Open Science: la scienza alla portata di tutti
di stemlab
Negli ultimi dieci anni, il metodo scientifico ha subito un drastico cambiamento di paradigma grazie a una contaminazione con il mondo informatico. Prendendo spunto dalle risorse open source è nata l’Open Science, aprendo le scoperte a nuove frontiere e a nuovi attori.
Un esempio molto attuale dell’applicazione di questo principio è la prototipazione di un tampone per bambini, molto meno invasivo di quello adoperato per testare gli adulti positivi al Covid, progettato da un gruppo di ricercatrici dell’Università Statale di Milano. Elisa Borghi, Daniela Carmagnola, Claudia Dellavia e Valentina Massa, infatti, sono partite da un un protocollo dell’Università di Yale disponibile in open science appunto.
Che cos’ è e da dove si è partiti?
« L’Open Science è “fare scienza” in modo che anche gli altri ricercatori possano collaborare e contribuire, dove i dati della ricerca, le note di laboratorio e altri processi sono resi disponibili, sotto termini che consentono il riutilizzo, la ridistribuzione e la riproduzione della ricerca e dei suoi dati e metodi sottesi. »
In sintesi: è un metodo che agevola la creazione di reti spontanee tra i ricercatori attraverso strumenti web, condividendo dati in maniera più rapida e trasparente, incoraggiando l’azione collaborativa nel percorso che porta al risultato scientifico.
Tutto è partito nel 2016 dall’Unione Europea che ha avviato, in seno ad una più ampia politica su dati e knowledge economy (economia della conoscenza), la European Open Science Cloud, un’infrastruttura comune a supporto di numerosi servizi innovativi per la comunità scientifica e i cittadini. I suoi principi teorici sono sanciti nella EOSC Declaration, mentre EOSC Roadmap fornisce indicazioni più operative.
Grazie a questa nuvola, nella quale è possibile caricare dati in maniera immediata dai luoghi più diversi del continente, è stata aperta la strada alla condivisone del materiale didattico e delle metodologie, alla revisione dei meccanismi di validazione della ricerca e della peer-review (ovvero la valutazione tra pari): in poche parole libero accesso della scienza ai cittadini.
Per un quadro molto chiaro sull’argomento, si consiglia la lettura dell’articolo presente sul sito della Biblioteca del CNR di Pisa
Prima di questa rivoluzione nel modo di fare ricerca, infatti, i tempi della diffusione dei traguardi scientifici erano molto più lunghi, perché veicolati solo da riviste di settore e saggi scientifici redatti in mesi e mesi di studio. La disciplina dei Creative Commons già applicata al diritto d’autore, invece, ha offerto lo strumento normativo atto a proteggere chi effettua la scoperta, ma contemporaneamente a metterla al servizio di altri.
Cosa si intende quando si parla di Cittadinanza Scientifica
Questa modalità ha inoltre offerto una nuova strada per la divulgazione scientifica e l’educazione informale, incentivando quella che oggi viene definita, in ambito accademico e non solo, Citizen Science ovvero cittadinanza scientifica. Sono diventati sempre più frequenti, dunque, i progetti di ricerca partecipata, in cui anche i cittadini non inseriti all’interno della comunità accademica vengono coinvolti nel monitoraggio e nella rilevazione dei dati prodotti dagli esperimenti. La carta verde sulla Cittadinanza Scientifica, anzi, precede la definizione di Open Science nel 2013, costituendosi come « una dimensione pubblica della scienza in cui alle attività di ricerca scientifica contribuiscono attivamente cittadini che offrono il proprio apporto, sia in termini di sforzo intellettuale che di conoscenza generale o di strumenti e risorse. I partecipanti, infatti, agevolano il lavoro dei ricercatori, facendo emergere nuove domande e co-creando una nuova cultura scientifica ».
In Italia, l’Associazione Italiana per la Promozione della Scienza Aperta (AISA) si occupa di promuovere questo tipo di approccio, conducendo e pubblicando analisi empiriche, organizzando attività formative volte a creare le competenze nelle persone coinvolte in questi processi, instaurando reti internazionali e stimolando il dialogo con le istituzioni per metterne a fuoco gli aspetti giuridici più complessi.
Per quanto riguarda le metodologie che hanno a che fare con gli aspetti più educativi di questo nuovo ramo della scienza, una delle implicazioni più interessanti è quella legata all’Open Notebook Science, che è la pratica di rendere disponibili online i dati e le procedure utilizzate in un progetto di ricerca, in modo che chiunque lo desideri possa analizzarne o riprodurne gli esperimenti. Un balzo in avanti per una maggiore democrazia della conoscenza e per l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta, proprio come amiamo ripetere all’interno dei nostri STEM *Lab.
Nicoletta Daldanise | assistente al coordinamento STEM *Lab
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