Sbagliando s’impara: The Paper Lab

di

Un laboratorio di fabbricazione a controllo numerico per lo sviluppo di materiali editoriali interattivi può dare l’impressione di essere un luogo per matematici geniali, makers esperti e super nerd. Forse saremmo sorpresi nel trovarvi persone di varia formazione e diverse età che cenano insieme e sembrano divertirsi, pasticciando in un laboratorio creativo; eppure è così che si impara la tecnologia a The Paper Lab, il progetto dell’associazione Miranda aps per accrescere consapevolezza, competenza e autodeterminazione.

L’Associazione Miranda aps è stata fondata da Daniela Calisi e Yankuam Sartoretto, una techincal evangelist votata all’educazione ed un animatore sociale con una passione autentica nel comprendere il funzionamento degli oggetti. Li abbiamo coinvolti all’interno del progetto STEM*Lab durante i laboratori estivi, in particolare per progettare i materiali dedicati all’attività sviluppata in collaborazione tra Infini.to Planetario di Torino e le educatrici di Liberitutti scs. Ne è risultata una macchina a reazione, che ha sbizzarrito la fantasia scientifica dei/lle partecipanti ai laboratori.

 

Che cos’è l’universo Miranda aps e qual è il metodo che applicate nella progettazione dei supporti educativi?

« Siamo un’associazione di promozione sociale, con una visione di cambiamento sociale che passi attraverso l’avvicinamento delle persone non solo alla tecnologia, ma anche ad una forma di innovazione di tipo esperienziale. La vera passione per la cultura di qualunque disciplina è quella vissuta nei momenti informali, con persone con cui è possibile trovare affinità di approccio alla realtà, di conoscenza del mondo e del piacere della scoperta, magari in campi diversi.

Con The Paper Lab cerchiamo di dare seguito a queste premesse, costruendo percorsi che siano innanzitutto interdisciplinari, conviviali, in cui ci si diverta mentre si fa cultura. L’obiettivo è un empowerment rispetto alla consapevolezza di sé e del proprio potenziale, attraverso le proprie inclinazioni, cercando il modo di nutrirle e metterle alla prova. The Paper Lab è il cardine di questa sperimentazione, utilizzando un’accezione molto vasta della definizione di editoria, che include digitale e cartaceo, come costruzione di canali di comunicazione: dalla gestione di un flusso di informazioni fino alla progettazione di libri interattivi, che sono il cuore del nostro progetto. Ci interessa studiare i metodi di produzione, i processi organizzativi e l’interpretazione dei dati, sia come lettura che come restituzione della realtà. Ci chiediamo, ad esempio, come si potrebbe usare il data storytelling nei campi che ci stanno più a cuore: editoria, innovazione sociale e partecipazione. »

 

In quale modo riuscite a tenere insieme digitale e analogico nei vostri oggetti?

« Ci piace dire che adottiamo un approccio alla tecnologia di bassa soglia, guidando all’apprendimento di nuovi strumenti tecnologici integrandoli nel vissuto quotidiano delle persone, con lo scopo di aiutarli a sviluppare progetti che non sono necessariamente tutti attinenti all’ambito dell’applicazione in campo scientifico. Per noi l’innovazione è un modo di pensare, non semplicemente l’ultima tecnologia in uscita. Anche i centrini della nonna possono essere realizzati con le macchine a controllo numerico.

Il nostro metodo è la pratica. Se un’esperienza viene preclusa in alcune parti fondamentali, tende ad essere facilmente dimenticata e non metabolizzata da chi la vive. Anche tecnologie più complesse, come quelle del machine learning o dell’interactive storytelling possono essere apprese, non solo studiate. »

 

 

 

Qual è l’elemento principale attraverso cui avviene il vero apprendimento?

« Abbiamo molta poca paura di sbagliare ed in questo essere un’associazione offre maggiore libertà. Se non ci si può permettere di sbagliare, difficilmente si impareranno cose nuove; bisognerebbe avere un grande rispetto per l’errore. Accostando tecnologie e metodologie che prima erano distanti, è naturale andare avanti per tentativi. Proprio per questo motivo, il nostro canale video nasce per tenere traccia di tutto il making of, rendendo fruibile ciò che normalmente resta dietro le quinte, così da promuovere una nuova narrazione della tecnologia. Il processo di creazione è il tema di quest’anno: dalla cultura, all’educazione, alla musica, alle scienze, alla comunicazione. Su questo progetto, siamo andati online dal primo minuto di riunione e ora lavoriamo per capire come sia possibile restituire quello che succede in streaming, offrendo approfondimenti e follow up attraverso un processo redazionale partecipato che coinvolga quante più persone possibile attraverso i social e in collaborazione con festival e tavoli di lavoro. »

 

Dall’artigianato ai macchinari di alta precisione, dagli algoritmi alle dosi per una ricetta, tutto può diventare sapere da trasmettere attraverso lo scambio reciproco. Per svelare un piccolo segreto riguardo alla progettazione della macchinina a reazione STEM*Lab, ad esempio, possiamo dire che sia nata in maniera empirica in casa, più precisamente nella camera dei bambini, visto che è stata concepita in pieno lockdown. La dimostrazione che, per fare grandi scoperte, basta usare l’ingegno e ciò di cui si può disporre intorno a noi.

 

 

Intervista raccolta da Nicoletta Daldanise | assistente al coordinamento STEM*Lab

 

 

 

 

 

 

Ti potrebbe interessare

Scienza e questioni di genere: educare le giovani donne alle materie STEM

di

Creare un ambiente di apprendimento e ricerca più equo ed inclusivo e assicurare pari opportunità nel mondo del lavoro costituiscono gli aspetti...

Science Capital. Per un approccio eco-sistemico e inclusivo alle STEM.

di

La costruzione di un apprendimento della scienza è un percorso che si sviluppa dentro e fuori i contesti scolastici, in un flusso...

Tinkering: una ricetta per cittadini più felici e motivati

di

Uno dei pilastri su cui stiamo basando il lavoro dei nostri STEM*Lab è un approccio innovativo che riguarda principalmente il metodo. La...