Genitori, uno spazio per ritrovarsi e confrontarsi

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Continuano i laboratori di supporto alla genitorialità che rientrano nell’attività di informazione e sensibilizzazione del progetto SottoSopra. Dopo quelli di Matera, Moliterno e Montescaglioso, il 29 settembre scorso è iniziato quello di Bernalda, all’istituto comprensivo Pitagora.
Il laboratorio, che ha una durata complessiva di sei ore, è condotto da Katia Bellomo, assistente sociale, sociologa e mediatore familiare della cooperativa Lilith, coadiuvata dall’ “antenna” territoriale del progetto SottoSopra Marianna Carlucci, psicologa della cooperativa Progetto Popolare.
La prima parte, condotta con metodologia aperta e indirizzata a recepire le istanze e i bisogni dei partecipanti, è servita sia a rompere il ghiaccio che a calare il gruppo, subito, in un ambiente collaborativo, in un clima di fiducia in cui tutti si sono sentiti liberi di esprimersi. “Siamo soddisfatte, abbiamo trovato genitori molto attivi e partecipativi”, commentano Bellomo e Carlucci, a cui fanno eco le parole della dirigente scolastica e dell’insegnante presenti al laboratorio. “Spesso i genitori, completamente assorbiti dal loro ruolo, hanno bisogno di uno spazio per sé – continuano – e il laboratorio stesso può rappresentare un luogo in cui, in qualche modo, si ritrovano”. “Si accorgono di non essere soli: quando esternano le proprie perplessità e vincono le prime resistenze, realizzano che il problema dell’uno è anche il problema dell’altro, che ci sono tante questioni che sono universali”. Si creano così i presupposti per la costituzione di uno spirito di gruppo e una completa condivisione.

Nel corso del laboratorio, i casi concreti vengono assunti da punti di appoggio per tematiche più ampie. Ad esempio, spesso i genitori si trovano a vivere delle piccole difficoltà quotidiane come il ritardo dei figli nell’ingresso a scuola e, istintivamente, possono vivere momentanei stati di rabbia che subito dopo, spostatisi sul piano razionale, alimentano un senso di colpa per quanto detto o fatto. Supportati e accolti in questa difficoltà, vengono aiutati a assumere consapevolezza dei propri stati emotivi e a poterli così gestire. Altro caso paradigmatico è l’utilizzo del telefonino a tavola e la difficoltà di imporre una regola, che deve partire sempre dall’esempio. La chiarezza, la coerenza e la spiegazione delle sue motivazioni che sottendono la regola diventano le basi per la sua accettazione. “Alla base di tutto c’è il dialogo”, ripete come un mantra la docente Katia Bellomo. Il clima familiare sano e sereno è il presupposto per la trasmissione di valori positivi ed è il miglior modo – è dimostrato – per tenere a distanza la violenza, anche all’esterno.

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