Luglio 2020 | La voce agli educatori di progetto per fare il bilancio dei mesi di lavoro in lockdown

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LA VOCE AGLI EDUCATORI DEL PROGETTO PARI E DISPARI

PER FARE IL BILANCIO DEI MESI DI LAVORO IN LOCKDOWN

 

Nel periodo di emergenza, Pari e dispari – interventi e metodi per una comunità inclusiva, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile e realizzato dalla Cooperativa Sociale Emmanuele in collaborazione con 50 partner in provincia di Cuneo, si è attivato per rispondere ad alcuni bisogni nascenti. Le attività extrascolastiche rivolte ai bambini con bisogni educativi speciali (azione Fuoriclasse) e ai bambini in condizione di povertà educativa (azione I Care), sono state riorganizzate in modalità remota, in modo da poter continuare a sostenerli nel tempo. Inoltre, i territori di Cuneo e dell’Albese, hanno aperto uno “sportello amico” rivolto ai genitori affinché potessero confrontarsi e sentirsi supportati da un operatore loro dedicato.

Martina, Serena, Francesca, Roberta, Giulia, Ileana, Gianluca e Enrico: un’intervista a otto voci per raccontare il lavoro complesso dei mesi scorsi per continuare a rispondere ai bisogni e stare vicini alle famiglie.

 

Durante il periodo di lockdown quali sono stati, secondo te, i bisogni educativi emergenti?

Martina (cooperativa sociale Armonia): quello di cercare di mantenere il più possibile i contatti con i compagni e le figure adulte di riferimento

Serena (cooperativa sociale Armonia): mantenere le relazioni, ritornare al “face to face” e trovare nuove routine

Francesca (cooperativa sociale Alice): mantenere un contatto con la realtà sociale in senso lato

Roberta (cooperativa sociale Alice): bisogni maggiormente relazionali da parte delle famiglie, ma anche dei bambini, che hanno avuto meno punti di riferimento, soprattutto in quelle situazioni in cui inizialmente la didattica a distanza prevedeva sono “scambi” di materiali e schede e non video lezioni.

Giulia (cooperativa sociale Emmanuele): vicinanza emotiva e relazionale, confronto e supporto nello svolgimento dei compiti.

Ileana (cooperativa sociale Momo): socialità tra pari, sostegno scolastico, relazione e vicinanza

Gianluca (cooperativa sociale Momo): supporto nella didattica on line per i nuclei più fragili e momenti di socialità (anche a distanza) con soggetti al di fuori del nucleo famigliare, per stemperare le tensioni e per non perdere la rete relazionale

Enrico (cooperativa sociale Emmanuele): il bisogno di ricostruire una quotidianità di vita famigliare, in particolare per i bambini, a seguito della chiusura di tutte le attività esterne (scuola, sport, oratorio, ecc.), e di ritrovare un ritmo ed un senso alle giornate prive di relazioni sociali esterne.

 

Nel periodo di lockdown, cosa ha fatto Pari e Dispari per i bambini e le famiglie per contrastare le povertà educative?

Martina: ha dato un’ottima opportunità alle famiglie più bisognose. Più che mai in questo periodo è stato necessario dar loro un supporto e un sostegno per non lasciarle sole.

Francesca: ha cercato di mantenere aperta una finestra di dialogo e supporto a distanza attraverso i canali di comunicazione, come i social e attraverso l’uso degli strumenti tecnologici

Roberta: si è cercato di supportare le famiglie in modi alternativi, creando un collante con la scuola che in quel momento più che mai è stato fondamentale.

Giulia: tramite il “doposcuola virtuale” ho incontrato una volta a settimana un gruppo di bambini del doposcuola fuoriclasse della scuola elementare Don Luciano di Borgo San Dalmazzo che presentano BES. L’obiettivo del lavoro è stato quello di cercare di salvaguardare il mandato del progetto: cercare di supportare i bambini dal punto di vista scolastico ma anche mantenere una vicinanza relazionale. In questi mesi ho lavorato per supportare i bambini nella rottura della quotidianità che hanno vissuto, cercando di rimanere in contatto con le famiglie, per tenerle aggiornate sul percorso, e con le insegnanti del plesso per lavorare in maniera mirata sulle difficoltà scolastiche di ogni bambino.

Ileana: ha attivato, dove possibile, sostegno a distanza per mantenere la relazione e aiutare nello studio, anche se non tutti i territori e le situazioni sono adatte o adattabili alla connessione a distanza

Gianluca: ha offerto un supporto a distanza ai nuclei fragili con gli strumenti digitali con videotelefonate e chiamate, uno spazio virtuale di confronto e dialogo, di aiuto ai bambini nella didattica online. Infine, nelle ultime settimane, ha seguito l’evolversi delle attività ricreative estive per aiutare i nuclei nell’inserimento dei minori.

Enrico: per le famiglie, Pari e Dispari ha anche attivato uno “sportello amico”, a cui i genitori hanno potuto rivolgersi telefonando e/o videochiamando, per confrontarsi con un operatore rispetto alle fatiche vissute da loro stessi, dai figli o dall’intero nucleo famigliare nel periodo di lockdown. Lo sportello ha sostenuto i genitori nell’individuare semplici strategie quotidiane per far fronte all’impoverimento del mondo vitale dei figli, ricercando stimoli adeguati all’età e attenzioni nei confronti dei loro stati emotivi di fatica, paura e a volte di profonda tristezza.

 

La didattica a distanza è stata una sfida per i docenti, per i bambini e per le famiglie: quali sono i limiti e le opportunità che avete riscontrato nell’accompagnare i bambini e le famiglie?

Martina: un limite sicuramente è quello della mancanza degli strumenti per la didattica. Si aggiunge inoltre la difficoltà di non avere in alcuni casi spazi silenziosi e consoni all’attività. Manca poi in alcuni casi una gestione familiare per quanto riguarda fratelli e sorelle minori: in alcune famiglie in cui già normalmente si è in difficoltà, questa didattica a distanza non aiuta.

Serena: poca connessione e strumenti tecnologici, correlati a molte richieste degli insegnanti, in alcuni casi poco coordinate.

Francesca: i limiti sicuramente sono l’impossibilità di un contatto diretto (fisico) sia esso un abbraccio un sorriso, uno sguardo, il tendere una mano direttamente nella realtà, tutti aspetti che vanno a perdersi attraverso la didattica a distanza. Le opportunità sono state soprattutto la possibilità di entrare un pochino di più nella quotidianità, nelle “case” delle famiglie, nella loro realtà familiare vera e propria.

Roberta: sicuramente i bambini stanno apprendendo nuove routine, anche alterando un poco i ritmi sonno-veglia al di fuori della loro quotidianità. Le video lezioni servono a creare un tempo, un appuntamento, dove i bambini hanno la percezione di riprendere in mano alcune abitudini.

Giulia: questo periodo ha messo alla prova più parti… le insegnanti, che si sono dovute adeguare per ricercare nuove modalità di insegnamento e incontro a distanza; le famiglie e i bambini, che hanno messo in campo tutte le loro risorse; e noi operatori, che abbiamo cercato di essere presenti e portare avanti il nostro lavoro, nonostante tutto. In alcuni casi sono emerse in maniera ancora più forte rispetto a prima le fragilità dei nuclei familiari che non possedevano competenze/strumenti per fruire della didattica a distanza. In questo noi operatori abbiamo cercato di svolgere la funzione di supporto facendo del nostro meglio. In altri casi, per contro, l’incontro individuale, anche se filtrato dalla presenza di uno schermo, ha reso possibile la creazione di momenti di vicinanza particolare con le famiglie e i bambini, nelle loro case e nella loro quotidianità.

Ileana: il gap tecnologico ed economico delle famiglie è un grande limite. Alcuni hanno accesso alle tecnologie ma non sanno usarle; altre non possono permettersi l’acquisto di materiali; altre ancora hanno tutto ma non possono essere presenti ed aiutare i figli perché hanno attività lavorative in proprio da portare avanti. L’unica opportunità che intravedo è che permette di mantenere un minimo di contatto anche senza la presenza fisica.

Enrico: la didattica a distanza è stata una risposta emergenziale e spero resti una parentesi per tutte le classi dell’obbligo scolastico. Troppi fattori legati alle condizioni socioeconomiche e culturali delle famiglie impattano negativamente sull’apprendimento a distanza dei bambini, scavando il solco fra “chi ha i mezzi ed è seguito” e “chi ha pochi mezzi ed è seguito poco”. Per funzionare, la D.A.D. nelle scuole primarie ha avuto bisogno di una massiccia presenza delle figure genitoriali accanto ai figli, che senza la scuola in presenza, hanno perlopiù ridotto la propria autonomia. Questa presenza genitoriale, per chi ha potuto, è stata molto impegnativa e per chi non ha potuto, per differenti ragioni (lavorative, culturali, di mezzi…), ha generato difficoltà per i figli, che si sono dovuti gestire da soli, talvolta perdendosi e non riuscendo a seguire le attività e le consegne proposte dalle insegnanti. Il principale aspetto positivo che vedo nella D.A.D. è stato lo sviluppo di competenze informatiche diffuse fra bambini, genitori ed insegnanti…ma credo anche ci siano altri modi per poterle sviluppare.

Gianluca: il divario tra risorse messe in campo e risultati raggiunti è stato evidente. Gli operatori si sono attivati con creatività ed efficienza, ma ci sono dei limiti strutturali a livello del numero di bambini che si poteva seguire o le poche competenze digitali dei nuclei famigliari che limitano i risultati confrontati con l’intervento in presenza.

 

Come hai trasformato il tuo modo di lavorare per portare avanti l’azione di progetto che segui?

Martina: le azioni di progetto che ho seguito sono passate tutte attraverso le videochiamate con i bambini.

Serena: connessioni via zoom legate al gioco e a momenti di “leggerezza”.

Francesca: rispetto a prima ho riorganizzato il mio modo di lavorare, che si è modificato dandomi la possibilità di analizzare più nel profondo alcuni aspetti che prima non sempre era possibile cogliere, aspetti intimi della vita familiare dei nuclei seguiti. Maggiore adesso è il supporto nella quotidianità in senso lato e meno legata al discorso “inserimento in attività extrascolastiche” punto di partenza del progetto all’inizio.

Roberta: seguo le famiglie non più vis-a-vis ma tramite messaggi, chiamate e videochiamate, che ho trovato fondamentali in questo periodo. I bambini si sono “aperti” maggiormente, mostrandomi i loro spazi, i loro animali domestici e i loro giochi!

Giulia: la didattica a distanza ha trasformato radicalmente il mio modo di lavorare. Da un lato mi ha permesso di avvicinarmi maggiormente ed essere più in contatto con famiglie e insegnanti. Dall’altro, in alcuni casi particolarmente delicati, ha reso più difficile lavorare efficacemente con i bambini tenendo conto dei loro bisogni educativi specifici.

Ileana: l’azione che seguo della “Scuola condivisa” non ha avuto una trasformazione nel periodo di lockdown. Per quanto riguarda gli accompagnamenti individuali con alcune famiglie è stato mantenuto il contatto telefonico, mentre con altre ci si è persi.

Gianluca: “Fuoriclasse” è diventato uno sportello quasi quotidiano di aiuto compiti, dove supportare in videochiamata e tramite l’accesso alla piattaforma digitale i bambini nello svolgimento dei compiti. L’accompagnamento individuale “I care” è diventato uno spazio di dialogo con le famiglie più fragili dove fare un po’ da ponte con la scuola e con la rete del minore.

Enrico: nel lavoro con i genitori, ho dovuto imparare ad utilizzare piattaforme comunicative o impratichirmi di più con le semplici video-chiamate, anche per costruire un setting comunque utile e sufficientemente rispettoso della privacy delle persone che mi hanno chiamato.  Racconto una piccola sperimentazione avuta con la scuola di Borgo S. Dalmazzo, dove sono stato invitato ad alcune video-lezioni dei bambini delle classi V, allargate anche ai genitori, per dialogare sulle nuove tecnologie digitali e la loro gestione quotidiana. In questo caso la piattaforma, e l’abitudine ad utilizzarla da parte dei bambini, ha permesso a tutti di partecipare, creando un dialogo intergenerazionale interessante.

 

Come operatore, come hai vissuto questo periodo?

Martina: sicuramente ha messo in discussione moltre cose. Un lavoro fatto di relazioni sociali e di contatto umano è stato trasformato improvvisamente in una realtà virtuale, che ha sicuramente permesso di mettersi in gioco rimodulando conoscenze e competenze.

Serena: tutto sommato in maniera positiva, ma con molte perplessità sul futuro

Francesca: con difficoltà… perchè in primis è venuta meno l’organizzazione del lavoro che avevamo prima e ha preso il posto una ridefinizione del lavoro meno netta e più ampia a diversi aspetti, a cui bisogna dedicare maggiore attenzione.

Giulia: inizialmente è stato un po’ frustrante, temevo che con Fuori Classe si perdessero i contatti. Effettivamente non tutte le famiglie hanno deciso di usare la modalità online, ma più della metà ha accettato e devo dire che non inizialmente non pensavo che avrebbe funzionato, ma invece si è rivelata utile e non troppo complessa, anche per le famiglie. Nel periodo di lockdown ho vissuto due sensazioni completamente opposte: a volte un forte senso di impotenza ed inefficacia, in altre, invece, ho sentito una grande vicinanza relazionale con bambini e ragazzi con cui lavoravo già da tempo.

Enrico: il primo periodo è stato di grande disorientamento, perfino di incredulità. Poi, dopo lo shock iniziale, ho imparato insieme ai miei colleghi di cooperativa e di progetto a vedere i bisogni nascenti e i margini di azione che si aprivano: questo mi ha permesso di uscire dall’impotenza e di ripensarmi come operatore.

Gianluca: la mancanza del lavoro in presenza mi ha concesso di concentrarmi meglio su alcuni azioni di progetto e dedicarci maggior tempo ed energie. Questo mi ha permesso di avere più tempo per i bambini che seguivo, anche se è stato molto frustrante dover limitare la relazione alle videochiamate e doversi scontrare con i limiti della distanza e con gli scarsi risultati scolastici. La parte positiva è stata sicuramente la maggior collaborazione e il confronto con le insegnanti, preziose per le progettualità in divenire, anche nel futuro anno scolastico.

 

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