#unodinoi | Raffaele, oltre il segno c’è di più

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Tra fumetti e calligrafia, Raffaele è “un cultore del segno”; lo abbiamo intervistato nei giorni scorsi ed è stato un viaggio tra cuore e testa molto interessante.
Perché hai accettato la sfida di ItaliaEducante?
Con la mia associazione, organizziamo da anni lezioni di fumetto e calligrafia e, naturalmente, chi si iscrive è perché è già un appassionato della cosa. L’idea di dover conquistare ragazzi, pre-adolescenti ed adolescenti, che di fumetto e calligrafia non ne sanno nulla, tecnicamente parlando, mi ha stimolato moltissimo, è stata una sfida con me stesso per capire quanto riuscissi a trasferire la mia passione così da agganciarli ed accenderla anche in loro. Sul fumetto è facile immaginare che sia più immediato attivare l’interesse, sulla calligrafia un po’ meno scontato… Eppure, è stato entusiasmante, anche su questo fronte, il ritorno che ho avuto. Una delle cose che mi ha colpito di più in una classe, è che, in una delle prime lezioni in cui avevo dato un esercizio calligrafico da eseguire, sono riusciti a concluderlo tutti bene (e non è così scontato!) ma, soprattutto, ho scoperto al termine che tra loro c’era un ragazzo certificato disgrafico che, come tutti gli altri, aveva portato a termine bene il compito! È stata un’emozione grande, per me e gli insegnanti. Ma anche un insegnamento importante.
Ciò che mi prefiggo sempre, in ogni laboratorio, è aiutare i ragazzi a trovare la loro scrittura, il loro proprio segno, quello in cui si rispecchiano di più. Il senso della calligrafia è anche questo: ritrovarsi in un segno preciso.
Qual è la più grande difficoltà che hai riscontrato nei ragazzi?
Sono due, principalmente. La prima è quella della paura del mettersi in gioco su un qualcosa che è nuovo o che viene considerato difficile. Non si fidano di loro stessi, c’è il censore interno che li condiziona profondamente e li blocca. Con i miei laboratori, cerco di scardinare il “non sei ancora bravo” che lavora in loro per aiutarli a tirare fuori le potenzialità che hanno, facendo leva sul positivo che c’è in ciascuno. La seconda grande difficoltà che riscontro è in relazione al tempo: la logica cui sono abituati del “tutto e subito” li condiziona molto e, naturalmente, li porta ad essere frettolosi, a far fatica a darsi del tempo per fare le cose bene. Il disegno e la calligrafia sono arti che richiedono tempo, molto tempo ed insegnano a non lasciare nulla al caso, facendo molto attenzione alla precisione del segno che si va a fare. È un esercizio importante di pazienza, quella del fumetto e della calligrafia. Per i ragazzi, è un lento riscoprire il valore dell’attesa nel creare un qualcosa che non esiste senza di loro perché nasce, a poco a poco, con loro e da loro. Quindi imparare a buttarsi senza aver paura a priori di non farcela e imparare a darsi il tempo necessario per fare le cose sono le due più importanti fragilità che riscontro nei ragazzi di oggi e che, con i miei laboratori, cerco di arginare.
Se fossi un fumetto, che fumetto saresti?
Difficile a dirsi… Ti direi il fumetto che non è ancora stato scritto!
E se fossi una lettera, che lettera saresti?
Non potrei mai essere nè la A nè la Z; mi sono sempre sentito un gregario… Potrei essere la M, massiccia, stabile, rassicurante.

#unodinoi è Raffaele Magnani, disegnatore

 

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