Bellezza, risposta alla rassegnazione
di ztlmediagroup
Il laboratorio fotografico “Ri-Belli per stupire” è ormai prossimo all’avvio. Alessia Campo, che è parte dell’equipe che si occuperà di condurre l’iniziativa, ci racconta gli obiettivi e le aspettative del progetto.
“I ragazzi coinvolti sono 19: alcuni abitano nel Centro Storico di Ragusa e frequentano le scuole medie, e sono di origine nigeriana o eritrea. Il gruppo più numeroso, invece, vive nella cosiddetta fascia trasformata, nelle aree limitrofe a Marina di Acate. Questi ragazzi hanno un’età compresa tra i 9 e i 18 anni, sono di nazionalità tunisina, ma la quasi totalità di loro è nata a Vittoria.
Sono figli di braccianti agricoli, e sono abituati ad un’esistenza di isolamento, lontana dai centri abitati. Sono stati, praticamente, privati di un’infanzia e di un’adolescenza in un contesto normale.
Accade spesso, infatti, che i genitori chiedano loro aiuto o nell’attività lavorativa o nelle faccende domestiche; non hanno possibilità di socializzare con i loro coetanei, vista la distanza dai centri abitati, se non durante le ore scolastiche.
Il laboratorio di fotografia vuole essere uno strumento, un viaggio per scoprire la bellezza delle relazioni e dell’ambiente circostante, cui anche loro hanno diritto. Questi ragazzi, spesso, sono seguiti solo a distanza anche dalle loro stesse famiglie, impegnate nel lavoro per assicurarsi la sopravvivenza quotidiana. Con questa iniziativa, avranno un’occasione per essere osservati ed osservare, sperimentare la curiosità e scoprire la bellezza che c’è in loro e intorno a loro.
Ci racconti un pò la tua storia e il tuo impegno nel mondo dei giovani?
Lo scorso anno ho avuto la bella opportunità di conoscere la realtà del Presidio Caritas di Marina di Acate, e conoscere alcuni ragazzi che parteciperanno al laboratorio di fotografia.
Sono stata infatti volontaria di servizio civile presso la Caritas Diocesana, e la sede del mio servizio era proprio il Presidio, un punto di riferimento per tutti, in quanto luogo dove si incontrano storie, persone, racconti di vita e dove anche i minori trovano spazio.
Mi ero occupata di giovani già in altri contesti, lavorativi e parrocchiali, ma toccare con mano e conoscere una realtà così vicino a noi, in cui esistono ragazzi invisibili e a cui viene negata l’infanzia e il diritto al gioco, allo studio, alla relazione e, semplicemente, a una crescita armoniosa, ha suscitato in me alcuni interrogativi e, al tempo stesso, sicuramente, anche voglia di scommettermi e di impegnarmi.
Da ottobre dello scorso anno, peraltro, questi ragazzi sono coinvolti anche in un percorso di doposcuola e personalmente ho la fortuna di poterli seguire anche in questa iniziativa, il cui obiettivo è quello di accompagnarli nello svolgimento dei compiti scolastici, considerando anche la difficoltà di questo ultimo anno di scuola intermittente, tra lezioni in presenza e DaD, sottraendoli alla marginalità, attraverso un riscatto che passa proprio dallo studio.
Cosa pensi possa emergere, in positivo, dal laboratorio fotografico cui parteciperai con i ragazzi?
“Credo molto nella forza educativa di questo laboratorio, che può rappresentare uno strumento utile a disposizione dei ragazzi che vi parteciperanno. A volte loro stessi ci hanno consegnato, nonostante la loro giovane età, alcune riflessioni amare e disilluse. Questo laboratorio può essere un’opportunità per far capire loro che esiste un’altra possibilità, e che il loro destino non è ineludibile. Se ci si guarda attorno, la bellezza esiste, ed è un’arma potente contro ogni forma di rassegnazione”.
Cosa ti stimola nell’attività che avvierete? Quali sono le tue aspettative?
“Questi ragazzi sono parentesi di bellezza tra povertà e sfruttamento. Sono certa che i ragazzi sapranno stupirci; ho grandi aspettative e a noi spetterà il compito di dar loro attenzione. Il loro impegno sarà quello di imparare a raccontarsi, esplorare, esprimersi attraverso la fotografia. E avranno la possibilità di sperimentare, di confrontarsi, di dialogare con gli altri, di ampliare i loro orizzonti, di allenare la fantasia e iniziare a sognare, a sperare e a desiderare”.
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