L’altra faccia della medaglia. Un percorso a favore della comunità

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I reati provocano una percezione di insicurezza diffusa, la collettività ne subisce le conseguenze, ma allo stesso tempo è lo spazio per poter riaccogliere, dopo un percorso di ricomposizione dei rapporti, coloro che si sono resi responsabili di tali azioni. È proprio a partire da questo presupposto che il progetto Tra Zenit e Nadir, attraverso la Cooperativa il Calabrone di Brescia, ha accompagnato cinque ragazzi e una ragazza che avevano commesso un reato, in un percorso di riflessione e di messa in gioco di sé rispetto al danno causato, alla responsabilità e alla consapevolezza delle proprie azioni.

Questo percorso è nato dalla sinergia tra il progetto Tra Zenit e Nadir, l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni di Brescia, il Servizio sociale del Comune di Gussago e un’associazione di Gussago – il Gruppo Sentieri – che, attraverso la loro collaborazione hanno dato la possibilità ai ragazzi di poter fare un’attività a favore della collettività e di ricucire il legame, incrinato dal reato, con la propria comunità di appartenenza.

I ragazzi sono stati accompagnati dagli educatori nella rielaborazione del reato e delle sue conseguenze, permettendo loro di ampliare il proprio sguardo verso la comunità di appartenenza e di riconoscerla come una vittima indiretta delle loro azioni. Passaggio successivo è stato il coinvolgimento dei rappresentanti del territorio che, a vario titolo, potevano dare voce e “corpo” alla comunità come parte offesa.

Dall’intervento con i singoli soggetti coinvolti è nata l’idea di poter richiedere ai ragazzi di svolgere delle attività a favore della collettività che potessero rappresentare una forma di riscatto e di ricomposizione dei rapporti intaccati dal reato e di poter, grazie a queste attività, far sentire il gruppo parte della comunità territoriale.

Ha affermato il sindaco di Gussago Giovanni Coccoli: “Le pagine dei quotidiani spesso ci raccontano la cronaca di una sconfitta per tutti. Sì, proprio una sconfitta, perché quando si legge di reati commessi da ragazzi, siano essi piccoli atti vandalici o reati più gravi, storie di dipendenze o violenza, credo ci si debba interrogare su quale sia il disagio di questi giovani, cosa sbagliamo noi adulti e cosa possiamo fare per loro. È chiaro che un segnale forte va dato ed è giusto che non passi il messaggio dell’impunibilità, ma oltre a questo è importante continuare a sperare che questi nostri ragazzi da questa brutta lezione trovino la via del recupero e del riscatto. Purtroppo viviamo in un’epoca nella quale noi adulti non siamo sempre per loro dei grandi esempi, questi ragazzi spesso hanno alle spalle situazioni che certamente non li aiutano a crescere. Ecco, quindi, che ora non abbiamo più tempo, dobbiamo intervenire aiutandoli, perché dal male nasca il bene. Ritengo che sia un’importante opportunità proporre dei percorsi di riscatto che aiutino i ragazzi a crescere e a capire i loro errori. La speranza è davvero che questi ragazzi, non solo abbiano capito la lezione, ma che possano essere di esempio e di aiuto a loro coetanei a non cadere negli stessi errori.”

È ciò che, grazie al progetto Tra Zenit e Nadir e al coinvolgimento delle realtà del territorio, è avvenuto a Gussago, dove il gruppo di ragazzi coinvolti in questo percorso di Giustizia riparativa ha ideato, progettato e infine realizzato dei cartelli di inizio percorso per gli escursionisti che sceglieranno di camminare sui sentieri del loro paese.

Renato Cola, volontario del Gruppo Sentieri, ha notato: “In questo percorso i ragazzi hanno avuto l’occasione di confrontarsi con il tema della giustizia e di svolgere un’attività a beneficio della comunità. Quando il Comune ci ha ingaggiato in questo progetto, come Gruppo Sentieri ci siamo sentiti sin da subito utili ed è stata un’esperienza molto gratificante per noi a livello associativo. L’uscita sui sentieri gussaghesi per apporre la nuova segnaletica realizzata insieme ai ragazzi ha rappresentato una bella occasione per noi per condividere con loro i sentieri del paese di cui ci occupiamo come gruppo di volontari. Inoltre, è un lavoro che sarà molto utile nel tempo anche per i futuri camminatori.”

Da queste parole emerge la ricaduta che un intervento come questo può avere per tutti i soggetti coinvolti e l’importanza di creare queste occasioni di condivisione e collaborazione.

Dalle parole di uno dei ragazzi coinvolti emerge, infine, l’impatto che questa esperienza ha avuto su di loro: “Con Erica e Chiara, le educatrici della Cooperativa il Calabrone, abbiamo fatto un percorso di riflessione su di noi e sulle conseguenze delle nostre scelte. All’inizio del percorso alcuni di noi erano tesi, un po’ preoccupati, altri non sapevano cosa aspettarsi. Non è stato facile, a distanza di tempo, ripercorrere quello che è stato, soprattutto quando ci si sente cambiati e diversi rispetto al passato. Non per tutti crescere è stato facile, l’adolescenza può essere un periodo difficile e a volte ci si sente soli nel doversi rialzare. Ripensando ad alcune scelte del passato non sempre c’era piena consapevolezza delle conseguenze, c’era anche un po’ di irresponsabilità e la mancanza di obiettivi non aiutava a mantenere la testa impegnata in qualcosa di buono. La proposta di fare un percorso di gruppo con lo scopo di realizzare un progetto sul nostro territorio è stata l’occasione per fare qualcosa di utile e di costruire ulteriori passi positivi per allontanarsi, segnare una distanza e un cambiamento rispetto al nostro reato. Abbiamo riflettuto sul fatto che le nostre azioni, nel bene e nel male, hanno sempre una conseguenza sugli altri e in questo senso abbiamo capito come i nostri comportamenti hanno influito sulle nostre vite e su quelle degli altri. All’inizio c’era un po’ di rabbia e di svogliatezza, l’idea che fosse una punizione, ma poi è aumentata la curiosità e la voglia di condividere con il gruppo un’esperienza positiva. Abbiamo scelto di accettare la proposta del Comune di collaborare con il Gruppo Sentieri per la realizzazione di alcuni cartelli di inizio percorso che abbiamo posizionato sul territorio di Gussago. Nel farlo abbiamo riscoperto il valore del fare le cose insieme, del collaborare con altre persone e anche l’utilizzo di alcuni strumenti che non avevamo mai usato. Ci siamo impegnati, abbiamo messo in gioco la nostra creatività, la nostra capacità pratica di fare le cose. Non sempre è stato facile riuscire a mantenere gli impegni scolastici e di lavoro con questa attività, ma abbiamo sempre provato a trovare una soluzione per portare a termine il percorso. Fa uno strano effetto vedere sul territorio in cui abitiamo qualcosa realizzato da noi ed è stato bello il fatto che, se inizialmente lo abbiamo fatto solamente per rispondere alla legge, strada facendo ci siamo resi conto che stavamo facendo qualcosa di utile per il nostro paese. Se qualche ragazzo/a come noi stesse leggendo vorremmo dirgli/le:

  • ascolta gli adulti che possono essere per te un punto di riferimento, magari loro ci sono già passati e possono aiutarti ad evitare di fare errori;
  • tieniti stretto ciò che impari a scuola, sul lavoro, nelle relazioni;
  • scegli con attenzione e pensa alle conseguenze;
  • segui una passione, crea il tuo obiettivo, la tua direzione;
  • non farti influenzare dalle cose che ti fanno stare male e scegli anche in base a ciò che è giusto per te stesso. Se stai male, trova il modo per affrontare in modo costruttivo i tuoi problemi: non avere paura delle cadute, ti fanno conoscere meglio chi sei veramente.”

Il percorso terminerà con un incontro di restituzione e narrazione rivolto ai cittadini, in quanto riteniamo importante coinvolgere gli abitanti delle comunità nelle questioni di giustizia.

Ogni reato ha delle conseguenze sulle persone e nei luoghi in cui avviene, ma ciascuno di noi può fare la differenza accogliendo anche l’altra faccia della medaglia. Il progetto Tra Zenit e Nadir ha provato ad andare in questa direzione, offrendo la possibilità di andare oltre lo sbaglio e di rimediare.

Cooperativa il Calabrone

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