La Scienza è cultura! Una formazione per ricordarcelo

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I momenti di formazione sono tra i più preziosi perché ti concedono il lusso di chiedere, domandare, confrontarti e (ri)attivare il cervello in una modalità di ascolto e sperimentazione. Lasciando momentaneamente in stand by il proprio ruolo di educatore viene naturale farsi guidare da chi ti forma lasciandoti trasportare in universi sconosciuti o ancora poco approfonditi. Spesso si dimentica la serenità di alleggerire la mente, prendere un bloc notes e annotare qualcosa di nuovo. Ci si mette in una situazione che può far paura e al contempo può attivare idee dormienti o abilità non coltivate a dovere.

Il 25, 26 e 27 giugno, 50 tra educatori e insegnanti sono arrivati da tutta Italia al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano, per una formazione di 30 ore che ha permesso un assaggio su come sia possibile svolgere educazione alle STEM in modo innovativo, pratico e accessibile a tutti. Una tre giorni all’insegna della sperimentazione, dove i partecipanti hanno provato in prima persona l’applicazione di nuove metodologie educative che cercano, cambiando prospettiva, di incidere sull’apprendimento di ciò che non si conosce. Un museo in grado di generare stupore e curiosità fin dall’ingresso, ricordando  semplicemente che “La scienza è cultura”, concetto che spesso si dimentica relegando le materie scientifiche a un universo freddo e senza emozioni. Per molti anni generazioni di studenti (compresa la mia) sono cresciute con un’idea della matematica e della scienza, per non parlare della tecnologia, come qualcosa di astratto, difficilmente avvicinabili se non da menti predisposte a quel mondo. Per anni ci sono stati bambini ma soprattutto bambine, cresciuti come adulti convinti di non essere portati per le STEM perché troppo distanti da loro.

In questi tre giorni, grazie allo staff del MUST, questa distanza è sfumata lasciando spazio ai ponti che permettono di vivere la scienza in prima persona con un approccio esplorativo. Dalle attività sono scaturite preziose riflessioni ma anche domande su come procedere nell’avviamento dei presidi che si apriranno a settembre in Piemonte, Campania, Sicilia e Lombardia. Dall’attività sulla luce “Light play” che ci ha permesso di giocare con materiali che opportunamente sollecitati hanno prodotto infinite possibilità, al laboratorio di matematica dove siamo finiti a riflettere su lucciole e ritmo a proposito di fenomeni periodici, lasciando tutti a bocca aperta nel cogliere la scienza nella realtà e nel quotidiano che ci circonda.

Il Must ha adottato una metodologia di lavoro in piccoli gruppi, con un massimo 3-4 persone, capace di attivare dinamiche di collaborazione, indagine e discussione sulle attività svolte, facilitando anche  la restituzione nelle discussioni plenarie. La riflessione sui feedback ha permesso di mettere a fuoco indicatori come l’ingaggio reale, l’indagine, la possibilità di esplorazione, il livello di coinvolgimento,  da cui ripartire per la progettazione educativa nelle proprie realtà.

Le conclusioni del workshop ci hanno ricordato l’importanza di generare domande invece che fornire risposte preconfezionate, di dar spazio all’errore senza giudizio, lasciando la possibilità di partire dai fallimenti per costruire nuove ipotesi. Spesso lo sbaglio non viene permesso, intralciando la possibilità all’indagine di un processo che può essere eseguito in un modo piuttosto che in un altro. Lo stesso meccanismo per cui se un bambino non sperimenta il peso di un pallone potrebbe non essere in grado di coordinarsi per lanciarlo nel modo corretto, dovrà sbagliare e ritentare più volte finché non ci riuscirà. Sbagliare concede inoltre spazio per la collaborazione e la creazione di rapporti di fiducia con coloro che si trovano ad affrontare lo stesso problema: hanno fallito da soli ma probabilmente in gruppo raggiungeranno l’obiettivo.

La formazione a Milano ha generato tante domande, creato nuovi legami, rafforzato rapporti tra i partner e  consolidato alcune certezze: l’approccio alle STEM alimenta curiosità, autonomia, senso critico e cooperazione sviluppando l’attitudine al pensiero scientifico in modo armonico con il fine ultimo di crescere pensatori liberi.

Chiara Puleo
Educatrice, Liberitutti scs, Torino

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