I luoghi del vivere comune. Il progetto Tra Zenit e Nadir in Piazza Vittoria a Brescia

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Piazza Vittoria è uno dei luoghi del centro città, di Brescia, più conosciuti e frequentati. Facilmente raggiungibile con la metropolitana, è un luogo di incontro in cui passare il proprio tempo libero, tra negozi e bar; in cui poter esprimere le proprie opinioni, con manifestazioni e presidi.

Talvolta, però, Piazza Vittoria è stata teatro di episodi devianti e di reati commessi da minorenni che, finiti sui giornali locali, hanno fatto emergere un elevato senso di insicurezza delle persone che frequentano quello spazio pubblico e da parte dei cittadini in generale.

Questa percezione è dovuta anche alla presenza costante di ragazzi e ragazze in età adolescenziale che talvolta mettono in atto dinamiche e comportamenti al limite e che in alcuni casi sono sfociati successivamente in comportamenti illegali.

 

Sulla base di questi presupposti, grazie alla collaborazione della cooperativa Il Calabrone, dell’Opera Pavoniana e dell’Ufficio Servizi Sociali per Minorenni, nell’ambito del progetto Tra Zenit e Nadir, è stato attivato un laboratorio rivolto ad un gruppo di ragazzi autori di reato.

Lo scopo dell’intervento è stato di permettere ai destinatari di esprimere, attraverso l’utilizzo dell’immagine, pensieri e vissuti relativi a questo luogo della comunità e di creare un legame e senso di appartenenza utile alla creazione di un diverso modo di vivere quello spazio.

 

I protagonisti del percorso sono stati cinque ragazzi in carico all’Ufficio Servizi Sociali per i Minorenni del Tribunale di Brescia, di cui tre autori di reato in piazza Vittoria e due frequentatori assidui della piazza.

Sono stati accompagnati da due educatrici del progetto Tra Zenit e Nadir per esprimere il loro punto di vista rispetto a questo luogo tramite l’utilizzo della fotografia.

Per il gruppo, Piazza Vittoria è il posto del “fare serata”, tra divertimento, balli e musica. È uno dei luoghi maggiormente conosciuti da tutti i ragazzi: se qualcuno dice “Ci troviamo a Brescia” tutti intendono “Piazza Vittoria”; per alcuni è un posto in cui si sentono a casa. Raccontano che, oltre a loro, vedono la piazza frequentata da anziani, adulti e bambini. Riconoscono, inoltre, che è anche un luogo in cui vengono commessi dei reati.

Tra gli elementi che percepiscono con maggiore fastidio sono gli eventi e la troppa folla, oltre alla presenza forte delle forze dell’ordine che presiedono il luogo soprattutto durante il fine settimana.

 

A partire da questa “immagine di Piazza”, i ragazzi sono stati accompagnati per immortalare i loro pensieri in fotografie che esprimessero i concetti in modo ancora più diretto. Per questo, loro stessi hanno coinvolto altri amici, in modo da realizzare scatti ancora più realistici.

Passaggio fondamentale è stato la scelta delle immagini maggiormente significative per loro, trovando poi un titolo ad esse come risposta ad alcune domande.

I ragazzi hanno deciso di raccontare, con l’ausilio della fotografia, i motivi principali per cui frequentano proprio quella piazza. Innanzitutto, hanno raccontato l’importanza del gruppo di amici, nel quale si sentono uniti come fratelli, tanto da sostenersi per superare i momenti difficili e con i quali si divertono. La metropolitana rappresenta un punto di ritrovo significativo, in cui possono fare conoscenza.

Hanno espresso anche il loro punto di vista rispetto a cosa non gli piace della Piazza. Dalle fotografie traspare il senso di pregiudizio che vivono da parte degli altri sentendosi additati per la loro provenienza. Comunicano il senso di ingiustizia di quando gli vengono controllati borselli e documenti davanti a tutti, sentendosi guardati in malo modo.

Infine, hanno mostrato chi vedono oltre a loro, fotografando riders che si occupano di alimenti d’asporto, famiglie con bambini che frequentano la piazza il sabato pomeriggio, anziani e le forze dell’ordine, con le quali hanno un rapporto spesso conflittuale.

 

Il laboratorio fotografico ha, quindi, dato la possibilità a questo gruppo di adolescenti di essere ascoltati, dando voce alle loro idee. Non solo, è stata anche occasione per le educatrici di osservare dall’interno le dinamiche presenti in quel contesto.

Innanzitutto, la presenza dell’adulto accompagnatore non ha influenzato in nessun modo il comportamento dei ragazzi: ciò sottolinea ancora di più come gli adolescenti percepiscano Piazza Vittoria. La considerano come “il loro spazio”, in cui si sentono, da una parte, liberi di esprimersi anche in presenza dell’adulto, e dall’altra “ciechi” nei confronti dei presenti e non curanti delle conseguenze, anche emotive, che potrebbero arrecare con i loro agiti.

Il loro modo di comunicare è caratterizzato da un linguaggio non verbale molto fisico, fatto di spintoni e pacche pesanti. Sono stati portati a riflettere sul fatto che le persone che li osservano non percepiscono senso di amicizia, ma aggressività e modalità poco funzionali allo stare bene insieme. In queste situazioni, ciò che si teme dall’esterno è che possa nascere una rissa, anche se ciò poi non avviene. Questo porta ad un aumento del senso comune di insicurezza e di pericolo del luogo, arrivando anche ad avere dei pregiudizi nei confronti degli adolescenti.

Ciò ha permesso di far riflettere i ragazzi sul loro modo di porsi, attraverso una considerazione maggiore del punto di vista degli altri, anch’essi abitanti di quel luogo.

 

A partire da questa consapevolezza, è stato scelto di non fermarsi.

Il progetto fotografico è stato solo l’inizio di un percorso di raccolta dei diversi sguardi della Piazza.

Tra Zenit e Nadir ha dato la possibilità di iniziare una serie di riflessioni e confronti su una tematica importante, relativa alla vita dei luoghi di comunità e del bene comune che vengono messi in discussione nel momento in cui, attraverso azioni conflittuali, viene leso il senso di comunità.

La speranza è quella che la cittadinanza possa dire la propria su questo spazio che, per sua natura, è un luogo di vita di tutta la comunità.

 

Didascalia della foto di copertina: La forza e l’unione di un gruppo di amici che si sentono fratelli

 

Didascalia: Il divertimento aiuta a superare i momenti difficili

 

Didascalia: Non ci piace quando ci controllano continuamente davanti ad altre persone che poi pensano male di noi

 

Didascalia: Oltre a noi vediamo le famiglie

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