Un progetto di cura e prevenzione

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Aiutare gli orfani e le orfane di femminicidio a superare il trauma e il dolore, costruire reti di professionisti capaci di riconoscere i loro bisogni, disseminare anticorpi per fermare la violenza maschile sulle donne.

Sono questi i punti di forza del progetto S.O.S. Sostegno Orfani Speciali per Paola Torrioni, la docente del Dipartimento di Culture, Politiche e Società dell’Università di Torino che coordina il monitoraggio.  L’ateneo torinese è uno dei partner del progetto.

Ogni mese nella cabina di regia – spiega la docente – verifichiamo, con i/le responsabili delle diverse aree, le attività svolte, il rispetto dei tempi. Valutiamo le eventuali correzioni necessarie per raggiungere gli obiettivi, anche quelli di lungo periodo”.

Analisi e dati che saranno condivisi con Arco di Pin, il laboratorio di ricerca sociale dell’Università di Firenze scelto da Impresa Sociale “Con I Bambini”, per la valutazione finale del progetto finanziato con il bando “A braccia Aperte”.

Il bilancio del primo anno sarà tracciato in autunno ma per Paola Torrioni si è sulla strada giusta: “In Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta – dice – si stanno raccogliendo i dati sui potenziali beneficiari, orfani, orfane e famiglie affidatarie. È stata quasi ultimata la formazione per gli operatori e le operatrici che entreranno in relazione con chi vorrà usufruire dei sostegni psicologici, educativi, formativi previsti dal progetto. Quasi pronta anche la griglia di intervista che servirà a facilitare il delicato compito di ascolto di persone che hanno perso la madre in modo così traumatico. Sono stati trovati i locali ed entro pochi mesi aprirà a Torino il Polo S.O.S., un luogo dedicato a loro”.

Sportelli apriranno anche a Genova e ad Aosta.

Il femminicidio, ricorda Torrioni, è quasi sempre la conclusione drammatica di una storia di violenza domestica. E chi ne è segnato può replicarla: “Oltre a curare le ferite lasciate da un femminicidio, si deve lavorare per fermare la spirale che riproduce relazioni asimmetriche e squilibrate tra i partner, in cui lei subisce la condotta aggressiva e controllante di lui. È necessario, quindi, arrivare alle radici della violenza maschile per depotenziarle“.

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