MamHabitat: l’avventura della diversità
di cooplanuovaarca
Due nuove volontarie raccontano il loro incontro con il progetto
“L’esperienza nel sociale mi ha cambiato la vita. In meglio, naturalmente”.
Così ci dicono due giovani volontarie residenti entrate da poco nella squadra di MamHabitat.
Diana e Gabriela, romane, entrambe venticinquenni raccontano il loro approccio con il progetto e quanto questo abbia rappresentato un valore aggiunto nelle loro vite.
“La strada del sociale ce l’ho sempre avuta dentro – racconta Gabriela – e di conseguenza ho scelto di studiare scienze del servizio sociale. Dopo un anno di servizio civile, iniziato a maggio 2021, e dopo una profonda trasformazione personale, sono capitata ad Arpj Tetto, una delle strutture partner del progetto MamHabitat, e quando si è prospettata la possibilità di diventare residente non ci ho pensato neanche un minuto.
Qui ho conosciuto tante persone e la mia vita si è arricchita di molte diversità, ma la grande scoperta è stata il mondo dei bambini con cui non mi ero mai confrontata e che mi ha aperto gli occhi su molte cose. Se sei rigida, ti costringono a scioglierti, a tirare fuori la creatività, la fantasia, a ridere e a instaurare rapporti che non sono mai scontati”.
Diana viene invece da studi di comunicazione e giornalismo, ma ha accettato la sfida del volontariato, come un elemento di novità. “Non avevo mai lavorato in questo settore ma mi ci sono tuffata volentieri, soprattutto dopo un anno di pandemia e di chiusure che mi hanno costretta a un isolamento forzato. Venire ad abitare qui ha rappresentato una nuova apertura, una scoperta e un incontro quotidiano con esperienze e persone nuove, storie di paesi lontani, colori e fragranze che non avevo mai conosciuto. Insomma una vera e propria avventura”.
Anche per lei l’incontro con i bambini è stato un incontro entusiasmante. “Uno dei ricordi più belli che ho è quello della notte del 24 dicembre. Abbiamo preparato tutti insieme il davanzale con latte e biscotti per sfamare Babbo Natale che sarebbe arrivato stanco e infreddolito. Non dimenticherò mai le espressioni eccitate dei bimbi e la loro felicità mentre la mattina del 25 scendevano di corsa le scale per scartare i regali sotto l’albero.
Contribuire a rendere felici dei bambini è per me una grande gioia. Inoltre qui si capisce come anche dei piccoli gesti quotidiani, che misurati con i parametri della società odierna sembrano insignificanti, possono invece cambiare la vita di qualcuno. Sia di chi riceve, sia di chi dà. E questa è una bella consapevolezza su cui tutti dovrebbero riflettere”.
Già, perché, come entrambe hanno concluso, “nell’aiutare gli altri sei costretto ad aiutare te stesso”.
Un’azione su due fronti che ha in sé la potenza di cambiare il mondo.
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