La periferia come trampolino verso il mondo

di Con i Bambini

La periferia per me è stata il luogo delle avventure e delle esplorazioni.

Da bambina, da ragazzina, vivere in un quartiere periferico di una cittadina di provincia (quindi periferica a sua volta) mi ha permesso di dare sfogo alla mia creatività e alla mia voglia di scorribande.

Forse adesso non si usa più, ma noi “scendevamo giù”, cioè ci radunavamo in cortile e poi usavamo i luoghi del quartiere come ambienti fantastici che la nostra fantasia trasformava in continuazione. La fabbrica abbandonata, il campetto incolto in mezzo agli edifici, il torrente mezzo soffocato dal cemento ma ancora vivo, le cantine, ogni spazio diventava territorio di conquista. Un territorio che agli adulti non interessava e che quindi diventava “nostro nel modo più intenso, come solo i bambini e i ragazzi sanno fare.

La periferia mi ha quindi aiutato a diventare “scrittrice” in senso ampio: a immaginare storie anche negli angoli apparentemente meno belli, a vedere trame e possibilità dove “i grandi” vedevano solo un palazzo abbandonato o un mucchio di erbacce.

Le erbacce erano la versione in piccolo delle foreste che mi preparavo a vedere da grande.I palazzi sventrati mi insegnavano il senso del tempo che passa, del mistero, delle vite che scorrono, del fatto che oggi ci sei e domani non ci sarai più e che quindi è meglio che tu ti dia da fare adesso.

Poi è arrivata l’età in cui si prende il volo, si comincia a salire su un treno per vedere la grande città vicina, e per le prime vacanze squattrinate con la tenda, e l’università, i primi lavoretti, l’avventura che si espande con te. E credo che sia necessario, per tutti coloro che nella periferia crescono, mettersi alla prova su orizzonti più ampi, fosse anche facendo il cameriere a Rimini o il lavapiatti a Londra. Perché è solo quando riesci a vedere la tua esperienza di “ragazzo di periferia” in un contesto più ampio che capisci quanto vale e anche quanto potrebbe limitarti nella vita –perché la periferia è gabbia solo quando ti definisce, quando ti si attacca addosso, quando non permetti alle esplorazioni di bambino di diventare un trampolino verso il mondo.

Per questo anche oggi, quando ripercorro i luoghi della mia infanzia e della mia adolescenza, quando rivedo gli spazi su cui magari adesso hanno costruito un palazzo nuovo, o risento certi odori che mi riportano indietro di molti anni, so che è proprio grazie alla periferia che ho imparato a lottare e a rialzarmi, e a vedere delle possibilità anche nelle situazioni meno piacevoli. Senza lasciarmi mai intimorire dalla vastità del mondo che aspetta ogni ragazzo, ogni ragazza, che abbia il coraggio di affrontarlo a testa alta.

 

Manuela Salvi
Scrittrice

Articolo originale su Huffington Post

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