Offrire opportunità di crescita ai ragazzi messi alla prova. Il Centro Diurno Diffuso di Milano
di istitutodoncalabria
Il Centro Diurno Diffuso (CDD) di Milano è un’iniziativa nata all’interno del progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, finanziato da Con i Bambini, che vede l’Istituto don Calabria come capofila e il CNCA come partner insieme a numerose altre organizzazioni pubbliche e del Terzo settore attive in Lombardia, Veneto e la provincia di Trento.
Se l’obiettivo generale di “Tra Zenit e Nadir” è quello di innovare la presa in carico di minorenni e famiglie nell’ottica della Giustizia riparativa, con una serie di azioni rivolte non solo a loro ma anche ai docenti e al contesto socio-culturale di riferimento, puntando sulla comunità educante, il CDD di Milano promosso da Arimo e Itinerari Paralleli integra una prospettiva che mette al centro del servizio educativo la competenza di relazione con l’altro con un nuovo sguardo di comunità territoriale che supporta il percorso educativo di crescita e benessere del/la ragazzo/ragazza in messa alla prova. L’orizzonte è sempre quello della Giustizia riparativa.
La sperimentazione del CDD mira perciò a inserire i ragazzi e le ragazze in contesti di vita reale all’interno di organizzazioni profit e non profit capaci di sollecitarli attraverso esperienze di volontariato o professionalizzazione negli ambiti più svariati: artistico-culturali, sportivi, civici e ricreativi. Tutto questo grazie a una rete di partner molto ampia.
Il CDD ha un presidio fisico presso la Biblioteca Sociale Spiazza, che Arimo gestisce a Milano.
Il tentativo dei promotori del progetto è di differenziare la proposta del CDD rispetto all’attuale “alternativa” alla comunità, ovvero di pensare a quale tipo di beneficiario possa essere maggiormente valorizzato nella cornice del CDD, caratterizzata da un ampio margine di autonomia e di organizzazione individuale. Le possibilità che offre il CDD sono molto ampie: sostegno psicologico per ragazzo e/o famiglia, orientamento al lavoro, volontariato, sport, attività ricreative (fotografia, danza, teatro, ecc.), mediazione (in particolare tra reo e vittime, ma anche in generale sul concetto di vittima), esperienze di vita (come i viaggi organizzati dall’associazione I Tetragonauti).
Il CDD al momento ha una presa in carico morbida, adatta per ragazzi che hanno ancora necessità di accompagnamento e di attivazione di risorse per il loro progetto, ma che al contempo siano in grado di mantenere gli impegni, capirne il valore, agganciarsi per avere delle chances nuove.
I ragazzi segnalati al servizio sono stati finora otto, di cui sette presi in carico.
Qui vogliamo richiamare la storia di sei di loro (il settimo ha iniziato il percorso da troppo poco tempo). Nei testi che seguono sono stati, ovviamente, cambiati il nome e l’indicazione geografica del protagonista, in modo da non renderlo riconoscibile.
Alice
Alice, nemmeno maggiorenne, è stata processata per un’aggressione nei confronti di un’anziana signora, commessa insieme a un’amica anche lei giovanissima, nel corso della quale la signora è caduta, riportando lievi ferite. Le è stata concessa la messa alla prova da svolgere in una comunità educativa, da lei vissuta come un luogo opprimente contro cui scatenare la propria rabbia e aggressività fino ad arrivare a fuggire per tornare a casa. Diventata maggiorenne, il Servizio sociale ha pensato di coinvolgere il CDD per tentare di rilanciare un progetto di messa alla prova a rischio di fallimento. Operando secondo il paradigma della Giustizia riparativa, nel caso di Alice si è cercata un’attività che le consentisse di riparare in modo diretto attraverso un volontariato presso un servizio per anziani con sindrome di Alzheimer gestito da una cooperativa del territorio.
Alice, inizialmente scettica e poco motivata, dopo qualche settimana confida agli educatori che l’attività le permette di sentirsi finalmente serena e appagata. Racconta di come la faccia star bene la possibilità di aprirsi alla relazione con persone che sono felici di averla vicino “come una nipote, perché io sono piccola e loro hanno tanta voglia di raccontarmi le storie di quando erano giovani”. Ha legato con alcune ospiti dell’associazione, una in particolare con cui condivide la passione per il disegno e alla quale ha donato alcuni disegni fatti apposta per lei. In parallelo al volontariato ha provato a cercarsi un “lavoretto”, per guadagnare qualcosa, lavorando per qualche settimana in alcuni ristoranti, interrompendo sempre in modo unilaterale il rapporto.
Dopo un periodo di silenzio di tre mesi, una seconda verifica e il rischio di condanna l’hanno nuovamente spinta a rimettersi in gioco. Durante i colloqui le è stato proposto di rileggere con un nuovo sguardo proprio l’esperienza di volontariato, e partendo da lì abbiamo impostato insieme un nuovo programma, l’affiancamento di un tutor che la segue da vicino nel processo formativo e nell’inserimento professionale. Alice sta ora pensando seriamente di investire in una professione di aiuto, con l’idea che “essere utile agli altri di riflesso può far stare bene anche me e mi potrebbe aiutare ad avere qualcosa di importante da fare ed evitare di ricadere in comportamenti distruttivi per me e per gli altri”.
Tommaso
Tommaso è entrato in comunità dopo un arresto per maltrattamenti in famiglia e ci è rimasto per cinque mesi, comportandosi talmente bene da convincere tutti i soggetti della rete e il servizio sociale a decidere per un suo rientro a casa. Ma il rapporto fra Tommaso e i suoi genitori resta segnato da una relazione di dipendenza che porta a momenti di forte aggressività. L’assistente sociale decide allora di farlo seguire dal CDD. A seguito di una serie di colloqui educativi e su richiesta dello stesso Tommaso, si decide di strutturare uno spazio di studio che lo sostenga nel suo percorso scolastico. Tommaso è un ragazzo molto competente, capace di stare nella relazione e con una forte propensione alla manipolazione. I colloqui individuali con gli educatori del CDD e il lavoro con la rete composta da assistente sociale, psicologo, neuropsichiatra e famiglia conducono a un progressivo disvelamento della contraddizione portata da Tommaso: richiesta di autonomia versus forte dipendenza dalla famiglia. Confrontandosi con il ragazzo si è messo a punto un progetto di ingresso in un servizio di appartamenti per l’autonomia che permetta a Tommaso di toccare con mano i propri limiti e potenzialità.
Nicola
Nicola è arrivato al CDD in seguito a una condanna per atti di bullismo e furti a scuola. La ricostruzione dei fatti sembra indicare che abbia assistito a entrambi gli episodi ma non abbia svolto un ruolo attivo.
Nicola è un ragazzino sveglio, adeguato, va bene a scuola, svolge attività lavorative con costanza e impegno, è educato e rispettoso. Fra gli strumenti della Giustizia riparativa si è deciso di attivare per lui un percorso di mediazione penale che lo avvicinasse alla vittima. Nicola ha svolto con regolarità, due pomeriggi alla settimana, attività di volontariato presso la Biblioteca Sociale Spiazza, a contatto con i clienti e a supporto dell’organizzazione del servizio. Negli ultimi tre mesi di messa alla prova, ha invece svolto il suo servizio presso una residenza per anziani con Alzheimer.
Hassan
Hassan è cresciuto a Milano, in un quartiere con illegalità diffusa, ed è stato condannato per spaccio alla soglia della maggiore età. Molto adeguato in una prima messa alla prova, svolta con esito positivo presso un centro diurno, è stato poi arrestato per un nuovo reato di spaccio, per il quale gli viene accordata una seconda messa alla prova. Il servizio sociale l’ha segnalato al CDD per sperimentarlo fuori da un contesto strutturato come quello del Centro Diurno e sollecitare maggiormente gli aspetti di autonomia.
I primi mesi non funzionano. Si decide allora di valorizzare le competenze mostrate nel primo percorso e Hassan decide di rimettersi in gioco. Si coinvolge anche la famiglia che, nonostante le difficoltà linguistiche, riesce a dare un proprio sostegno attivo. Hassan svolge attività sportiva presso un’associazione incontrando minori stranieri non accompagnati con cui può condividere la propria storia familiare di migrazione e la sua di seconda generazione, e svolge volontariato come accompagnatore nella corsa e nella preparazione alla maratona per persone con disabilità. Frequenta un istituto tecnico per diventare odontoiatra e svolge con regolarità controlli presso il Sert e colloqui di sostegno psicologico.
Michele
Michele è cresciuto nella zona di Quarto Oggiaro, la sua è una famiglia monogenitoriale e da sempre se l’è cavata da solo. È arrivato al CDD mentre era ancora in custodia cautelare per una rapina effettuata con un amico per poter racimolare i soldi per festeggiare il compleanno dell’amico.
Nel periodo di permanenza al CDD sono state attivate per lui varie esperienze con due caratteristiche principali: la distanza geografica e di contesto dal suo luogo di provenienza e la possibilità di mettere alla prova competenze nuove per lui. In quest’ottica Michele ha sperimentato laboratori con bambini, laboratorio di scrittura e musica Rap, laboratorio di fotografia, per attivare in lui la consapevolezza di avere molte risorse spendibili in contesti positivi.
Cosimo
Cosimo è arrivato al CDD in custodia cautelare. È un ragazzo fragile, cresciuto a Corvetto, con una forte identificazione nel quartiere. L’obiettivo del progetto del CDD è stato quello di attivare per lui delle proposte di volontariato, per far sì che secondo il paradigma della Giustizia riparativa potesse restituire al territorio e alle persone con fragilità diverse dalla sua, e per far emergere le sue competenze in un’attività lavorativa: sta svolgendo un tirocinio come cameriere al Pini, a contatto con disabilità psichiatriche.
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