#TESTIMONIANZE: Educare alle STEM nel post-Covid

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Cosa abbiamo imparato dalle attività estive appena trascorse? Le voci di Chiara Puleo e Gioia Raro, educatrici STEM*Lab per il Piemonte, condividono con tutta la rete di partner le proprie riflessioni su come trasmettere metodologie tipiche delle STEM, come il tinkering, o competenze più ampie come il mettersi alla prova, il verificare le proprie intuizioni o il condividere i risultati raggiunti, anche in tempi di restrizioni sociali.

Appena la fine del lockdown lo ha reso possibile, il progetto STEM*Lab ha deciso di tornare immediatamente ad incontrare i ragazzi e le ragazze nei centri estivi, pur assicurando le adeguate condizioni di sicurezza in spazi all’aperto a Torino, grazie alla collaborazione del nostro partner territoriale Liberitutti scs con enti del territorio come il Museo dell’Automobile, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Infini.TO Planetario di Torino, il Circolo Risorgimento, l’Oratorio San Pio X, El Barrio, la Polisportiva Centrocampo e The Paper Lab, progetto di sviluppo di materiali editoriali interattivi.

L’intuizione è un’abilità che si sviluppa molto precocemente, fin dai primi 4 anni di vita. Quella relativa alla comprensione di fenomeni scientifici può essere stimolata da subito nei bambini, se messi nelle giuste condizioni di osservazione e concentrazione; ancor di più l’osservazione in gruppo sviluppa molteplici punti di vista e confronti. In questo tipo di contesto aperto, è dimostrato anche che spesso le ragazze giungono più velocemente a conclusioni interessanti, contraddicendo il luogo comune per cui i maschi sono maggiormente inclini alle materie STEM.

Chiara descrive meglio il contesto in cui hanno lavorato: “Pensare una proposta laboratoriale  per le attività estive dei centri estivi è già di per sé una sfida, ma può diventare ancor più complessa, se il contesto è quello del post lockdown a luglio 2020. Proporre attività che permettessero ai bimbi della scuola primaria e secondaria di primo grado di avvicinarsi alle discipline STEAM in modo leggero e adatto al format dell’estate ragazzi è stata una sfida che, come educatrici, abbiamo accolto. Dal centro estivo parrocchiale dell’Oratorio San Pio X di Falchera al Circolo del Risorgimento in Barriera di Milano, si è trattato di entrare in punta di piedi e di inserirsi in un orario ostico: quello delle 14,30 per tutto il mese di luglio. Due operatrici hanno co-progettato, con i dipartimenti educativi del Museo dell’Automobile, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e di Infini.TO Planetario di Torino,  tre attività strutturate sotto forma di kit da proporre a piccoli gruppi di ragazzi. 

Immaginare un kit che permettesse di mantenere le distanze, ma che promuovesse allo stesso tempo il cooperative learning e la creatività individuale, sembrava impossibile; eppure ha rivelato molte potenzialità e ci ha lasciato un prezioso punto di vista. Il setting si è dimostrato determinante e, come immaginavamo, ha influito in maniera significativa sulla buona riuscita dell’attività. Lo spazio all’aperto, ad esempio, si è prestato per un approccio al coding attraverso il gioco dinamico e interattivo, dove a coppie i giocatori, decidendo la posizione di compagni e oggetti nello spazio, hanno sperimentato fisicamente la dimensione della programmazione. Per gli esperimenti sulla corrente e le pile, invece, lo spazio all’aperto non ha costituito un elemento a favore e la concentrazione non è stata sufficiente per permettere ai bimbi di arrivare senza stress alle conclusioni attese.”

Aggiunge Gioia: “Il metodo didattico che abbiamo seguito ha come parola chiave: SPERIMENTAZIONE.
I laboratori proposti non sono stati attività pre-confezionate con istruzioni precise da seguire per arrivare ad un prodotto definito, bensì l’inizio di un percorso per scoprire cosa succede.
La metodologia, in sostanza, prevedeva una prima fase:  INCURIOSIRE, in cui raccontavamo la sfida del giorno, senza svelare troppo, ma ponendo tante domande a cui i ragazzi o i bambini provavano a rispondere. A volte bastava mettere i materiali su tavolo e chiedere: “Secondo voi cosa faremo oggi?”.

Le parole d’ordine erano quindi osservare, riflettere, provare, ascoltare i tentativi degli altri e giungere a una conclusione insieme. Durante la fase attiva, in cui i ragazzi entravano nell’operatività, le consegne erano poche, chiare, semplici e incomplete, così da continuare a stimolarli a tentare di capire in maniera autonoma quale fosse la strada per far funzionare l’esperimento. Questo portava il gruppo a non giungere a un solo risultato, ma a più risultati, in alcuni casi tutti “ammissibili” o ancora, per alcuni, a spingersi oltre, implementando l’oggetto, il racconto, affrontando livelli successivi…. con grande innalzamento della propria autostima! Il nostro ruolo naturalmente era anche quello di sostenere la frustrazione e accompagnare, laddove qualcuno imboccava un cul de sac!”


Specifica Chiara: “Fino ai 7 anni, di fronte al medesimo esperimento scientifico, molti bimbi piccoli sono giunti più velocemente a conclusioni corrette. Sono in grado di ipotizzare più scenari e provano a dare diverse risposte di fronte a domande e quesiti legati, ad esempio, al principio di azione e reazione. Non hanno ostacoli mentali e sono più immediati e diretti nell’immaginare. Dai 7 anni in su, invece, persistono grandi difficoltà nel comprendere le consegne di giochi e attività o del mandato, cosa che impedisce in partenza la partecipazione attiva. Ci sentiamo dire molto spesso: “Non capisco, non partecipo, non ci provo, non mi diverto”

Invertire la percezione del laboratorio come qualcosa di noioso, ma invece stimolare l’apprendimento attraverso il piacere della scoperta e del confronto con gli altri è la sfida che fa da premessa al progetto STEM*Lab, una sfida che mai come quest’anno vale la pena cogliere con determinazione ed entusiasmo.

 

 Chiara Puleo e Gioia Raro | educatrici Liberitutti scs

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