Il periodo di emergenza sanitaria visto dagli adolescenti: la testimonianza di Valentina (Liceo Pitagora Crotone)

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Il periodo di emergenza sanitaria ancora in corso sta avendo delle ripercussioni sulle vite di tutti i giorni ed, in particolar modo, su quelle dei nostri giovani costretti a rinunciare ad esperienze e libertà a cui erano abituati. Ci siamo posti più volte – e continuiamo a porci – la domanda su cosa provino gli adolescenti coinvolti dal progetto “L’Atelier Koinè” in questa situazione nuova e stravolgente.

Nei giorni scorsi ci sono arrivate le testimonianze di alcuni studenti del Liceo Classico Pitagora, una delle scuole partner di progetto sul territorio di Crotone, che vogliamo proporvi certi che la loro autenticità possa guidarci in sentimenti, emozioni e paure che spesso non riusciamo a cogliere.

I giovani sono il nostro futuro e dobbiamo imparare ad ascoltarli sempre e con molta attenzione perchè, spesso, anche le cose “non dette” possono comunicarci importanti messaggi.

La testimonianza di oggi è stata scritta da Valentina:

La scuola ai tempi del Covid: le nostre difficoltà, paure, emozioni, bisogni in questa nuova sfida educativa”.

All’inizio del primo lockdown avevo pensato che dopo due settimane a casa saremmo tornati subito a scuola, come se fosse stato un periodo di vacanza. Ovviamente la situazione era molto diversa da quella che pensavo, i casi aumentavano, le persone avevano paura, le uniche persone che uscivano di casa erano coloro che andavano a fare la spesa, altri la facevano online, c’era chi per trascorrere le infinite e interminabili giornate si allenava, faceva workout e chi non riusciva a far altro che pensare al futuro rientro “alla normalità”. Chi non pensava ad altro che al lavoro e al futuro dell’azienda, e chi come noi studenti cercava di studiare, per pensare il meno possibile alla mancanza degli amici, dei parenti, dei nonni, dimenticandoci di tutto ciò che ci circondava, fantasticando e perdendoci nei nostri mille pensieri.

Io ho vissuto questo periodo come un momento di riflessione, per capire chi fossero le persone che mi volevano veramente bene, per capire chi sono, perché nella mia vita ci sono sempre stati molti punti di domanda, ma è anche vero che mentre gli altri avevano qualcosa da fare, o un obbiettivo da raggiungere, io mi sentivo persa nel nulla, senza una meta.

Ho avuto molte delusioni e anche certezze, che sono andate a sfumare durante l’estate, quel periodo penso sia stato il buco nero che ha prosciugato le mie energie che mi ha fatto capire che nella vita non esistono certezze, l’unica costante è il cambiamento.

Ora mi ritrovo in un periodo dove cerco di capire la mia passione, ciò che mi fa sentire bene, quello che mi piace e non, cerco di capire tutto ciò che mi ha messo in confusione durante il lockdown e mi ha rattristato durante l’estate.

A volte mi metto sul mio letto con la musica nelle cuffie e sfogo tutto quello che ho dentro su un foglio, su un quaderno dove scrivo come mi sento … ho il bisogno di farlo così quando sarò un po’ più lucida e meno debole riuscirò a capire dove sbaglio e come riparare ai miei errori.

È dall’inizio della terza media che non aspettavo altro che andare al liceo, pensavo solo a quante amicizie avrei potuto fare, nuovi compagni, nuovi professori, nuovo ambiente, nuova scuola, tutto nuovo, una nuova avventura da vivere per ben cinque anni…

Sapevo che le persone che avrei conosciuto il primo giorno sarebbero stati i miei compagni di classe per cinque anni.

Iniziare il liceo così penso sia stato doloroso, ma ci ha fatto anche capire che nulla è scontato e che il palazzo della nostra vita lo dobbiamo costruire mattone per mattone; ci sarà sempre un lupo cattivo che verrà da fuori a cercare di distruggere il palazzo, e noi dovremmo cercare di farcela con le nostre forze.

I primi giorni di scuola sono stati differenti rispetto agli altri, ero catapultata in un nuovo mondo ma non mi sentivo così felice quanto mi aspettavo di esserlo, perché sapevo che sarebbe stato diverso, abbiamo visto i nostri compagni di classe solo al secondo giorno, e li abbiamo anche dovuti salutare perché sapevamo che con la didattica mista non ci saremmo più visti con la maggior parte di loro.

Iniziata la scuola avevo paura di non riuscire a fare amicizia con i miei compagni, di non riuscire a dare il meglio di me, come purtroppo sta succedendo, ma per fortuna ancora ho degli amici che mi rassicurano e che mi fanno capire di dare tempo al tempo.

Ora che siamo a casa, sembra strano dirlo ma stiamo approfondendo i rapporti più di quello che potessimo fare a scuola divisi in due gruppi.

Grazie anche alla mia famiglia, ma soprattutto grazie a mia sorella, ho capito di non mollare mai, anche quando tutto sta crollando; penso sia un momento difficile per tutti, siamo risultati tra le regioni più a rischio ma non perché ci siano troppi casi, ma perché le nostre strutture ospedaliere non riescono a offrire un servizio sanitario adatto al momento opportuno. Credo che tutto ciò ci farà riflettere, su che comportamento adottare nelle diverse situazioni , e che ci darà la spinta giusta per fare quel salto che ci permette di credere di più in noi e nelle nostre risorse.

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