Flic in classe: una testimonianza

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La testimonianza di Luisa, educatrice di La Esse, all’avvio dei laboratori “FLIC in classe”.

Ed eccoci, dopo mesi, in classe.
Flic è un acronimo – raccontiamo alle ragazze e ai ragazzi di 10 anni (qualcuno ne ha già compiuti 11 – ogni lettera è l’iniziale di una parola. F sta per Futuro. L sta per Lavoro. In è una semplice preposizione semplice. C sta per Corso. Tutte insieme, queste quattro lettere, che schioccano in una sillaba, racchiudono che il Futuro è un Lavoro In Corso.

Tutte insieme queste quattro lettere racchiudono la nostra presenza tra i ragazzi e le ragazze di quinta elementare di quattro interi Istituti Comprensivi nell’Alta Padovana. Racchiudono la missione segreta che raccontiamo di star svolgendo, con gli insegnanti, i loro genitori e le loro famiglie, i presidi e le dirigenti, i comitati genitori, gli Assessori e le Amministrazioni, con chi abita e lavora nella porta a fianco e nella strada al di là del paese, chi aggrega i giovani, chi allena allo sport o alla musica.

La missione è che gli adulti attorno diventino bravissimi a fare in modo che i ragazzi e le ragazze possano compiere le proprie scelte nel modo migliore possibile; che possano essere consapevoli di sé e di ciò che gli sta attorno; che possano avere a disposizione più esperienze e punti di riferimento possibili per orientarsi e crescere. Anche dai 10 anni.

Ora, in classe: so che starò con 500 ragazzi e ragazze nell’arco di alcune settimane. E li rivedremo. E i colleghi e colleghe altrettanto. E stiamo in cerchio, usiamo colori e emozioni per mettersi nei panni di chi sceglie, usiamo il corpo e lo spazio per stare in gruppo, prendere il ritmo e conoscerci, chiamarci per nome e farci sentire dagli altri. Usiamo come non mai, vivere la classe in modo diverso: non ci sono banchi (e ciò affatica la mia capacità di associare i nomi alla posizione nello spazio), forse c’è l’astuccio, ci sono le mascherine, ci sono gli sguardi, ci sono i perché abbiamo provato un’emozione o un’altra, c’è l’immedesimarsi e l’immaginare i prossimi mesi. C’è un campetto da calcio dove andiamo a caccia dell’ombra, c’è un’aula magna appena sanificata che diventa la nostra zattera, c’è la parte asciutta di un giardino di sassi all’ombra di un pino che delimita fino a dove possiamo spingerci. C’è il sedersi per terra, lo sdraiarsi, il saltare, l’usare la voce anche di fronte a tutti i propri compagni, l’occupare lo spazio e il preferire una cosa o l’altra, il capire quali possono essere i propri talenti, che – tra di noi – diventano superpoteri.
E così, ricordando la formazione ad inizio progetto che suona con un accento piemontese, tengo presente quel ricordo da bambina al “che cosa vuoi fare da grande?”. Tengo presente che la risposta era mia, ma forse non solo. La mia risposta era anche smezzata con chi, più grande di me, mi ha permesso di vivere la passione per qualcosa in momenti emozionanti, competenti, possibili.

Siamo solo all’inizio. Siamo solo tre cooperative sociali da anni impegnate nelle Politiche Giovanili. Le azioni sono tante: saranno inclusive, sperimentali, esperienziali, a parità di genere; avranno il sapore di condivisione, collaborazione, scoperta e scambio. Le equipe saranno tante: quelle equipe che ci fanno frullare per la testa idee e stimoli. I partner sono tanti: quei partner e chi ha a cuore, per i prossimi quattro anni, estate e inverno, il mettersi in gioco perché… Il Futuro è un Lavoro In Corso.

 

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