La parola d’ordine è gioco!

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Contributo a cura di Marlene Frisoni* – Passata la prima fase di novità, le scuole chiuse, le palestre chiuse, i bambini hanno iniziato a sentire il peso delle restrizioni soprattutto nel non poter vedere o stare con altri bambini. Per i genitori non sempre è stato facile trasmettere ai più piccoli tranquillità e sicurezza soprattutto quando è capitato di essere stati, a propria volta, preoccupati per sé stessi o per la salute di un proprio caro.

Dai nostri incontri con genitori è emersa la forte preoccupazione per i bambini visto il ritmo delle giornate che abbiamo vissuto, insieme alla strana atmosfera che abbiano respirato e che hanno maggiormente confuso i bambini, e spesso sono stati la causa per loro di ansia e stress. Abbiamo dovuto supportare i genitori nel riconoscere i problemi che a lungo andare questo tempo sospeso ha prodotto in termini di affaticamento e perdita di energie.

I bambini non sono sempre in grado di verbalizzare emozioni dicendo: “mi sento triste, mi sento spaventato, ansioso etc”, semplicemente mettono in atto dei comportamenti che devono essere letti come messaggi e richieste di aiuto. L’attenzione è stata alta, visto che parliamo dell’equilibrio emotivo di bambini e adolescenti, che hanno risentito, eccome, dell’emergenza: sono loro quelli che hanno pagato un prezzo particolarmente alto durante il lockdown.

Aver messo in atto dei percorsi di supporto alla genitorialità non solo è stato fondamentale nella fase acuta ma ha ridotto, in molti casi, il rischio di sintomatologie post-traumatiche perduranti nel tempo.

Ora non dobbiamo dimenticare che, se è vero che le cose stanno andando in maniera soddisfacente, non ci troviamo ancora in una situazione di serenità. Ci troviamo ad affrontare una fase di riadattamento alla normalità e siamo consapevoli che probabilmente reazioni e comportamenti non si estingueranno subito: avremo una fase di scarica della tensione, e una fase di riadattamento alla quotidianità.

I bambini hanno sicuramente bisogno di movimento, quindi nei limiti delle possibilità anche logistiche, cerchiamo di aiutarli in questo scarico di energia accumulata. Le attività che possiamo consigliare e proporre sono di riprendere giochi tradizionali ed esercizi di regolazione emotiva trasformati in gioco. La parola d’ordine è gioco, qualsiasi attività sarà fatta giocando e l’obiettivo delle attività di gioco non è bloccare l’attivazione dei bambini ma canalizzarla e rallentarla/attivarla per regolarla.

Teniamo ben presente che in questo particolare momento di ripresa non si tratta più di garantire solo la socializzazione quale processo esistenziale verso e con l’altro, ma la socialità che qualifica la persona, nel caso dei bambini è chiaro il riferimento all’art. 31 CRC in cui si riconosce al fanciullo “il diritto al riposo, allo svago, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età, ed a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”.

 

*Consulente Familiare – Educatore professionale socio – pedagogico – Associazione SOS DONNA Sora

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