Mi ha salvato la mia mamma con il velo

di Con i Bambini

Il mio nome è Godstime Chili e adesso ho 18 anni. Sono diventato grande molto presto. Ero poco più che bambino quando venni unito ad un gruppo di minorenni dalla Nigeria, il mio Paese di origine, e abbiamo viaggiato fino in Libia.

Ho solo una fotografia di mia mamma perché morì in un incidente quando avevo pochi anni, ma ho avuto anche un’altra mamma, che adottò sia me che mio fratello. Purtroppo però, alla sua morte, i figli decisero di tenere solo mio fratello più piccolo, permettendogli di studiare. Io non ho mai frequentato un solo giorno di scuola. Di mio padre non amo parlare, abbandonò me e mio fratello, Non riesco a perdonarlo per il male che ci ha fatto.

A sedici anni in Libia riuscii a trovare un lavoretto presso una famiglia, e questo mi permetteva almeno di sfamarmi e sopravvivere. Dopo qualche mese, improvvisamente, venni caricato su un barcone verso l’Italia. Non so chi mi abbia pagato il viaggio. Evidentemente mi avevano venduto.

Ho viaggiato tutto il tempo ammassato in uno spazio piccolissimo. Non ero solo, accanto a me c’erano altri ragazzi della mia età. Non ricordo molto della traversata, solamente le preghiere che scandivano il giorno e la notte e mi davano forza, facendomi compagnia.

Una volta sbarcato in Sicilia mi destinarono a Genova. Qui attraversai quattro comunità d’accoglienza per minori sostando in ognuna tre mesi. Nell’ultima ho incontrato una suora, una “mamma” per me. Una delle prime cose che le chiesi fu dove fosse una Chiesa per pregare.

Nacque subito tra di noi un legame particolare ma, giunto alla soglia della maggiore età, fui costretto a lasciare la comunità delle suore che mi aveva accolto amorevolmente. La suora pensò allora di incontrare il direttore del Don Bosco e, presentatagli la mia situazione, entrai a far parte di una nuova famiglia, la comunità del Don Bosco, famiglia che ho sempre sognato ma che non ho mai avuto.

Ora vivo a Sampierdarena e mi trovo bene. Ogni tanto vado a trovare la mia “terza mamma” e gli operatori dei servizi sociali che mi hanno seguito fino ai diciotto anni.

Dopo essere arrivato a Genova mio padre mi ha cercato telefonicamente, ma non ho risposto. Non riesco a superare la sofferenza che il suo abbandono mi ha procurato dopo la morte di mia madre.

Ora sento quell’affetto che ho sempre cercato grazie alla Comunità salesiana, la mia attuale famiglia, che tenta di aiutarmi per farmi imparare l’italiano.

Non sono mai andato a scuola e ora, a 18 anni, mi risulta ancora più difficile apprendere la lingua, anche se so che sia fondamentale affinché possa trovare un lavoro, pagarmi un alloggio e crearmi un futuro. Ma sono fiducioso perché ho una famiglia, la Comunità, che mi segue nel mio progetto formativo.

[A cura dell’ Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori]

Regioni:

Argomenti: