Il villaggio è una tana

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TANA LIBERA… IL SÉ

La necessità di crearci un luogo tutto nostro e ritagliarci uno spazio personale non è solo prerogativa dell’adulto. Anzi. Ha origine lontane: a qualche decina di anni prima, quando eravamo noi stessi bambini e bambine, e stavamo con fatica definendo la nostra identità.

Nei nostri Villaggi capita spesso di vedere bambini e bambine indaffarati nel costruirsi tane e nascondigli con i materiali che i nostri spazi mettono a disposizione: sedute, teli, cuscini… materiali economicamente poveri ma ricchi di potenziale giocoso. E quello che apparentemente sembra solo un gioco in realtà, un po’ come tutte le attività dei più piccoli, porta con sé importanti valenze simboliche.

Un bambino che dà vita a un nascondiglio tutto suo mette in campo competenze relative a progettualità, sperimentazione, conoscenza delle caratteristiche degli oggetti, gestione della frustrazione – eh già, non sempre le strutture reggono come ci aspettiamo – e molto altro. Ma soprattutto ci mostra una maturazione nel suo sviluppo come individuo, a sua volta “in costruzione”. La tana infatti ha un valore fortemente simbolico che fisicamente permette di segnare un confine tra sé e l’altro da sé: è un luogo privato, personale a cui è possibile accedere solo chiedendo il permesso di entrare. Simboleggia il desiderio, non solo il bisogno, di differenziarsi dagli altri; e per poterlo fare vuol dire che si ha forte la percezione di essere altro da mamma e papà, una consapevolezza importantissima da acquisire durante la propria crescita.

Cosa possiamo fare noi adulti per accompagnare questa attività? Quando i bambini sono piccolini possiamo creare noi uno spazio che sia tutto loro, un nascondiglio da costruire assieme; e man mano che crescono possiamo essere una presenza assente che non prevarica ma che fornisce il “materiale edile” se richiesto. E pazienza se la camera o il salotto saranno un po’ sottosopra!
Chi di voi ha già a casa dei piccoli costruttori di tane in casa?

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