La famiglia sfuggita dentro un nuovo focolare domestico

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Il progetto Act ci porta a Bologna a scoprire il sistema di accoglienza dell’Antoniano, dedicato alle famiglie migranti che hanno perduto il senso di appartenenza.

di Marco Marano*

Bologna, 28 marzo 2023 – Le strade della città, la sera, quando si ha fame, e non ci sono abbastanza soldi per mettere su una cena per i propri figli, diventano sempre più fredde e buie… Un buio che, per molte famiglie migranti, rappresenta un incubo costante. La fiducia, la speranza in una vita meno complicata, neanche migliore, ma dignitosa, si affievoliscono, poiché la lotta per la sopravvivenza, in quelle strade, è dura. Dura come la vita, che sembra essere sfuggita, quando non si hanno sicurezze, quando si vive nella precarietà, e magari quel fardello portato sulle spalle è appesantito dai problemi di salute

La mensa come focolare domestico

Ma fuori le mura, alle spalle di quel pezzo dei viali, tra Porta Santo Stefano e Porta Maggiore, vi è l’Antoniano, o per meglio dire vi è la mensa dell’Antoniano, dove le sere sono meno buie, per molte di quelle famiglie: “Garantire un pasto caldo – leggiamo dal sito dedicato – a chi vive in povertà significa anche alimentare la fiducia e la speranza con uno spazio di condivisione e di vita comune: le 120 persone che ogni giorno siedono alla nostra mensa vengono accolte da operatori e volontari e, con loro, instaurano relazioni di fiducia e complicità. Dalla condivisione del pasto nascono, così, la sensazione di essere in famiglia, la sicurezza di non essere soli riscoprendo la bellezza di ricevere e dare amore.”

Così, nelle sere buie, le mamme e i papà si possono raccogliere con i loro figli in un luogo sereno, all’interno di quello che assomiglia al focolare domestico smarrito o forse perduto. Ritrovarsi, senza riflettere sul peso della vita, è il primo ed essenziale momento per poter pensare ad una rinascita.

Ed infatti è proprio questo che spinge gli operatori del Centro d’ascolto dell’Antoniano a collegare il loro lavoro alla magia dell’incontro, in quel ricostruito focolare domestico:Il Centro d’ascolto – ci dice Giulia, del servizio sociale dell’Antoniano – fa un’analisi dei casi, intercettati durante la mensa serale, poiché esso non è un luogo di transito ma di presa in carico.Dal 2016 l’accoglienza delle famiglie nella mensa si trasforma in programma d’intervento, dove le paure, i bisogni e le speranze vengono canalizzate nel percorso di rinascita. Ecco perché, dal periodo della pandemia in poi, sono state prese in carico famiglie che mai avrebbero pensato di essere costrette a chiedere aiuto.

La sussistenza insieme all‘ascolto

E’ su questi due binari paralleli che il Servizio sociale dell’Antoniano opera per incrociare il rapporto tra bisogno e intervento, ed è su questi binari che si sono costruite le azioni del progetto Act, per approcciare la povertà relazionale. Se gli altri due interventi su Bologna hanno avuto come focus i ragazzi a cavallo tra la preadolescenza e l’adolescenza, questa volta il focus delle azioni sono stati incentrati sulla relazione tra genitori e figli in età soprattutto neonatale.

Anche in questo caso, ad accoglierci ci sono due operatrici… Irene Nucci, 27 anni, dell’Ufficio comunicazione dell’Antoniano, responsabile della disseminazione per il progetto Act. Giulia Ambrosetto, 40 anni, psicologa, è la coordinatrice del Centro terapeutico dell’Antoniano, per la riabilitazione dell’infanzia: “Il mio lavoro – ci racconta Giulia – è quello di smistare i casi verso le prese in carico, in ragione alle diverse tipologie…”

Ma il Centro d’ascolto intercetta i bisogni e le problematiche interponendosi con la rete dei servizi cittadina: “In tal senso, – afferma Irene – ad esempio in relazione alle problematiche relative all’abitare, facciamo da facilitatori con le realtà territoriali, anche pubbliche, le istituzioni comunali, insomma. Come anche per ciò che concerne l’integrazione socio-lavorativa. I nuclei vengono seguiti dall’espletamento degli obblighi burocratici, come visti e permessi di soggiorno, fino alla ricerca attiva di lavoro.”

Per intervenire sulle limitazioni sociali

Il progetto Act nasceva durante il 2018, – sottolinea Irene – prima della pandemia. In tal senso abbiamo avuto la necessità di rimodulare gli interventi. Il progetto è partito nel novembre del 2021, e ha riguardato una quarantina di percorsi individuali. L’obiettivo è stato quello di dare un supporto alle famiglie migranti di ultima generazione, portatrici di povertà sociale e culturale.”

Una volta individuati i nuclei familiari, le azioni progettuali sono passate sotto la responsabilità del Centro terapeutico dell’Antoniano, partendo dal presupposto che le terapie cliniche sono anche funzionali a sbloccare le limitazioni della socialità e dell’incontro. In riferimento al rapporto famiglia/genitorialità, ci sono, tra le azioni dell’Antoniano, varie proposte possibili di percorsi dedicati, oltre al vero e proprio sostegno alla genitorialità: Logopedia, Psicomotricità, Neuro-psicomotricità, Musicoterapia, Psicoterapia, Valutazioni neuropsicologiche e neuropsichiatriche

Sulla relazione genitori-figli

Sono tre i laboratori attivati, nell’ambito del progetto Act: Massaggio infantile AIMI, Suoningioco, e Lifeskills. “Il Massaggio infantile AIMI è dedicato alle madri dei neonati, – sottolinea Irene – entro il primo anno di età, dove viene insegnato a massaggiate i bambini, per creare una relazione madri-figli.” Dedicato a otto bimbi, da zero a dodici mesi, e ad entrambi i genitori, il laboratorio si svilupperà in sei sedute, a partire dall’estate prossima.

Suoningioco è invece rivolto a otto famiglie, sulla base di una decina di sedute, che si svolgeranno sempre in estate: Questo intervento – osserva Giulia – è finalizzato ad allenare i prerequisiti del linguaggio attraverso il gioco. Storicamente questa era una metodologia per i bimbi down, che è però utile per tutti i bambini sotto un anno: si tratta di laboratori della durata di due ore, dove vengono sviluppate competenze genitoriali, attraverso la tecnica del gioco.

Infine, il laboratorio Lifeskills è indirizzato a quindici minori nell’età a cavallo tra la scuola elementare e media, previsti in primavera. Dal sito Life Skills Italia: Il termine Life Skills viene generalmente riferito ad una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. In altre parole, sono abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.”

Il valore aggiunto

Alcune famiglie – racconta Irene – hanno potuto avere un servizio, da cui sarebbero rimasti esclusi, se non fossero entrati a far parte del progetto Act, con la possibilità di continuare l’esperienza laboratoriale, grazie ad altri finanziamenti.

Ma cosa ancora più significativa ha riguardato la possibilità di intervenire su una criticità del sistema socio-sanitario: Laddove le patologie, diciamo così, croniche, – conclude Giulia – sono più attenzionate rispetto a quelle meno evidenti, cioè più nascoste, spesso, proprio per questa ragione, non vengono prese in carico. Con questo progetto abbiamo invece voluto porre la nostra attenzione sulle patologie individuate come non decisive.

Continua…

*Servizio Protezioni Internazionali, Asp Città di Bologna

Fonti: Antoniano, Life Skills Italia

Credit: Antoniano

Link

la mensa dell’Antoniano

https://www.antoniano.it/

progetto Act

https://percorsiconibambini.it/act/ 

Centro terapeutico dell’Antoniano

https://www.antoniano.it/progetti/aiuto/antoniano-insieme/

sito Life Skills Italia

https://www.lifeskills.it/le-10-lifeskills/

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