Il Comitato locale integrato, strumento per costruire comunità
di cemeadelmezzogiorno
Radici di Comunità non è solo un insieme di attività – laboratori per i ragazzi, percorsi con i genitori, incontri di sensibilizzazione sul territorio – ma un progetto, che ha una proposta ambiziosa: contrastare la povertà educativa, costruendo una serie di collaborazioni tra diversi soggetti del territorio, mettendoli in rete attraverso un Comitato Locale Integrato e così contribuendo a costruire una comunità educante.
Per questo sono stati pensati tre incontri di “presentazione” del progetto a Nettuno e Anzio, due territori su cui il progetto insiste: 18 novembre ad Anzio e il 25 novembre presso l’IC Nettuno (uno per i ragazzi della scuola primaria e uno per quelli delle medie). Gli incontri sono stati l’occasione per fare il punto sulle attività svolte lo scorso anno e su quelle avviate per questo anno scolastico, ma soprattutto sono stati l’occasione per ascoltare i diversi soggetti partecipanti (insegnanti, genitori, associazioni, soprattutto), per raccogliere segnalazioni di bisogni e proposte di lavoro future.
I BISOGNI A NETTUNO. A Nettuno è emerso un quadro della situazione decisamente problematico. C’è infatti un alto tasso di vulnerabilità sociale in un territorio che, al di fuori della scuola, propone poco o nulla: mancano spazi culturali, occasioni e luoghi per giocare, cantare, suonare, ha chiuso anche la biblioteca storica… e tra i giovani è forte la tentazione di scappare, di trasferirsi a vivere altrove, alla ricerca di più opportunità.
Anche i rapporti tra scuola, genitori e territorio andrebbero ri-costruiti, o almeno sviluppati: una volta c’era un Comitato Genitori, che ora non c’è più; alcune iniziative si bloccano sul nascere per la difficoltà di collaborare; una proposta di realizzare murales sui muri esterni è stata abbandonata per il costo dei colori… Tutte cose su cui si potrebbe lavorare, come si potrebbero sviluppare iniziative già realizzate. Ad esempio, la scuola e il CPIA hanno ospitato i nonni del centro anziani per la realizzazione di un orto con i bambini: dare seguito a questa iniziativa favorirebbe lo scambio intergenerazionale.
Nell’incontro destinato alla scuola media è emerso anche un problema legato ai pregiudizi di chi abita sul territorio: le proposte diverse dalla didattica tradizionale spesso vengono percepite come una punizione per chi ha particolari problemi. Anche per questo ha dato adesione allo screening solo il 60% dei genitori della scuola e di questi solo il 60% si sono presentati a ritirarne i risultati. C’è molta resistenza a tutto ciò che non è tradizionale, ma i ragazzi possono fare la differenza e coinvolgere con il passaparola.
LE PROPOSTE. Il Comitato Locale Integrato potrebbe in parte rispondere a queste esigenze, purché ognuno sia disposto a mettersi in gioco non solo come soggetto, ma anche come persona, per costruire un gruppo che si impegni per strutturare un lavoro di rete sul territorio, ad esempio organizzando eventi pubblici (attualmente solo la parrocchia locane ne propone) insieme al Comitato di quartiere.
Alla fine, si è deciso di costruire un gruppo, disponibile ad incontrarsi ogni 2-3 mesi per riflettere, confrontarsi, progettare intorno alla vita dei bambini e della scuola, ai bisogni del territorio, alla relazione tra scuola e famiglia, per costruire degli strumenti di prevenzione e di contrasto alla povertà educativa.
Nella scuola media è stato proposto di aprire uno sportello di ascolto al servizio dei genitori, che sia uno spazio per colloqui individuali per problemi specifici, ma che possa anche organizzare incontri tematici o spazi di confronto mediati tra scuola e famiglia. Un’altra idea emersa è quella di preparare e sottoporre ai ragazzi un questionario sul senso civico e sul rispetto, anche per riaprire il tema della legalità.
Infine, sarebbe importante mettere in rete, valorizzare e coinvolgere le esperienze e le buone prassi che pure sul territorio ci sono, a partire dalle iniziative per pulire l’ambiente (sul modello di Retake o Legambiente).
I BISOGNI AD ANZIO. All’incontro di Anzio ha partecipato anche l’assessora ai Servizi Sociali Velia Fontana, che tra l’altro è un’insegnante, e che ha detto di condividere il progetto e soprattutto il concetto di Comunità educante, nella quale anche l’amministrazione ha il proprio ruolo. Anche la dirigente scolastica Maria Teresa D’Orso ha espresso il suo apprezzamento per il progetto, sottolineando l’impegno – seppure faticoso – della scuola per aprirsi al territorio e incidere positivamente su di esso.
Quello di Anzio è un territorio abitato e vissuto da famiglie di diverse origini e provenienze; dove la diverse comunità culturali presenti sono percepite dalla scuola; dove avviene una reale integrazione tra i bambini. Un esempio in questo senso è la festa dell’intercultura organizzata negli anni dalla scuola. Tuttavia, anche qui mancano spazi aggregativi e di incontro aperti a tutti, ci sono pochi stimoli culturali (ad es. non c’è una biblioteca di quartiere), molte famiglie italiane non si sono aperte alle altre culture e alcune comunità continuano a rimanere piuttosto ghettizzate.
Anche qui, nella scuola manca un comitato genitori e manca la partecipazione dei genitori italiani, non c’è lavoro in rete sul territorio, nonché l’impegno della politica locale.
LE PROPOSTE. Le proposte emerse riguardano l’attivazione di sinergie positive; l’impegno ad approfondire la collaborazione con il Comune di Anzio; il coinvolgimento di altre categorie e delle realtà del Terzo settore. Ma si è ragionato anche sulla necessità di individuare e attivare percorsi per auto-organizzarsi e percorsi di empowerment femminile.
Si lavorerà quindi anche qui sulla costruzione di un Comitato Locale integrato, che metta insieme insegnanti, genitori, associazioni e istituzioni locali, che possa essere motore di iniziative e progetti.
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