Una rete di cura per gli educatori STEM*Lab
di stemlab
Nell’avvicendamento continuo dei DPCM e delle linee guida da seguire nelle varie regioni italiane, il nostro progetto, che opera in Piemonte, Lombardia, Campania e Sicilia, offre un quadro piuttosto completo delle sfide che in questo momento stanno affrontando educatori ed insegnanti nel continuo alternarsi tra didattica in presenza e didattica digitale.
Grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, partner scientifico nazionale di STEM*Lab, abbiamo tenuto una sessione di confronto collettivo transregionale tra gli operatori e le operatrici con lo scopo di condividere le difficoltà e provare a risolverle attraverso lo scambio di pratiche educative che, in questo momento, non possono che costituirsi come fondamentali. Osservando la progettazione dei nuovi contenuti e le reazioni degli studenti alle proposte in classe, abbiamo cercato di fare tesoro comune di quanto emerso, per cogliere questa contingenza come un momento positivo di crescita in cui espandere i nostri orizzonti.
Salvatore Musella, IC Technician del Museo MAV di Ercolano per STEM*Lab Campania, mette in luce lo spirito propositivo che ci sta accompagnando in queste settimane: «La conversione da attività negli STEM*Lab verso le nuove piattaforme digitali o i canali social al momento rappresenta una vera e propria sfida. Stiamo mettendo tutto il nostro impegno affinché questa migrazione non rappresenti per l’utilizzatore finale un limitazione ma speriamo che sia nuova opportunità. Ovviamente scontrandosi con i limiti che questo passaggio ha per forza di cosa: parlo del coinvolgimento attivo e collaborativo che si ha in un’attività in classe. Cerchiamo di superare questo limite con attività online live con le stesse piattaforme che si utilizzano per la DAD cercando di instaurare quanto meno un dialogo con i partecipanti che può consolidarsi man mano nel corso dei mesi. Rispetto alla missione educativa del progetto il nostro impegno è quello di rispettarla al massima tenuto conto però che questa fase è solo temporanea e che dalla prossima primavera le attività vengano svolte negli STEM*Lab così come sono state ideate.»
Chiara Puleo e Gioia Raro, educatrici Liberitutti per STEM*Lab Piemonte, mettono in luce un’importante premessa, valida soprattutto per quelle famiglie in povertà educativa a cui si rivolge il nostro progetto e per le quali la relazione continuativa col territorio risulta indispensabile: « Prima di avviare la DaD è stato necessario un lavoro di ri-aggancio con i minori e le famiglie, da parte di educatori e docenti, che si è basato principalmente sulla relazione forte precedentemente nata. Nel caso di ragazzi in povertà educativa, non è bastata la creazione di una piattaforma online e l’avvio delle lezioni a distanza. Pur facendo parte della classe ed avendo già una relazione con compagni e docenti, è stato necessario un duro lavoro di riaggancio e un grande lavoro educativo per riportare alcuni alunni e studenti a partecipare alla vita della comunità scolastica (rieducazione agli orari della giornata, ascolto, sostegno psicologico, sostegno motivazionale a tutta la famiglia), il cui esito è stato positivo nel 90% dei casi, unicamente grazie a questa relazione pregressa tra educatore, minore e famiglia.
Nelle dinamiche relazionali di un gruppo in presenza, l’educatore si trova ad accompagnare un percorso in cui i ragazzi imparano a cooperare, collaborare, stare insieme, gestire le emozioni proprie e degli altri, gestire i problemi derivanti dalle relazioni, dai quali “non possono sfuggire”, sono obbligati ad affrontare tutti i momenti del gruppo e l’educatore è lì per quel motivo: per trasformare i momenti in occasioni di apprendimento.
Le relazioni online di gruppo sono surrogati di relazione, dalle quali difficilmente i minori riusciranno ad appendere competenze, ad accrescere realmente la propria autostima, ancor più difficilmente se partono da una situazione svantaggiata. Nella modalità online, l’educatore può intervenire rispetto al percorso educativo, solo se si tratta di un gruppo già consolidato, allo scopo di mantenere vive le relazioni del gruppo, ma non per far maturare un certo tipo di competenze. »
Valeria Greco, coordinatrice per l’Associazione PALERMOSCIENZA, partner scientifico per STEM*Lab Sicilia: « Nella riorganizzazione imposta dai tempi correnti, il rischio più evidente è la possibilità di perdere il processo di crescita che è il cuore di STEM. Penso che si sia persa l’interazione tra le parti, elemento fondamentale per questo tipo di attività – anche semplicemente, curiosare nel tavolo accanto per vedere come stanno procedere perché serve un’idea che non arriva – che è anche alla base del rilancio delle idee in ottica di rielaborazione personale. La metodologia STEM è una metodologia che si basa molto sulla relazione che si istaura tra chi “facilita” e chi “sperimenta” perché nulla può essere dato per scontato. Ripensare contenuti STEM in attività DAD e in presenza mantenendo la distanza è una bella sfida che stiamo provando a cogliere.
Il lavoro con le scuole da remoto mostra tutte le difficoltà sopracitate, ma sta evidenziando anche come gli studenti abbiano voluto scommettere con noi su un modo diverso di lavorare insieme. Non potendo fornire loro il materiale, sono stimolati nel doverlo cercare in modo autonomo per realizzare qualcosa. Stanno utilizzando le chat per fare gruppo e per supportarsi nella ricerca. Tutto questo mostra una crescita del pensiero divergente, del non dare nulla per scontato e soprattutto una grande creatività da parte loro, creatività che non crediamo sarebbe nata in attività in presenza.
Il lavoro in presenza, invece, sta mettendo in luce un altro modo di relazionarsi, fatto di rilancio di idee e azioni che li coinvolgano individualmente ma che li facciano sentire comunque parte di un gruppo. Soprattutto con i più piccoli, il dover stare a distanza ha permesso nell’aiutarli nel rispetto di regole semplici, come stare al proprio banco o non accalcarsi ma “fare la fila” in modo veloce. Sorprendentemente questo ha permesso di avere ancora di più un rapporto uno a uno con ognuno di loro, anche grazie alla cura che stiamo mettendo nella progettazione costante e continua dei percorsi. »
Cura è la parola che ricorre più spesso nei discorsi di chi è coinvolto nel progetto: per i contenuti, per il potenziale personale, per le relazioni e, in definitiva, per la stessa rete che si è creata tra gli operatori del progetto.
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