PENSI-LINE: completate le installazioni grafiche nelle 12 fermate dell’autobus in Valsugana

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Nate da un percorso partecipato con il territorio – all’interno del progetto #FuoriCentro e grazie alla collaborazione di Comunità di Valle Valsugana e Tesino, amministrazioni comunali locali, Mart, Nettare e UISP – rappresentano un invito a riflettere sulla “comunità educante”. Circa 700 le persone coinvolte nella progettazione partecipata.

«L’essenziale è invisibile agli occhi» diceva Saint-Exupery nel Piccolo principe. E in questo periodo di distanziamento e chiusura ci stiamo rendendo conto che a mancarci sono proprio le piccole cose che davamo per scontato e quei luoghi minori di socializzazione cui non abbiamo mai prestato abbastanza attenzione. Prendiamo le pensiline delle fermate degli autobus. Zone di passaggio per eccellenza, dove nascono nuovi incontri, si rubano sguardi, si scambiano quattro chiacchiere e si aspetta insieme. Rappresentano un modo “invisibile” di coltivare anche i dettagli che compongono e raccontano una comunità. Nessun luogo tuttavia è anonimo e muto finché ci sono persone che quel luogo lo vivono e lo trasformano nello scenario delle loro relazioni.

Ed è partendo da queste riflessioni che il progetto PENSI-LINE ha lanciato una sfida alla comunità per rendere le pensiline delle autocorriere luoghi “riconoscibili” che raccontino qualcosa della vita delle persone che le usano quotidianamente. PENSI-LINE nasce all’interno del più ampio progetto pluriennale #Fuoricentro: coltiviamo le periferie ed è stato sostenuto dalla Comunità Valsugana e Tesino e dalle amministrazioni comunali di Borgo Valsugana, Castel Ivano e Roncegno Terme.

Con il 20 aprile scorso, le 12 pensiline coinvolte nel progetto sono state completate: Spera, Strigno, Ivano Fracena, Villa Agnedo (2), Borgo Valsugana (3), Marter, Scurelle, Olle e Roncegno Terme.

Partner del progetto anche NETTARE (Network Territorio Ambiente Ricerca Educazione) e UISP Trentino che hanno rispettivamente coordinato il processo di partecipazione della cittadinanza e di animazione dei luoghi. Azioni quest’ultime purtroppo ridimensionate dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria ma che hanno comunque permesso di stimolare i territori coinvolti. La scelta delle parole utilizzate per comporre le grafiche con cui sono state impreziosite le pensiline non è ad esempio casuale. È frutto di un processo partecipato con la cittadinanza che ha avuto modo di incontrarsi e riflettere sul concetto di “comunità educante”. E una comunità educante è una comunità che innanzitutto guarda le cose con occhi diversi e si attiva. Che pensa al territorio come a una scuola diffusa. Che genera fiducia. È una comunità che offre una bussola nella complessità del presente, a partire proprio dalla cura delle piccole cose.

A seguire il processo partecipativo e la gestione logistica anche Pamela Peretti, responsabile progettazione e manutenzione delle pensiline per Trentino Trasporti. “Le pensiline delle periferie – ha sottolineato la dott.ssa Pretti – continuano a essere luoghi di incontro, in particolare per i giovani che vanno a scuola, e non solo luoghi di attesa dell’autobus. Trentino Trasporti con le sue 600 pensiline rappresenta, da un certo punto di vista, una rete di socializzazione diffusa”.

Le installazioni grafiche sono state curate da Carlo Tamanini del MART – Museo di Arte Moderna e contemporanea di Trento e Rovereto: «Abbiamo scelto di utilizzare plastiche adesive riposizionabili e dunque in qualche modo effimere. Da una parte l’idea alla base è che le comunità nei prossimi anni potranno staccare e ricomporre le grafiche in modo totalmente diverso dando spazio alla creatività. Vogliamo che sia un’opera che continui nel tempo, che non sia statica. Che sia il principio di qualcosa piuttosto che l’esito. Dall’altra, basta poco per staccare una silhouette o una qualche lettera. É dunque un’installazione che rappresenta la delicatezza della convivenza, l’importanza del prendersi cura di un bene comune, di un angolo di comunità».

All’iniziativa, soprattutto, hanno partecipato scolaresche, associazioni e utenti dei social network. “Le persone coinvolte sono state tra le 600 e le 700. Abbiamo potuto raccogliere pareri per scegliere le parole e visto che non possiamo realizzare l’inaugurazione dal vivo, nelle prossime settimane pubblicheremo su Facebook i risultati del progetto e gli stimoli pervenuti dalle persone intervistate”, spiega Mirella Maturo, responsabile di #Fuoricentro.

Il passo successivo e finale del progetto sarà la realizzazione del Libro dell’attesa, un prodotto editoriale vero e proprio da lasciare nei luoghi in cui si “aspetta” (uffici pubblici, poste, sale d’aspetto, pediatri, etc) per veicolare nei bambini e nei ragazzi l’idea che la noia legata all’aspettare può trasformarsi in qualcosa di molto potente e creativo.

 

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