Farsi comunità educante all’Elba: riflessioni e prospettive
di L'isola che c'è
Perché chiedersi cosa voglia dire costruire comunità educanti? Non è già scontato che la comunità, la società educhi? Serve costruirla come tale? Non lo stiamo già facendo? Non siamo già di fatto comunità educante?
Un po’ è vero, un po’ no…. Un po’ è vero perché ad ogni livello esistono già soggetti che hanno a cuore l’educazione e sono deputati ad essa, così come all’istruzione o alla formazione: la scuola, ad esempio e in primis la famiglia, ma anche chi si occupa di sport, di cultura, di interventi sociali. Questo però non implica immediatamente che si abbia un’idea di educazione condivisa o che si abbiano le competenze per esserne esperti. Per lo meno non è scontato. Lo sappiamo: non ci si improvvisa insegnanti, docenti, formatori, né tanto meno genitori. Tanto meno non ci si improvvisa una comunità! Sia in biologia che in sociologia quando si dice comunità ci si riferisce a sistemi che condividono, in qualche modo intenzionalmente, fattori e condizioni fisico-chimiche ed ambientali costanti, che instaurano rapporti di reciprocità.
Essere sistema, diventarlo, non è facile: bisogna superare quella voglia di fare la “prima donna” che prende molte persone e molte organizzazioni; bisogna non cadere in atteggiamenti di autoreferenzialità, che impediscono di riconoscere altro e l’altro come indispensabile e non solo necessario o addirittura accessorio.
Posso essere un bravissimo e responsabile genitore, un’ottima formatrice, un insegnante o un animatore motivato e capace, per poi vedere la mia “opera educativa” rovinata…. perché gli amici, il contesto, quell’occasione…. hanno spazzato via, neutralizzato anni di intenzionali e progettati interventi.
Così, non siamo di fatto, automaticamente né educatori, né comunità educante.
EDUCARE è un’azione competente, collettiva, comunitaria e funziona solo se in tanti facciamo la nostra parte, in reciprocità, in convergente ed esplicita intenzionalità.
Educare è un atto politico, forse il primo che ne premette altri. È un atto generativo e possiamo dire che è alla base di ogni altra espressione che concorre, esprime, definisce e tutela la dimensione della vita comune, della polis, dei cittadini come dello stato.
Educare presuppone la certezza consapevole che sono le persone che contano. Quelle storiche, con i loro bisogni, i loro sogni, i loro diritti, le loro responsabilità da esprimere; con la loro intelligenza e le loro emozioni da tirar fuori; con le loro scelte, espressioni dei mondi interiori che le abitano.
Da loro si parte per raggiungere la capacità di scelta, di responsabilità, di cura, frutti dell’educazione, risultati di quei processi di “estrazione” dei tesori, delle possibilità che le persone stesse e le situazioni custodiscono.
È importante che a tutti i livelli, pubblico e privato, ci si preoccupi che una serie di servizi siano attivi ed efficienti; è importante fare tante attività perché le opportunità per ogni fascia di età siano varie e ricche. Ma un buon supermercato non esaurisce i bisogni delle persone di una comunità.
Per questo, mentre ci preoccupiamo di continuare ad assicurare servizi, spazi dedicati, attività varie, stiamo cercando di curare i processi che costituiscono una comunità che educa e che le assicurano continuità, stabilità.
Quando si dice processo si intende un divenire, un trasformarsi, un crescere, l’evolvere. Applicato alla comunità questo significa ampliamento delle connessioni, trasformazione di queste in reti, in alleanze, che si danno un metodo per mettersi a difesa degli stessi obiettivi, inventando strumenti per dare anima ad ogni livello e componente della comunità. Allora le reti dichiarano una finalità esplicita e una governance che le faccia esistere e sussistere. I soggetti della rete formulano patti educativi di comunità, costituiscono poli territoriali dove sono ottimizzate risorse e opportunità e si lavora con un metodo condiviso. Le parole chiave che muovono questi gangli vitali della comunità che educano sono progetto, animazione, integrazione, partecipazione.
sr Silvia Biglietti
responsabile progetto
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