Eccesso di sollecitazioni e trascuratezza: alla ricerca del giusto equilibrio.

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La primissima fase della vita è cruciale per la crescita del cervello che, subito dopo la nascita, inizia a mettere i suoi mattoni uno sopra all’altro. E lo fa tanto più rapidamente quanto più riceve stimoli e vive esperienze nuove. I primi 1000 giorni di vita rappresentano la “finestra critica” per lo sviluppo di tutte le aree dello sviluppo: da quella cognitiva, emotiva, relazionale, sociale a quella amnestica, attentiva, linguistica e motoria.

Ogni bambino possiede il suo tracciato evolutivo, la sua crescita. Il suo sviluppo segue dei percorsi personali, condizionati fortemente dalle caratteristiche dei bambini e dagli stimoli ambientali e familiari che ricevono. La crescita va sostenuta a spronata, ma il desiderio di rendere i bambini attivi e impegnati, attraverso l’iperstimolazione, può condurre i genitori a stressarli, e soprattutto a snaturarli. Si tratta di comportamenti pericolosi, soprattutto se ai bambini è insegnato che non conta ‘come’ si fa una cosa ma ‘quanto’ la si fa, quale è il risultato e la quantità di azioni che si mettono in moto nel corso della giornata. Giocare sulla quantità piuttosto che sulla qualità è errato e può rendere i bambini stanchi, confusi e slegati dalla realtà. Ecco che i piccoli possono manifestare comportamenti da adulti che chiedono di rallentare il tiro, di tornare all’aspetto ludico e di permettere loro di vivere l’infanzia in modo giocoso e sereno, senza avere paura di non ‘fare risultato’, perché il risultato, in questo caso, è l’ultima cosa che conta rispetto alla loro positiva crescita psicologica ed emozionale. In modo speculare, l’ipostimolazione che rasenta la trascuratezza e l’incuria rappresentano un forte fattore di rischio per una crescita sana ed equilibrata del piccolo. I bambini che non ricevono stimoli adeguati, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, saranno nel breve, medio e lungo termine, bambini svantaggiati in tutte le aree dello sviluppo, con forti ripercussioni anche sul piano psicologico ed emotivo. La povertà culturale ed educativa mina lo sviluppo del bambino, impedendogli di accedere a quelle stimolazioni funzionali al suo benessere e alla sua crescita. La trascuratezza emotiva nella prima infanzia genera il terreno fertile per la bassa autostima, la vergogna, l’inadeguatezza, la sensibilità al rifiuto e al giudizio altrui e anche per i disturbi di personalità e stili di attaccamento disfunzionali. Occorre pertanto trovare il giusto equilibrio nelle sollecitazioni che forniamo ai bambini e alle bambine sostenendo le famiglie nella ricerca di quegli ambienti e quei contesti che possano sopperire alle loro difficoltà al fine di proteggere e preservare i piccoli dagli effetti di una ipercura o di una incuria.

La frequenza al nido rappresenta un fattore protettivo per molti bambini e molte bambine, poiché è il contesto in cui ricevere tutti quegli stimoli che rappresentano benzina e motore per delle menti che, galoppando fisiologicamente, hanno bisogno di essere sostenute nella loro crescita. Il progetto NEST riconoscendo l’importanza di un corretto processo di sviluppo psico-fisico del bambino e della bambina nei primi mille giorni di vita, ha attivato, tra le sue azioni principali, un servizio educativo di custodia e cura rivolto ai bambini e alle bambine tra 0 e 3 anni a rischio di vulnerabilità socio-economica. L’obiettivo che si sta cercando di raggiungere è fornire il “corretto nutrimento” della mente e del corpo a tutti quei minori che diversamente, per motivazioni principalmente economiche, rimarrebbero esclusi dall’accesso al sistema di istruzione integrato zero-sei.

“Cambiare l’inizio della storia, è cambiare la storia”. (Nurturing Care Framework)

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