“La riparazione del trauma attraverso il legame” al Congresso Nazionale per i 25 anni dell’EMDR in Italia

Presso il Palacongressi di Rimini dall’11 al 13 ottobre si è svolto il congresso dal titolo “25 anni di terapia EMDR: Innovazione e Ricerca” e all’interno del simposio dal titolo “Strategie cliniche”, che ha avuto come chair la dott.ssa Daniela D’Elia, è stato presentato un contributo dal titolo “La riparazione del trauma attraverso il legame” di Maria Domenica Cozzolino ed Elena Scudiero, psicologhe e psicoterapeute della Coop Irene ’95 che collaborano con il Progetto RESTART occupandosi della presa in carico di adulti e bambini esposti ad esperienze sfavorevoli infantili.

La cornice prestigiosa del congresso nazionale che ha visto contributi di relatori illustri, sia nazionali che internazionali, come Olivier Piedfort-Marin (Svizzera), Sarah Dominguez (Australia) e Debra Wesselmann (U.S.A.) è stata un’occasione di confronto e una vetrina importante per raccontare del progetto RESTART e del modo in cui in  questi anni si è lavorato per implementare una rete di contrasto all’abuso e al maltrattamento, ed in particolare dell’attività svolta presso la Coop Irene ’95 nella cittadina di Marigliano, che già da circa trent’anni anni svolge un servizio di prevenzione e contrasto dell’abuso e del maltrattamento all’infanzia.

Il contributo presentato si incentrava sulla storia di un caso clinico preso in carico nel progetto RESTART su invio dei Servizi sociali di uno dei comuni partner del progetto, in cui un papà è riuscito a trovare il suo posto nella vita di suo figlio, ritrovato dopo un periodo di separazione,  in cui il bambino era stato esposto  ad Esperienze Sfavorevoli Infantili.

È una storia di cura e di legame, sia delle terapeute con i loro rispettivi pazienti, sia del figlio con il padre nella stanza di terapia nelle sedute congiunte; ed è anche la storia di un bambino con una diagnosi di ADHD, che è riuscito a ritrovare il suo equilibrio, le sue radici e ad elaborare i suoi traumi. Infine, è la storia della sfida che due terapeute, quando tutto sembra ormai chiaro e definito, decidono di accogliere: guardando a questa coppia genitore-figlio nell’ottica del trauma, che disconferma la diagnosi di partenza e passando così dal sintomo al funzionamento. Ampliando il focus dal ragazzo – dai sintomi, dalla diagnosi di ADHD –  alla sua storia, come appreso in questi anni grazie all’approccio trauma informed, è stato possibile raggiungere degli ottimi risultati, sia nella psicoterapia individuale del bambino che nello spazio di supporto psicologico fornito al padre.

Il contributo ha messo in evidenza l’utilizzo di un approccio terapeutico integrativo, in cui viene inserita la terapia EMDR, metodo evidence based per l’elaborazione dei traumi. Inoltre, il trattamento è stato caratterizzato da setting multipli e sedute di co-terapia. Tali modalità non sempre sono sostenibili nei contesti pubblici e invece, laddove implementate, sono in grado di interrompere in modo efficace le catene intergenerazionali del trauma, tenendo sempre ben salda la consapevolezza che per lavorare con casi così complessi, con diagnosi così complesse, è necessario sempre un lavoro di équipe.

Questa modalità di lavoro e questa intenzionalità, che permea fin dall’inizio tutto il progetto RESTART, in particolare in questo caso con una diagnosi di ADHD, si è rivelata oltremodo funzionale alla presa in carico e al buon esito dei percorsi psicologici, sia per il padre sia per il bambino, che ad oggi beneficiano degli esiti della presa in carico e di tutti gli interventi diagnostici e terapeutici che sono stati loro proposti all’interno del progetto RESTART.