Appunti di viaggio dei tre community organizers: il potere è nella relazione
di communityorganizing
È passato poco più di un mese dall’inizio della nostra avventura come community organizers.
Guidati dalla nostra organizer senior Maria, abbiamo intrapreso un percorso avvincente alla scoperta di pratiche rivoluzionarie, che stiamo già sperimentando nei tre territori in cui stiamo lavorando.
Attraverso un racconto a tre voci, vogliamo condividere con voi i frutti di questa straordinaria esperienza.
MARIA SARA CETRARO – Corviale
Qualche settimana fa, raccontando a Massimo (fondatore di Calciosociale) come stesse andando la formazione di Community Organizing, gli dissi che la sera prima non ero riuscita a dormire per l’entusiasmo. Credo che quest’immagine renda bene l’idea dell’effetto che ha avuto su di me questa esperienza: quando un nuovo bagaglio di conoscenze diventa così pervasivo da toglierti perfino il sonno vuol dire che ha toccato le corde giuste e che sta provocando una trasformazione. In effetti, nelle pratiche che ho appreso, ho trovato tante corrispondenze con il mio vissuto e con quello che ho sempre cercato: empatia, relazioni autentiche e strumenti utili per aiutare le persone a scoprire ed esercitare il proprio potere.
L’esercizio che abbiamo fatto sulle storie personali, ad esempio, è stato illuminante. Pensavo di essere una brava story-teller della mia vita, invece mi sono ritrovata a fare i conti con l’inefficacia delle generalizzazioni di cui spesso infarcisco i miei racconti. Sforzandomi di ricordare episodi specifici e le sensazioni che ho provato, ho imparato a rendere palpabile la mia identità e a creare una connessione con gli altri a partire da ciò che ci rende unici.
Uno dei momenti in cui mi sono sentita più coinvolta – e sconvolta! – è stato durante la simulazione degli incontri relazionali: mentre raccontavo a Maria alcuni passaggi difficili della mia vita, non sono riuscita a trattenere le lacrime. Nonostante ci conoscessimo da poco, mi sono sentita libera di esternare così le mie emozioni, senza temere di essere giudicata. Il fatto che questo imprevisto sia accaduto durante la formazione, ha dato sia a me che agli altri organizers l’occasione di confrontarci sull’importanza dell’ascolto empatico e sul potere della vulnerabilità come basi per instaurare legami sinceri e duraturi.
Un altro filo rosso del percorso è stata la continua applicazione della cosiddetta “Legge di Ferro”: Mai fare per gli altri quello che possono fare per se stessi. Danilo, Giovanni ed io abbiamo sperimentato il significato di questo principio tutte le volte in cui Maria ci ha messi nelle condizioni di trovare da soli le risposte a domande difficili, ci ha spronati a produrre materiali, ideare progetti, immaginare soluzioni. Questo approccio mi ha aiutato molto, sia perché ho scoperto delle capacità che non pensavo di avere, sia perché mi ha fatto ridimensionare la mania di controllo che mi prende quando affido agli altri dei ruoli. Parola d’ordine: fiducia!
Sicuramente, ciò che ha fatto la differenza in questo cammino è stato il rapporto di amicizia che si è instaurato tra me, Giovanni e Danilo. Prima di iniziare la formazione, ero un po’ timorosa da questo punto di vista: e se non ci fossimo stati simpatici? Se non mi fossi sentita a mio agio con loro? Se non fossimo riusciti a lavorare bene in gruppo? Tutti i dubbi sono spariti dopo la prima ora insieme! In poco tempo siamo diventati un trio affiatato e motivato, ci confrontiamo continuamente, ci aiutiamo a vicenda e – aspetto da non sottovalutare – insieme ci facciamo un sacco di risate!
Il supporto di Maria e dei miei ‘piccoli organizers’ mi dà la carica per affrontare con entusiasmo le sfide dei prossimi mesi. Sono certa che i frutti di questo primo mese di “semina” non tarderanno ad arrivare, per noi ma soprattutto per le comunità in cui siamo chiamati a lavorare.
GIOVANNI GAIGHER – Ardea
Il percorso di formazione presso la sede di CalcioSociale è stato veramente intenso. In queste giornate passate insieme ai miei nuovi amici e colleghi Maria Sara e Danilo, ci siamo messi in gioco totalmente, aprendo la nostra mente e il nostro spirito per condividere storie personali e riflessioni.
La formazione ci ha mostrato un mondo totalmente inedito, quello del Community Organizing.
Durante questo mese insieme abbiamo scoperto una serie di pratiche nuove, le abbiamo studiate, le abbiamo fatte nostre e ci siamo anche resi conto che alcune esperienze vissute in passato sono ascrivibili a questo metodo. Le abbiamo sperimentate su noi stessi e sul mondo che ci circonda senza saperlo, o senza attribuirgli questo nome.
Le relazioni, le storie delle persone, il potere inteso in senso positivo sono tutte azioni che abbiamo provato nella nostra vita all’interno di realtà associative, ma sono temi che abbiamo compreso appieno solo adesso. Il percorso formativo è stato ricco di momenti che ci hanno posto in situazioni “scomode”, lasciandoci pieni di dubbi e perplessità per costringerci ad uscire dalla nostra zona di comfort.
Una delle esperienze più interessanti è stata quella legata alla nostra storia personale, il modo in cui ci raccontiamo agli altri, che spesso avviene senza dire niente di concreto. La nostra storia non è un percorso lineare e monotono, ma è una serie lunghissima di episodi, di momenti che ci hanno portato ad essere in un certo modo o a fare determinate scelte. È necessario sapersi raccontare e creare un collegamento con chi ci troviamo davanti. Infine, tutto il periodo di formazione è stato ricco di momenti in cui abbiamo dovuto produrre situazioni, elaborare concetti, idee e capire alcune modalità relazionali. Forse è proprio questo il bello, aver vissuto una formazione pratica, partecipata e che non è ancora giunta al termine.
Ho iniziato questo percorso da solo e in una nuova realtà, quella dell’organizzatore di comunità, e sono contento di poter contare sull’aiuto di Maria, Danilo e Maria Sara per lavorare sul mio territorio e sulla mia città.
DANILO PROIETTI – Tor Bella Monaca
Avevo sentito parlare del Community Organizing all’università, ma sempre in modo marginale e senza mai approfondire davvero l’argomento. Con l’inizio della formazione, c’è stato un vero e proprio colpo di fulmine.
L’analisi del potere inteso come potere d’azione mi ha affascinato, ma anche e soprattutto il parlare di ciò che ci sta a cuore partendo dal comprenderne l’origine nelle nostre storie di vita. Perché la vita di ogni persona è diversa, come sono diverse le tante storie che ognuno di noi ha vissuto e può raccontare agli altri.
La difficoltà maggiore durante la formazione è stata proprio quella di mettersi in gioco personalmente, davanti a persone fino ad allora sconosciute come Maria, Giovanni e Maria Sara e far vivere un pezzo di me e del mio essere attraverso un pezzo della mia storia personale. Ed è stato bello vedere con quanta semplicità ognuno di noi si è aperto verso gli altri, anche toccando livelli altissimi di commozione. Mi sono reso conto, in realtà, che è tutto ciò che ho cercato di fare negli anni di attivismo: unire le persone grazie al potere delle storie e di appartenenza in un determinato quartiere o territorio e incoraggiare l’azione.
Un incoraggiamento all’azione sì, ma non facendo mobilitare gli altri contro le decisioni delle autorità pubbliche, o comunque sempre e solo per protesta, ma partendo innanzitutto dalla formazione di una comunità forte e coesa per costruire consenso e forme di pressione su proposte specifiche. In questo lavoro, è fondamentale il ruolo dei leaders collettivi che, secondo il modello definito “a fiocco di neve”, hanno il compito principale di individuare e incoraggiare altri leader.
Un progetto di:
Co2 Crisis Opportunity Onlus, Associazione Community Organizing Onlus, Associazione Spazio x Roma, Interazione Urbane, CalcioSociale, Scuola Pop Tor San Lorenzo, Eutropian, Cooperativa Ulis
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