Azimut, il Centro diurno per adolescenti della Cooperativa Diapason di Milano

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Il Centro diurno per adolescenti della Cooperativa Diapason di Milano si chiama “Azimut”, che in astronomia definisce “l’angolo tra il piano verticale passante per un astro e il piano meridiano del luogo di osservazione”. Per noi operatori intende sottolineare l’intenzione di fornire ai ragazzi in carico al nostro progetto gli strumenti necessari a orientarsi nel contesto in cui vivono, a partire dal proprio personale orizzonte. Rappresenta simbolicamente l’aiuto che il Centro diurno può offrire ai giovani per orientarsi nell’adolescenza (territorio inesplorato, ricco di potenzialità e difficoltà) e per raggiungere alcuni degli obiettivi utili al proprio “progetto di vita”.

Queste sfide si fanno ancora più stringenti e complesse quando i percorsi di vita degli adolescenti incontrano una “battuta di arresto” e impattano prepotentemente in uno stallo evolutivo rappresentato dal reato, al quale sottende sempre, anche se in modo spesso inconsapevole, una richiesta di aiuto lanciata al mondo degli adulti. Ed è qui che il nostro lavoro ha inizio, provando quotidianamente a portalo avanti anche grazie al progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”. Ogni giorno presso la nostra sede ospitiamo un gruppo di ragazzi sia con procedimento penale in corso sia inviati dai servizi sociali per svolgere insieme attività e offrire loro un contesto “protetto” dove incontrarsi, confrontarsi, trovare ascolto, accoglienza ma anche una cornice di regole da rispettare che permette condivisioni e responsabilità e di risignificare le loro esperienze e i loro sbagli.

Ogni ragazzo ha un educatore di riferimento e un progetto educativo da seguire affinché, ad esempio, la sua messa alla prova possa essere davvero un percorso significativo di crescita. Ci piace pensare che da noi possano sperimentare una “palestra relazionale” in cui, invece dei muscoli, si impegnino ad “allenarsi” ad un modo nuovo di stare con gli altri dentro cornici di fiducia e rispetto e verso una direzione di cambiamento. Al Centro diurno si mangia insieme, si parla, si gioca e si studia. Si svolgono laboratori formativi relativi a tematiche di interesse volti a valorizzare il pensiero critico e riflessivo di ognuno di loro. Ogni percorso può avere contenuti e attivazioni diverse, utilizzando di volta in volta gli strumenti che sembreranno maggiormente adeguati (giochi di gruppo, esercitazioni, attività creative, role playing, visione e discussione di film). A volte si organizzano anche uscite sul territorio cittadino e gite per usufruire di risorse ed eventi pertinenti con il tema proposto. Durante i nostri pomeriggi c’è anche spazio per cucinare insieme e condividere poi quanto preparato.

Alberto

Grazie al progetto Tra Zenit e Nadir, hanno iniziato il loro percorso al Centro diurno due ragazzi con alle spalle storie di vita molto diverse ma entrambi, avendo commesso un reato, con esperienze di carcerazione in contesti lontani da casa.
Alberto è un ragazzino un po’ goffo, con un lieve ritardo e con una famiglia con molti problemi e poche risorse, che pur volendogli bene, fatica a tenerlo lontano dai guai che purtroppo, nel quartiere difficile dove vivono, possono essere dietro l’angolo. Alberto ha così bisogno dell’approvazione degli amici (anche loro ragazzini “a rischio” e che per lui rappresentano uno dei pochi ambiti di gratificazione) che un giorno, per non deludere le loro aspettative, è stato coinvolto in una rapina, non rendendosi neanche ben conto di quello che stava succedendo.
E’ proprio questo infatti il suo problema, fatica a capire le conseguenze delle sue azioni, a comprendere  cosa è pericoloso e sbagliato e spesso cede alle tentazioni, così come Pinocchio si fa affascinare da Lucignolo.
Alberto per un lungo periodo dopo l’Istituto penale per i minorenni, su disposizione del giudice, ha avuto la misura cautelare della permanenza a casa; non poteva uscire se non per recarsi a scuola e al centro diurno. Inizialmente la sua frequenza alle attività era regolare e partecipata poiché era felice di uscire e stare con altri ragazzi. In seguito, con l’inizio della messa alla prova e del conseguente allentarsi delle prescrizioni, ha iniziato a fare fatica a mantenere gli impegni e gli obiettivi del suo percorso, non avendo consapevolezza che questi fossero risorsa ma percependoli solo come impedimento a frequentare liberamente gli amici.
Gli educatori, grazie a un costante lavoro di confronto con gli altri operatori, la scuola e la famiglia di Alberto, cercano di sostenerlo e di dare significato al suo progetto attraverso un lavoro molto concreto e quotidiano.

Federico

Federico è un ragazzo intelligente e sveglio, che tiene molto alla cura del sé, presentandosi sempre molto curato e attento a come appare agli occhi degli altri.
Inizialmente si è mostrato diffidente, a tratti provocatorio, assumendo un atteggiamento poco autentico, orientato a mostrarsi da una parte “bravo e puntuale” e a fare quanto richiesto dal suo progetto ma, dall’altro, traspariva che lui in fondo non si “fidava” poi molto degli adulti. Con il tempo, grazie al confronto, alla conoscenza reciproca e allo stare insieme, la relazione con gli educatori è diventata più significativa, permettendogli di essere maggiormente sé stesso e non sentirsi giudicato, ma valorizzato. E’ riuscito a parlare dei reati commessi, dell’esperienza detentiva e del collocamento in comunità, delle sue paure e delle sue preoccupazioni.

Riparare

Entrambi i ragazzi, oltre alla frequenza del Centro diurno per tre giorni a settimana, sono stati coinvolti in un’attività socialmente utile dove poter simbolicamente “riparare” quanto “si è rotto” con il reato, a vantaggio della collettività. Alberto aiuta i volontari di una mensa per i poveri e Federico, in un’associazione di quartiere, gioca e fa i compiti con alcuni bambini.
Federico inoltre, dato l’importante lavoro di consapevolezza svolto in questi mesi di Tra zenit e Nadir, sarà coinvolto in un percorso di mediazione con la vittima.
Entrambi i percorsi educativi dei ragazzi hanno incontrato e incontreranno difficoltà e fatiche ma grazie al lavoro di tutti i protagonisti coinvolti, all’attivazione della comunità circostante, all’ esperienza della Giustizia riparativa, Alberto e Federico avranno la possibilità di sperimentarsi competenti e capaci, di essere utili e provare ad affrontare il proprio futuro con maggiore fiducia in sé stessi.

Equipe Centro diurno Azimut-Cooperativa Diapason

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