Fare gruppo è l’avventura più bella
di cemeadelmezzogiorno
Dal 14 giugno al 30 luglio, per 7 settimane, è stato attivo il Centro ricreativo estivo 2021 nella ludoteca “Casa delle Arti e del Gioco” in zona Torpignattara a Roma, organizzato dal progetto Radici di Comunità in collaborazione con la scuola Pisacane dell’I.C. Salacone. La collaborazione è stata importante per vari motivi, a cominciare dal fatto che proprio l’istituto ha permesso di costruire una lista di bambini le cui famiglie avevano l’ISEE basso, lista che è stata poi completata dalle assistenti sociali del V Municipio.
In tutto si sono iscritti al Centro Estivo più di 100 bambini a cui sono state garantite da una a tre settimane di frequenza – completamente gratuita – sulla base del bisogno.
Ogni settimana sono stati costruiti tre piccoli gruppi da 7 bambini: suddivisi in base all’età (per un totale di 21 a settimana), ognuno seguito per tutta la durata del Centro estivo da un’educatrice di riferimento.
Le attività
L’esperienza è nata dalla collaborazione tra scuola, Cemea del Mezzogiorno, capofila del progetto “Radici di Comunità”, i partner del progetto stesso, e il progetto “Doors”.
Grazie all’impegno di tutti è stato infatti possibile svolgere attività di “piccolo circo” e movimento corporeo con Ruota Libera Teatro; laboratori artistici con Focus CDS; letture animate con “Il Semaforo Blu”; laboratorio di immagini e di emozioni con CERF; laboratori di costruzione di giochi e laboratori di giardinaggio ed educazione ambientale con Cemea; laboratori di conoscenza del territorio con Spiga; corsi di break-dance e laboratorio musicale grazie al progetto Doors.
Grazie ai fondi messi a disposizione della scuola è stato possibile garantire anche il pranzo gratuito per tutti i bambini, con un catering che ha tenuto conto delle esigenze alimentari dei partecipanti.
I bambini (tra i 5 e gli 11 anni) erano prevalentemente di origine straniera, molti in situazione di disagio socio-economico familiare, alcuni con problemi linguistici in quanto arrivati da poco tempo in Italia (in due casi si è fatta anche un’azione di accompagnamento con una mediatrice culturale per l’iscrizione a scuola), altri con problemi legati a disabilità, difficoltà di integrazione o di socializzazione, DSA.
Fare gruppo per crescere
È importante, però, sottolineare l’idea pedagogica sottostante a questa esperienza: l’obiettivo era la condivisione della vita quotidiana in piccoli gruppi, pensati come piccole comunità cooperanti all’interno delle quali proporre, sperimentare in prima persona, partecipare alla gestione delle attività… Una vera e propria avventura, in cui il bambino è protagonista, si pone obiettivi e domande, e con l’aiuto dell’adulto può indirizzare i suoi sforzi alla meta e sviluppare competenze.
Gli obiettivi del progetto erano quindi:
– promuovere il protagonismo dei bambini attraverso contesti di vita collettiva accoglienti e rispettosi delle differenze;
– incoraggiare l’espressione dei propri bisogni, desideri, interessi, suggestioni attraverso la pratica di attività create per loro e con loro;
– promuovere l’autonomia e l’assunzione di responsabilità, attraverso la partecipazione alla gestione e alle scelte;
– favorire la distensione e il piacere, attraverso il fare, il gioco, la fantasia;
– promuovere le relazioni, la convivenza attraverso il dibattere e il negoziare, attraverso la condivisione delle regole di comportamento nel gruppo;
Tutto questo attraverso il rispetto e lo sviluppo delle varie dimensioni dell’esperienza:
- l’esperienza individuale (quella affettiva) che esige il soddisfacimento dei bisogni personali e che si realizza attraverso l’individualizzazione di ogni momento della giornata;
- l’esperienza fisica, di scoperta, di movimento, di esplorazione, di costruzione;
- l’esperienza intellettuale (cognitiva), di ricerca di contenuti culturali alternativi, elaborazioni di gruppo, dilatazione del campo espressivo, creativo, comunicativo ecc…;
- l’esperienza sociale, di dinamiche sociali orizzontali di autonomia, di partecipazione, di gestione democratica, di accesso dei ragazzi ai centri decisionali, che presuppone un’organizzazione della vita collettiva e graduali forme di autogoverno.
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