La magia del teatro
di SottoSopra
L’espressività, la capacità di entrare in relazione con l’altro, il rispetto, la sensibilità, l’accettazione delle diversità, il controllo e la trasmissione delle emozioni. Su questi elementi è stato costruito il laboratorio di teatro emozionale che si è tenuto a Matera dal 18 febbraio al 26 maggio 2024 e che ha consentito a sedici bambini e ragazzi tra i sette e i quindici anni di tirare fuori quello che solitamente trattengono durante la quotidianità. Condotto dall’insegnante teatrale Chiara Zaccaro con la collaborazione della psicologa Simona Di Leo, il laboratorio ha vissuto il suo momento di restituzione finale il 1° giugno nel giardino della comunità alloggio Gino Masciullo di Matera, alla presenza dei genitori e di altri spettatori.
Il percorso è stato un lavoro emozionale sulla meraviglia, con esercizi individuali e di gruppo, basato in particolare sulla libertà – di movimento, di voce, di espressione, di sentimento – per imparare a star bene con se stessi e in mezzo agli altri. “Perché fare teatro significa tanto, non è solo stare su un palco – ricorda l’insegnante Chiara Zaccaro – e può essere un’attività utile alla sensibilizzazione e al contrasto del maltrattamento”.
Il momento finale è stato l’apice dell’emozione. I protagonisti hanno avuto modo di sperimentarsi in un ambiente differente da quello in cui avevano sempre provato, aperto e alla presenza del pubblico. Terminata la performance, dopo gli applausi, a sorpresa i giovani attori, guidati da una musica in sottofondo che è diventata man mano più dolce, hanno preso i genitori per mano, li hanno bendati e li hanno portati al centro della scena. “Fidati di me”, “Non ti preoccupare”, “Vieni con me”: ognuno ha scelto la frase che sentiva più “sua” per accompagnare i propri cari. Dopo qualche minuto è successo il contrario, sono stati i genitori a bendare e prendere per mano i figli.
C’è stata la restituzione emotiva, il racconto di quel momento, di quell’immagine idilliaca, un quadro quasi spirituale: bambini e genitori che giocano insieme in un momento sospeso, di serenità assoluta, di condivisione che ha generato un’inaspettata commozione. “Succede quando lo spettatore diventa attivo, al di là della relazione che sempre si instaura tra spettatore e attore”, aggiunge Chiara Zaccaro.
Ai genitori sono stati consegnati dei cartelloni con flussi di coscienza realizzati dai partecipanti alla fine di ogni giornata formativa. I genitori e gli ospiti della comunità alloggio hanno preparato poi qualcosa da mangiare e lo spettacolo è confluito in un momento di festa comunitaria.
“È stata un’esperienza meravigliosa, ricca. I giovani attori ne sono usciti entusiasti. Le regole sociali impongono dei comportamenti talvolta repressivi. Con il teatro si può diventare quello che si vuole, si può urlare, correre, ballare, interpretare personaggi strambi, impersonare adulti”. “Il teatro è magico”, conclude Chiara Zaccaro. “Ci salva da tutto quello che dobbiamo ingoiare. È vita, è sfogo, è divertimento, è cultura. Tutti dovrebbero fare teatro”.
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