Le voci di OpenSpace | “Un virus in famiglia”

di

Storie e testimonianze di chi vive in prima linea sul territorio 

In questi giorni difficili anche il progetto OpenSpace, che si rivolge ad alunni, famiglie e insegnanti ed è volto a contrastare la povertà educativa si è spostato online. Molti degli incontri e delle iniziative in programma sono diventati virtuali, ma non per questo meno autentici. In altri casi le attività si sono dovute interrompere, in attesa di poterle riprendere. Ma continuiamo a credere che anche questa esperienza, nelle difficoltà che ci presenta, possa essere un’opportunità di trasformazione e crescita.

Oggi la testimonianza che vi presentiamo è quella di Antonella Fumai, educatrice di OpenSpace e referente per le attività a Bari.

 

Un virus in famiglia

Un decreto ministeriale arriva inatteso, sconvolgendo questa città dormiente che, incredula, riteneva che il coronavirus non l’avrebbe mai contagiata. “Noi abbiamo il mare e i polpi… e i virus qui non attecchiscono, al massimo ci trovi un po’ di colera” commenta uno dei ragazzi coinvolti nel progetto OpenSpace qui a Bari. E così siamo passati da un “speriamo che il sindaco chiuda le scuole” per restare a casa a un “non ce la faccio più a stare chiuso in casa”. 

La scuola si trasforma in un programma televisivo, ma di quelli noiosi dove non puoi richiedere l’aiuto da casa… perché a casa già ci sei. La professoressa non si chiama Maria De Filippi e devi sorbirti nozioni su nozioni. Lo raccontano i ragazzi, inconsapevoli fortunati, i cui docenti con grande spirito di iniziativa hanno raccolto la sfida della didattica a distanza organizzandosi, in pochissimo tempo, con quello che c’era a disposizione.

Così anche lo smartphone, fonte per antonomasia di distrazione di massa e di isolamento, sta vivendo una revisione storica che potrebbe portarlo alla beatificazione. Per non parlare dei gruppi WhatsApp, diventati ormai centro unico autorizzato di smistamento compiti per casa.

Anche il progetto OpenSpace e le attività che ha contribuito a creare, che ci hanno visto presenza attiva nella scuola, prova ora a virtualizzarsi per evitare di implodere. Vedremo a breve se e come ci riuscirà. Nel mentre gli operatori sociali, con la speranza che la situazione si normalizzi il prima possibile e che nessuno perda posti di lavoro, cercano di supportare la struttura scolastica e i genitori mantenendo vive le attività e le relazioni ad oggi avviate, nel rispetto delle nuove regole ministeriali e utilizzando gli ambienti e le modalità più idonee.

Intanto siamo tutti testimoni di strade silenziose e poco frequentate, di supermercati presi d’assalto e di un clima di reciproca diffidenza. Un clima surreale, in piena distonia con focolari domestici ravvivati dalla forzata convivenza familiare, dai ritmi meno frenetici che la situazione impone. Ma #iorestoacasa, #andràtuttobene.

 

*Questo articolo è stato pubblicato anche su BariToday

Regioni

Ti potrebbe interessare

Il megalodonte e il futuro

di

Chi porta via il futuro agli adolescenti di Bari? Un megalodonte? “Dalla periferia di San Paolo capisco bene che il mare, nelle...

La scuola è come il silenzio… accade sempre qualcosa!

di

Non importa che le lezioni siano sospese… le storie di OpenSpace non sanno stare in silenzio. In questo periodo, mentre l’emergenza del...

La didattica nelle fabbriche dell’impossibile

di

In piena emergenza coronavirus la scuola si fa tra le mura domestiche e, per chi ha più risorse, anche online. Con l’Italia...