Rapporto Demopolis: “Quanto futuro perdiamo? Il ruolo della scuola e della comunità educante nel Paese”

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Nell’ultimo anno scolasticooltre 80 mila studenti non hanno maturato una frequenza a scuola sufficiente per poter essere scrutinati, cioè sono stati bocciati per troppe assenze.

Questo è uno dei dati emersi dal repot “Quanto futuro perdiamo? Il ruolo della scuola e della comunità educante nel Paese”, promosso dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e realizzato dall’Istituto Demopolis in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra il 20 novembre.

Per gli italiani, oggi i problemi della scuola riguardano soprattutto le strutture troppo vecchie (64%). Per il 58% i problemi sono relativi alla carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà, per il 56% dipendono dalla motivazione degli insegnanti. Ma anche per i fenomeni di abbandono e dispersione scolastica (53%).

I ragazzi, secondo gli italiani, abbandonano scuola soprattutto per la fragilità del contesto familiare di origine (74%) e per l’inadeguatezza della scuola rispetto a serie strategie di recupero (63%) e delle istituzioni locali nel prevenire o trattare il fenomeno (58%), ma anche per la vacuità del sistema di relazioni famiglia-scuola-istituzioni (57%). Solo per il 38%  l’abbandono scolastico è dovuto alla carenza di risorse specifiche e per il 26% per il contesto migratorio della famiglia di origine.

Importante anche il dato sulla dipendenza di bambini e ragazzi da smartphone e tablet (73%), che grava sui processi di apprendimento. Il 62% degli intervistati, pensando a bambini e ragazzi, ritiene preoccupante proprio lo scarso apprendimento scolastico.

Altro tema emerso riguarda il fenomeno delle baby gang. Secondo l’opinione pubblica, per il fenomeno della violenza giovanile servirebbe innanzi tutto un migliore controllo e una conoscenza maggiore dei genitori sulle vite dei figli (75%). Oltre la metà del campione sollecita anche una stretta legalitaria: un più efficace presidio delle forze dell’ordine (53%) e maggiore sorveglianza delle comunicazioni sui social e sulle chat da parte della Polizia Postale (52%). Poco meno di 6 su 10, per contrastare derive violente, suggeriscono la necessità che i minori possano avere accesso più esteso ad attività ricreative, sportive o ludiche fuori dalla scuola.

Diverse le opinioni dei professionisti del settore, che ritengono invece primario, per contrastare il fenomeno delle baby-gang, un accesso più esteso per i ragazzi ad attività ricreative, sportive o ludiche fuori dalla scuola e favorire il protagonismo dei minori a scuola e nelle attività socio-culturali.

La responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità: ne è oggi consapevole l’85% degli italiani. La convinzione, incrementata nel tempo, che non spetti solo alla scuola presidiare la crescita dei ragazzi è oggi diffusissima fra i cittadini, ma non lo era appena 4 anni fa.

Anche grazie ad un lavoro costante di sensibilizzazione e motivazione collettiva, questa fondamentale consapevolezza sul ruolo della comunità educante è cresciuta dal 46% del 2019 all’85% odierno.

Si è affermata nell’opinione pubblica la chiara distinzione tra povertà educativa e povertà economica, seppur le due si alimentano reciprocamente. Per il 67% degli italiani, infatti, la povertà educativa consiste maggiormente nel limitato accesso a opportunità di crescita, per il 57% nel disagio sociale intorno al minore, per 52% per i bassi apprendimenti scolastici e solo per il 12% consiste nella povertà materiale.

I benefici delle attività extrascolastiche sono ampiamente testimoniati dai genitori di ragazzi che possono sperimentarli: i bambini e gli adolescenti socializzano e maturano senso di comunità (63%), spirito di gruppo (62%), sicurezza personale ed autostima (58%). Imparano a rispettare le regole (56%), acquisiscono interesse per le cose (51%) e responsabilità personale (50%).

In questo contesto di bisogni disattesi, si conferma la centralità delle attività del Fondo e si dimostrano sostanziali gli interventi di contrasto alla povertà educativa minorile.

 

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