rita – è pensata per l’utilizzo sul cellulare in modo tale che tutti i ragazzi e le ragazze possano usufruirne senza aver bisogno per forza di un pc. Ognuno di loro quando fa l’accesso oltre ad iscriversi con il proprio nome può scegliere un’icona che lo rappresenti, ad oggi tutti hanno scelto il pallone…”

Se la sperimentazione aveva l’obiettivo di verificare sia la funzionalità che la risposta da parte dei giovani in aula, possiamo dire che l’uso del cellulare è stato il punto di sintesi delle due dinamiche: “La piattaforma – osserva Camilla – ha riscosso un grande successo tra i ragazzi. L’idea di poter studiare attraverso gli smartphone è stata vincente. Essi erano molto presi, anche perché lo hanno interpretato come un gioco. C’è da dire che l’uso dei cellulari in aula viene assolutamente censurato, poiché è un elemento di alienazione. Questa volta invece erano tutti coinvolti e per me è stato incredibile vederli in questa versione… Se da un lato il cellulare in aula è sempre stato una distrazione, con questo metodo di apprendimento abbiamo ribaltato il suo significato quotidiano: dalla distrazione all’apprendimento.”

La dimensione del gioco è diventata l’ambientazione all’interno del quale forse può essere possibile liberarsi dal senso di oppressione. Scriveva Freire: “L’azione liberatrice invece, riconoscendo in questa dipendenza degli oppressori il punto vulnerabile della situazione, deve tentare, attraverso la riflessione e l’azione di trasformarla in indipendenza”.  Ecco che i temi dell’indipendenza e dell’autonomia diventano un tutt’uno. 

 

Tra autostima e autosvalutazione, per pensarsi liberi

Ma l’aspetto forse più intimamente legato al livello biopsichico dell’adolescente oppresso lo possiamo rintracciare nel rapporto di dipendenza tra autostima e autosvalutazione. In questa direzione, la possibilità di esplorare la propria dimensione linguistica, potrebbe essere un ottimo “esorcismo”. Tra le schede implementate nella piattaforma ce né una rivelatrice, quella del “Language portrait silhouette“, dove appunto viene messo a nudo il repertorio linguistico, riportiamo un passo della scheda esplicativa: “Il concetto di repertorio linguistico si riferisce al fatto che tutti gli individui sono potenzialmente o di fatto plurilingue, vale a dire sono capaci di comunicare in più di una lingua. Nel caso dei msna la scheda vuole stimolare la consapevolezza del capitale linguistico che si possiede, aiutando, di riflesso ad incrementare l’autostima dei minori, soprattutto in situazioni in cui sembrano essere identificati più per le lingue che non conoscono che per quelle che conoscono.” 

“L’auto-svalutazione è un’altra caratteristica degli oppressi. Risulta dal fatto che introiettano la visione che l’oppressione ha di loro. A forza di sentirsi dire che sono incapaci, che non sanno nulla, che non possono sapere, che sono malati cronici, indolenti, e che non producono per via di tutto questo, finiscono per convincersi della loro incapacità” (Freire).

Nella scheda Language Portrait Silhouette (LPS). Il mio ritratto linguistico, – sottolinea Rita – per esempio, i ragazzi e le ragazze, guidati dall’insegnante, hanno l’opportunità di esplorare la propria identità linguistica. L’insegnante incoraggia i ragazzi a identificare le lingue che parlano colorando con diversi colori la silhouette; in questo modo la lingua madre sarà probabilmente quella più colorata e via via le altre…”

“Uno spazio come il Centro diurno e la sua scuola di italiano possono fare qualcosa per dare ai minori stranieri la possibilità di pensarsi come liberi. Per questo il lavoro che facciamo assume una particolare importanza.”

Esercizi e schede attività, come abbiamo visto, sono dunque gli strumenti usati all’interno della piattaforma, questi giocati con l’uso dello smartphon permettono all’insegnante di verificare la realizzazione e le tempistiche per lo svolgimento degli esercizi. Se poi un esercizio non si riesce a fare, si segue comunque la logica dell’inclusività: dopo tre tentativi si può andare avanti, questo, ci spiega Rita, per evitare di ingenerare nei minori una frustrazione legata all’apprendimento: Alcune delle schede attività sono state realizzate grazie alla rivista Educazione Interculturale. Le schede, al contrario degli esercizi, sono pensate in un’ottica più di laboratorio, vanno stampate in modo tale che i ragazzi e le ragazze possano lavorare sul cartaceo.”

Dalla rivista, curata dalla Professoressa Stefania Lorenzini, la responsabile per Unibo dei focus group organizzati al fine di dare parola ai minori stranieri non accompagnati, proviene “La mappa della comunicazione”, che visualizza i flussi comunicativi nella famiglia, tra genitori e figli, ampliandosi anche con i nonni e altri parenti. Grazie alla mappa si riesce a visualizzare con evidenza quanto e con chi le due, o più lingue, che il minore conosce, o sta apprendendo, sono usate nella vita quotidiana.

“Attraverso l’elaborazione di una Mappa della comunicazione – conclude Rita – si riescono a visualizzare i flussi comunicativi delle relazioni alle quali il ragazzo o la ragazza sono connessi. Completando la mappa si visualizza con chi parlo una lingua piuttosto che un’altra, quale uso con i miei amici, quale uso a scuola, quale uso maggiormente nel quotidiano, etc… Anche in questo caso l’obiettivo è valorizzare il grande patrimonio del ragazzo o della ragazza.”

 

Le indicazioni emerse dalla sperimentazione

Se la sperimentazione della piattaforma può essere considerata assolutamente riuscita, i minori hanno trovato una certa difficoltà nell’usabilità del sistema, nello specifico riguardo al login: “Questo è potuto succedere – segnala Camilla – perché alcuni di loro non hanno grande familiarità con la scrittura, per cui digitare delle lettere per accedere tramite login in alcuni casi è stato un problema. Ma devo dire che i ragazzi non si sono scoraggiati, perché si sono aiutati a vicenda… Naturalmente tutte queste informazioni intercettate grazie alla sperimentazione le abbiamo trasferite ai referenti di Erickson, dato che abbiamo usato i due mesi estivi allo scopo proprio di individuare possibili criticità.”

“L’educazione autentica, insistiamo, non si fa da A verso B o da A su B, ma da A con B, attraverso la mediazione del mondo che impressiona e sfida gli uni e gli altri, dando origine a visioni e punti di vista su di sé.” (Freire)

 

*Servizio Protezioni Internazionali, Asp Città di Bologna

 

FONTI E LINK DI RIFERMENTO

“Pedagogia degli oppressi”

https://we.riseup.net/assets/106186/La.Pedagogia.degli.Oppressi..3.1.scrn.pdf 

Corticella

https://percorsiconibambini.it/act/2023/03/28/dal-borgo-alla-citta-oltre-il-proprio-quotidiano/

progetto Act

https://percorsiconibambini.it/act/2023/03/21/bologna-quando-minori-e-famiglie-guadagnano-spazi-sociali/

focus group

https://percorsiconibambini.it/act/2023/10/10/partecipazione-e-ascolto-per-i-ragazzi-del-mondo/

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