Cinque murales partecipati per riqualificare le scuole e le città di OpenSpace
di arteteca2
La realizzazione delle opere di riqualificazione artistica all’interno del progetto OpenSpace è stata frutto di 4 percorsi partecipati che hanno permesso ai ragazzi e alle ragazze delle 4 città coinvolte di conoscere meglio il proprio quartiere, storicamente, socialmente e geograficamente. Attraverso gite, sopralluoghi, confronti intergenerazionali e indagini, studentesse e studenti hanno prodotto tantissimi elaborati rappresentando il proprio quartiere oggi e domani con disegni, fotografie, racconti.
Gli e le artiste selezionati hanno avuto l’arduo compito di interpretare i prodotti dei ragazzi e realizzare un murale il più possibile rappresentativo e identitario.
A Reggio Calabria è emerso il tema dell’ambiente, la presenza delle fiumare e delle grandi estensioni di fichi d’india tutto intorno all’abitato dal quale è possibile anche scorgere lo Stretto di Sicilia e, al tempo stesso, il legame con le tradizioni, in
particolare la musica popolare. L’artista scelto è stato quindi Mattia Campo Dall’Orto, da sempre attento alle tematiche ambientali, sociali, di parità di genere e degli aspetti storici dei luoghi. La sua opera, intitolata “Le Tarantelle di Gianna”, racconta il paesaggio naturale del luogo e pone al centro due figure di suonatori di tamburello, uno giovane e l’altro anziano, in un gioco di riflessioni tra le generazioni e il tempo che passa ma resta, fortunatamente, immutato in alcuni aspetti. I due tamburelli si sfiorano, formando il simbolo dell’infinito, a raccontare la speranza che queste tradizioni e questi paesaggi naturali restino patrimonio del quartiere e dei suoi residenti.
Per Palermo la scelta è caduta su Loste (pseudonimo di Mirko Cavallotto), un artista locale attivo da oltre un decennio. Il suo lavoro è incentrato sulla figura umana, sulle sue espressioni non verbali ed è riuscito, nell’opera “Il Gioco della Pace”, a realizzare un murale che, raffigurando un solo gesto tipicamente fanciullesco e diffuso in tutta Italia, ha sintetizzato la complessità delle tematiche venute fuori dal laboratorio locale.
A Bari è stato scelto Giuseppe D’Asta, nativo del quartiere e che ha rivisto nelle realizzazioni dei beneficiari se stesso da ragazzo, rivedendo le stesse tematiche e problematiche a distanza di tanti anni ancora irrisolte. La suo opera è caratterizzata da scene oniriche, fantasiose e per certi versi con un tratto infantile, molto illustrativo; ha desunto da numerose segnalazioni degli studenti, l’assenza di una gelateria artigianale nel quartiere, un elemento apparentemente insignificante ma che per loro sarebbe potuto essere luogo di aggregazione e di piacere, in un’area dove mancano tali spazi. Ha quindi, nella sua opera intitolata “Il Gelato dei Desideri”, immaginato un gelatiere che corre tra le nuvole lanciando una pioggia di gelati ai ragazzi del quartiere, rappresentando questi, in senso più ampio, la soddisfazione dei loro bisogni e momenti di felicità.
A Milano la scelta è ricaduta sulla tratto pittorico di Marta Lorenzon, artista che lavora sul tema della parità di genere, sulla ritrattistica e sulle tematiche ambientali e sociali, tenendo anche dei corsi di pittura dedicati ai ragazzi. Lorenzon, nel suo murale intitolato “Risveglio”, ha immaginato una bambina che dorme adagiata sul grigio della periferia milanese, circondata da elementi storici della zona come le cascine e l’aeroporto, che sogna un quartiere più verde e più adatto ai giovani.
Il contribuito diretto delle ragazze e dei ragazzi alla costruzione di questi murales ha ampliato la sensazione di poter agire direttamente sul cambiamento degli spazi che vivono, come le mura della propria scuola. Inoltre, questo lavoro ha agito direttamente sul proprio senso di responsabilità e di appartenenza verso la comunità di quartiere.
Per il murale aggiuntivo finale, che rappresentasse il Modello OpenSpace si è scelto il muralista Luogo Comune (pseudonimo di Jacopo Ghisoni) che, con il suo stile illustrativo ma non didascalico e composto da frame che consentono una sorta di racconto ricomponibile in più soluzioni, ha rappresentato, nel murale ovviamente intitolato appunto “OpenSpace”, i valori emersi dal progetto: scuola di relazioni e quartiere come comunità educante, partecipazione e protagonismo giovanile, ascolto, cura, capacità di aspirare, sono solo alcuni degli elementi metaforicamente rappresentanti in quest’opera conclusiva.
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